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4 gennaio 2015, la morte improvvisa di Pino Daniele ad appena 60 anni

60 anni li avrebbe compiuti il 19 marzo e la sua scomparsa, così repentina, improvvisa, inaspettata, ha lasciato il mondo della musica e il suo foltissimo pubblico esterrefatti.

La notizia è arrivata all’improvviso e la dinamica del suo decesso, come si ricorderà ha sollevato molte polemiche. Pino Daniele è morto d’infarto la notte tra il 4 e il 5 gennaio, dopo inutili tentativi di rianimazione a cui è stato sottoposto all’Ospedale Sant’Eugenio di Roma dove lo aveva trasportato la sua compagna a bordo della propria auto, dopo che il musicista aveva accusato il malore nella loro abitazione di Orbetello in provincia di Grosseto.

Si parlò di ‘gravi negligenze che avrebbero causato la sua morte”.

Una scomparsa che, come dicevo, ha provocato profondo sgomento nel mondo e, come era prevedibile che fosse, un’onda emotiva fortissima nella sua Napoli che ha risposto immediatamente in vari modi. Ad iniziare dal flash mob organizzato in Piazza del Plebiscito la sera del 6 gennaio. Presenti almeno centomila persone per cantare le sue canzoni

Due le tappe del suo funerale. La prima delle celebrazioni, si svolse il 7 gennaio al Santuario della Madonna del Divino Amore a Roma, la seconda, la sera, sempre in piazza del Plebiscito a Napoli, con una cerimonia officiata dal Cardinale della città, Crescenzio Sepe. Anche in quell’occasione non mancò la forte presenza dei suoi fan, erano almeno in 100 mila.

La città però non si è limitata a queste due immediate occasioni, infatti, come leggo e riporto  “dal 12 al 22 gennaio, l’urna contenente le ceneri del musicista, è stata esposta nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino, per consentire alla sua città di rendergli omaggio. L’urna è stata successivamente trasferita nel cimitero di Magliano, in Toscana, dove è stata tumulata.

Verso la fine di settembre 2015, sempre Napoli ha reso omaggio al cantautore dedicandogli una via presso le vicinanze della sua casa natale.

L’anno seguente, tra le altre manifestazioni di affetto e omaggio che gli sono state tributate, il 29 giugno (2016) si è inaugurato presso il Museo della pace – Mamt, un’esposizione permanente chiamata Pino Daniele Alive, dedicato al cantautore napoletano

Tre anni dopo la sua scomparsa, il 14 maggio 2018 esce un inedito, “Resta quel che resta”, un brano la cui prima strofa richiama immancabilmente la sua scomparsa

Quando qualcuno se ne va
Resta l’amore intorno
I baci non hanno più
Quel sapore eterno
Resta quel che resta

Il 6 giugno successivo, un altro evento fortemente emotivo, ha riempito l’aria di Napoli di musica e delle canzoni di Pino Daniele che infatti fu ricordato in uno straordinario concerto allo Stadio San Paolo e che ha visto la presenza di grandi star.

Ovviamente nel tempo tante le dimostrazioni di amore da parte della famiglia, in particolare della figlia Sara che lo scorso anno sul suo profilo Instagram scrisse questo post:

Passano gli anni ma quello che hai lasciato ad ognuno di noi è sempre presente. Più cresco, e più realizzo e apprezzo l’uomo meraviglioso che sei stato sia come persona, che come padre”, scrive ancora la figlia del grande musicista e cantautore napoletano. “Grazie perché tutto quello che mi hai detto e insegnato, lo porto nel mio cuore tutti i giorni. Spesso la gente mi chiede come si fa a gestire un lutto, la risposta è: non si fa, si va avanti. Ed io vado avanti a testa alta sempre, proprio come facevi tu. Ti amo

E ancora l’8 giugno dello scorso anno (2019) è stata pubblicata una raccolta dedicata a lui “Le corde dell’anima. Studio &Live”. 2cd, 40 pagine di musica e racconti scritti da John Vignola, giornalista e critico musicale nonché conduttore radiofonico e da fotografie di Luciano Viti, straordinario fotografo musicale molto legato a Pino Daniele.

Tornando alla raccolta “Le corde dell’anima – Studio & live”, nelle canzoni che compongono questo box ci sono le testimonianze ultime di un viaggio che avrebbe potuto riservare ancora qualche sorpresa – come racconta John Vignola -. Non solo perché, nella fascinazione per armonie sacre o nel ritorno all’essenza dei proprio suoni, Pino Daniele continuava a dimostrare una curiosità che non si era ancora risolta del tutto, ma anche perché le celebrazioni di Nero a metà sembravano rilanciare le storie di ieri, farle risuonare in un oggi molto più disordinato, ma non così inaccogliente. Invece, la storia si chiude qui e in qualche modo rimane, più che un rimpianto, la consapevolezza che la lezione di Pino sia insostituibile, come del resto è lui, nella migliore storia della musica italiana“. A seguire un estratto

Patrizia Santini

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