Home Magazine Giorni di vinile 18 settembre 1970, muore ad appena 28 anni Jimi Hendrix

18 settembre 1970, muore ad appena 28 anni Jimi Hendrix

Il 24 novembre scorso è ricorso l’anniversario della morte di Freddy Mercury che aveva più volte confessato quanto Jimi Hendrix fosse tra i suoi musicisti simbolo.

«Jimi Hendrix è molto importante – disse –  È il mio idolo. In qualche modo, riassume, con la sua performance dal vivo, tutti gli aspetti del lavoro di una rock star. Non si può paragonare a nessuno. O hai la magia o non ce l’hai. Nessuno può eguagliarlo. Nessuno può prendere il suo posto.»

Proverbiale infatti è rimasto il perfezionismo di Hendrix che gli creò notevoli problemi di collaborazioni con altri musicisti e/o componenti le sue varie band. Le sue registrazioni venivano definite veri tour de force. Il chitarrista pretendeva quantitativi impensabili per l’epoca di sovra incisioni, chiedeva ai suoi musicisti di registrare più e più tracce dei brani affinché si arrivasse ad ottenere una perfetta alchimia. Si dice che per registrare “Gipsy Eyes” furono registrate ben 43 versioni diverse prima che Hendrix trovasse quella a suo dire, giusta.

Oltre a tutto questo, a farlo riconoscere nel panorama musicale mondiale e ricordare tuttora, era la sua ‘furiosa’ (com’è stata definita) attitudine chitarristica per la quale divenne un’icona incontrastata.

Nato a Seattle, negli Stati Uniti, morì a Londra dopo aver girovagato tanto. Un altro elemento infatti che ha contraddistinto la sua breve, seppur intensa vita, è l’essere errabondo e non solo geograficamente, ma anche musicalmente parlando. Fece parte di innumerevoli band, soprattutto agli inizi della sua carriera, ma non risparmiò neppure nel corso degli anni d’oro, lo scioglimento e la formazione di gruppi, preferendo il modello ‘power-trio’.

E proprio da Seattle, sua città natale, il primo ottobre prossimo (2019) partirà in sua memoria il noto “Experience Hendrix tour” che calcherà su 18 palchi lungo la East Coast statunitense.

C’è qualcosa di speciale nel suonare a Seattle – ha raccontato Janie Hendrix, la sorella e CEO del progetto musicale – la sua musica è come un faro che lo riporta sempre a Seattle, dove tutto ha avuto inizio. Anche i musicisti suonano più forte, come se stessero canalizzando l’atmosfera di Jimi

Davvero intensa questa descrizione che va comprendere a fondo il valore dell’Experience Hendrix, il progetto che da più di dieci anni, questo progetto vuole rendere omaggio al genio musicale di Hendrix riunendo insieme sul palco, i chitarristi più celebri. Tutto ebbe inizio nel 2000 come unica esperienza. Il risultato fu talmente esaltante che, da allora, ogni anno, in occasione dell’anniversario della morte del musicista, promuove il tour. Tra gli sponsor anche la Fender Musical Instruments, nota azienda produttrice delle chitarre ioniche Stratocaster utilizzate da Hendrix, dal particolare suono, definito, ‘gioioso’.

Ma di chitarre Jimi ne utilizzò molte, come effetti e amplificatori. In questo si può dire fu un pioniere, nessuno come lui, a quel tempo, aveva fatto altrettanto. Inoltre è cosa nota che oltre a produrre un suono inconfondibile attraverso le sue chitarre, fosse in sintonia maniacale con la strumentazione. Dicono, un tutt’uno.

Navigando nel web ho trovato questa chicca, una performance estratta da un film documentario che è stato pubblicato tre anni dopo la sua morte. Indimenticabile la Guild acustica a 12 corde.

Ma Seattle è ancora di più per gli appassionati fan di Hendrix, ma non solo. La città infatti ha omaggiato il suo celebre cittadino dedicandogli il parco che ora si chiama ‘Jimi Hendrix Park’. Lo spazio però non è semplicemente.. un’area verde. Il parco infatti è ispirato, come leggo e riporto, “alla musica e all’eredità di Jimi Hendrix. Il parco abbellirà Seattle, motiverà i giovani e gli altri a raggiungere musica e arte e rafforzerà l’impulso culturale di Emerald City, città natale di Jimi Hendrix

       

Il Jimi Hendrix Park si trova nel cuore del vivace distretto centrale di Seattle (2400 South Massachusetts Street), una fiorente comunità multiculturale ricca di eredità. Sarà il punto focale principale per eventi multiculturali, incontri e attività per la comunità

Per sostenere tutto questo è nata la ‘Jimi Hendrix Foundation’ che ha proprio tra i suoi obbiettivi quello di raccogliere fondi per sostenere lo sviluppo di Jimi Hendrix Park, coordinare il processo di progettazione, organizzare una programmazione innovativa e stimolante, garantire il raggiungimento degli obiettivi della comunità e supportare la manutenzione a lungo termine di Jimi Hendrix Park, come si legge sfogliando il sito della stessa Fondazione

https://www.jimihendrixparkfoundation.org/vision.php

Senza ripercorrere tutte le tappe del suo percorso musicale e del suo stile di vita, per cui spesso è stato definito un ‘visionario’, metterei l’accento su ciò che lo ha reso un punto di riferimento indiscusso. Ricordando solo che ancor prima del volo verso la celebrità, parecchi nomi di star già consolidate rimasero allibiti dalla sua anima geniale, come Eric Clapton, Jeff Beck, Paul Mc Cartney e Frank Zappa. Fu proprio quest’ultimo che lo istruì su ciò che poteva offrire un effetto di chitarra, nuovo in quel periodo, destinato a diventare più che famoso, il wah wah.

A questo proposito, celebre la sua performance nel giugno del 1968 al Festival di Monterey. La sua fu quella più acclamata. Hendrix suonò per 40 minuti (tra i brani anche ‘Hey Joe”, il pezzo  che il primo produttore di Hendrix, Chad Chandler volle lanciare nel ’66 come singolo di lancio). Al Monterey il chitarrista si esibì con la sua Fender Stratocaster in maniera inaudita, come mai nessuno aveva fatto prima

E al termine dell’esibizione diede alle fiamme la sua chitarra. Quello che ne rimase fu recuperato ed esposto all’Experience Music Project di Seattle.

Jimi Hendrix  è stato tra i principali esponenti dell’hard rock anni ’60 e i critici musicali sostengono che abbia anche contribuito allo sviluppo della heavy metal, che avvenne poi intorno ai primi anni ’70.

Secondo la classifica stilata nel 2011 dalla celebre rivista musicale  Rolling Stones, Jimi Hendrix è stato il più grande chitarrista di tutti i tempi. E ancora di lui si dice sia stato un innovatore del rock psichedelico e principale artista solista della musica rock. La sua fusione di elementi rock, psichedelia e blues, lo ha reso, come dicevo, uno dei ‘visionari’ della musica nera.

Un’altra sua esibizione passò alla storia, quella al Festival di Woodstock nel ’69. La sua partecipazione, programmata in chiusura della tre giorni, fu penalizzata da svariati accadimenti (dalle condizioni meteorologiche sfavorevoli ai problemi tecnici) che resero la performance di Hendrix e band, la ‘Gipsy Sun and Rainbows’, buona ma non eccellente, come la critica riporta. Una delle concause anche la poca armonia che stava regnando all’interno del gruppo.

Celebre l’esibizione del chitarrista su una variazione dell’Inno degli Stati Uniti su cui si accanì spasmodicamente infarcendola di elementi sonori che riproducevano quelli di bombardamenti e mitragliamenti, sirene di contraeree e rumori di battaglie (in riferimento alla guerra nel Vietnam) e tutto solo attraverso il suo solo strumento musicale.

Curioso il fatto che l’album “Band of Gipsy” prodotto nel 1970 è stato l’unico disco dal vivo di Hendrix e l’ultimo, inconsapevolmente, della sua carriera. Infatti se lo scioglimento della sua ennesima band, “Band of Gipsy” per l’appunto, avvenne il 28 gennaio 1970, Jimi Hendrix morì il 18 settembre dello stesso anno.

Fu trovato morto la mattina di quel giorno nell’appartamento in cui viveva in affitto al Samarkand Hotel di Londra in cui in quel momento si trovava anche la sua ragazza, Monika Dannemann. La stessa ha raccontato di come Hendrix sia soffocato da un improvviso conato di vomito causato da un cocktail di alcool e tranquillanti. Nonostante il tempo trascorso, comunque ancora rimangono oscuri punti e circostanze che hanno condotto il musicista alla morte.

Le sue spoglie sono conservate nel Greenwood Memorial Park di Renton a sud di Seattle, sua città natale. E sulla lapide è stata fatta incidere la sagoma della Fender Stratocaster, sua chitarra simbolo.

 

Tra le manifestazioni che si sono organizzate in sua memoria, c’è anche quella che si è svolta a Teramo, in Abruzzo, il 7 settembre scorso, intitolata ‘In name of Jimi”. Sul palco anche Leon Hendrix, il fratello di Hendrix.

Patrizia Santini

 

 

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