Home Magazine Giorni di vinile 22 dicembre 2014, muore Joe Cocker

22 dicembre 2014, muore Joe Cocker

Aveva 70 anni compiuti mesi prima, a Maggio, quando si è spento dopo aver a lungo combattuto contro un tumore ai polmoni. Si trovava nel suo ranch a Crawford, in Colorado, negli Stati Uniti, seppur inglese di nascita.

E’ stata una vita aspra, la sua, cadenzata dagli eccessi di alcol e droga che hanno fortemente penalizzato la sua carriera, arrivando addirittura a procurargli un blocco totale negli anni ’70.

Ricordato per la sua voce rauca, impregnata di rock tanto da provocare nell’ascoltatore solchi emotivi. Non poteva non arrivare al cuore, nonostante i suoi inizi furono anche contraddistinti da un virtuoso utilizzo di un cosiddetto ‘falsettone’.

Una buona parte della sua carriera si articolò su cover che portò a grandi livelli. Ad esempio il suo primo singolo pubblicato nel 1968, fu “I’ll Cry Instead” dei Beatles  

Ma la notorietà vera gli arriva lo stesso anno con un’altra cover di “With a Little Help from My Friends” dei Beatles.

In quegli anni si fece notare anche per la sua particola gestualità che accompagnava tutte le sue performance tanto che, invitato ad un celebre talk show statunitense, il “Saturday Night Live”, l’attore John Belushi gli propose un duetto mitico. Era il 1969

Negli anni ’70, come su detto, Joe Cocker subisce una pesante battuta d’arresto a causa del suo stile di vita malato di abusi di alcol e droga.

In uno sprazzo che illumina questo piatto grafico, il singolo “You’re so Beautiful” scritta da Billy Preston, Cocker ritorna ad emozionare il suo pubblico, ma dietro l’angolo, ad aspettarlo una forte crisi depressiva che diede il colpo di grazia alla sua carriera.

Dovettero passare quasi 10 anni prima che Joe Cocker tornasse a riprendersi la scena. Avvenne a metà anni ’80, precisamente nel 1986, con la celebre e celebrata “You can leave your hat on” colonna sonora del film ‘Nove settimane e mezzo’ e tappeto musicale di una di quelle scene che rimarranno per sempre nella storia del cinema. Tutt’ora riesce a colpire lo spettatore per il connubio tra la musica, la voce roca di Cocker, lo striptease di Kim Basinger e gli occhi ammaliati di Mickey Rourke.

Tre anni prima però aveva già colpito nel segno con il film ‘Ufficiale e Gentiluomo’. Per la pellicola infatti interpretò un altro pezzo da ’90, “Up where we belong” interpretato con Jennifer Warnes. Il brano fu premiato con l’oscar come Migliore Canzone.

E’ proprio in questi anni che Cocker e il nostro Zucchero si conoscono, allacciando una amicizia fortissima tanto che Fornaciari dichiarò che per lui il rocker inglese fu sua fonte di ispirazione e fu tanto forte il loro legame che gli dedicò “Nuovo, meraviglioso amico”

Zucchero soffrì molto la morte di cocker e sui social espresse il suo pensiero

Zucchero • Joe Cocker

Io devo molto a Joe Cocker. Mi ha ispirato all’inizio. Mi ha colpito il fatto che un bianco avesse queste influenze soul, che cantasse come un nero. Pensai: allora non solo i neri possono cantare soul, blues, rhythm’n’blues. Allora posso provarci anch’io.I owe a lot to Joe Cocker. He was an inspiration at the beginning. I was struck by the fact that a white man had these soul influences, and that he sang like a black man. I thought to myself, soul, blues and rhythm 'n' blues aren't reserved exclusively for black people, so I can try it too.

Pubblicato da Zucchero Fornaciari su Sabato 22 dicembre 2018

Tornando agli anni ’80, furono quelli gli anni d’oro di Cocker e quelli che in massima parte conosce il suo pubblico.

In quella scia arrivarono poi altri straordinari successi, uno per tutti “Unchain my heart”

Ma è lo stesso periodo in cui Eros Ramazzotti firmò una ballata per lui “That’s all I need to know”

Gli anni 2000 vedono l’uscita degli ultimi suoi due album, il primo “Hard Knoks” nel 2010 che presentò anche nell’unica tappa Italiana del suo tour autunnale europeo

Il secondo e ultimo album è uscito il 6 novembre 2012, “Fire It Up” a cui è seguito un tour mondiale che lo ha impegnato per tutto il 2013.

Poi la morte l’anno dopo, il 22 dicembre. Vorrei però chiudere con una curiosità, ricordandolo: Mentre il suo nome vero era John Robert Cocker, in arte divenne Joe Cocker e l’origine del soprannome ‘Joe’ alcuni familiari hanno raccontato che nacque da un gioco chiamato “Cowboy Joe” a cui amava giocare spessissimo.

Patrizia Santini

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