Home Magazine Giorni di vinile 8 dicembre 1980, la morte di John Lennon

8 dicembre 1980, la morte di John Lennon

…che avvenne per mano di Mark David Chapman, un 25enne fan squilibrato (già guardia di sicurezza ad Honolulu, nelle Hawaii) che gli sparò 4 colpi di pistola nell’ingresso del Dakota Building, sua residenza newyorkese.
«Il dolore più grande è non essere desiderati, renderti conto che i tuoi genitori non hanno bisogno di te quando tu hai bisogno di loro. Quando ero bambino ho vissuto momenti in cui non volevo vedere la bruttezza, non volevo vedere di non essere voluto. Questa mancanza di amore è entrata nei miei occhi e nella mia mente. Non sono mai stato veramente desiderato. L’unico motivo per cui sono diventato una star è la mia repressione. Nulla mi avrebbe portato a questo se fossi stato “normale”.» (John Lennon, 1971)
E’ così che lo straordinario artista descriveva se stesso attraverso un’infanzia e una adolescenza piena di ‘strappi’. Forse attraverso questa considerazione si potrebbe credere che sulla seconda e ultima moglie, Yoko Ono abbia riversato o ritrovato tutto ciò che cercava o di cui si sentiva esserne stato privato. Di certo, quello per l’artista giapponese, è stato un Amore Grande e totalizzante nonostante una separazione vissuta tra il 1973 e il 1975. Una relazione che fu una Svolta nella sua vita sotto ogni punto di vista, professionale e personale. Cambiò addirittura il suo nome, che riprendendo il suo originale John Winston Lennon aggiunse quello della moglie e divenne legalmente John Winston Ono Lennon, dando addirittura a lei la precedenza del cognome, sul proprio.
Si conobbero nel ’66 nel corso di una mostra in cui la Ono stava esponendo alcune sue opere. Si sposarono il 20 marzo 1969. Lennon citò la Ono in molte delle sue canzoni. Quando era ancora nei Beatles scrisse “The Ballad of John and Yoko” e la menzionò implicitamente in Julia, una canzone dedicata alla madre, oltre che in altri brani.

Fu proprio insieme a lei che si aprì all’attivismo politico e al pacifismo. Questo gli causò problemi con le autorità statunitensi che spiarono a lungo tutte le sue attività e quelle della moglie considerandolo un sovversivo e rifiutandogli più volte la Green Card, quel documento che consente di vivere e lavorare negli Stati Uniti, senza alcun vincolo. Come la storia ricorda Yoko Ono fu uno dei motivi di forte contrasto che portarono nel ’70 allo scioglimento dei Fab Four. Tanto più che già dal 1968 John lavorava sempre più spesso con Yoko.
E nel 1971 è la data ufficiale dell’inizio della sua carriera come solista, baciata da un successo ad oggi ancora indimenticabile e divenuto inno internazionale del pacifismo, “Imagine”. Fu un trionfo.

«Immagina che non esistano le nazioni
non è difficile
niente per cui uccidere o morire
e nessuna religione.» John Lennon

Sarebbe davvero complicato ricordare tutti i successi che ha firmato e che continuano a rimanere indissolubilmente legati alla vita di tutti noi.
Posso invece sottolineare che Lennon secondo la rivista Rolling Stones è al 5° posto nella lista dei 100 migliori cantanti e al 55esimo posto in quella dei 100 migliori chitarristi.
E poi arrivò quella tragica sera, a conclusione di una intensa giornata di lavoro e pubbliche relazioni. La mattina infatti fu impegnata da una sessione fotografica, dietro la macchina fotografica la celebre Annie Leibovitz che lasciò l’appartamento della coppia alle 15.30. Ad attendere John un’intervista, che risulterà essere l’ultima, ad un dj di RKO Radio Network. Alle 17.40 John e Yoko invece lasciarono insieme l’abitazione per recarsi ai Record Plant Studios dove avrebbero lavorato al missaggio di “Walking in thin Ice” della Ono. Quando uscirono dagli studios, come d’abitudine, una folla di fan stava attendendo Lennon per le consuete fotografie e autografi. Tra loro, come molte immagini dell’epoca riportano, c’era anche David Chapman e da lì a poche ore lo avrebbe ucciso a colpi di pistola. In quell’occasione invece lo avvicinò e, si racconta, in assoluto silenzio gli porse la sua copia di “Double Fantasy” per un autografo.

Le indagini rilevarono che l’uomo aveva già maturato l’intenzione di agire criminosamente nei confronti dell’ex Beatles e che, quel pomeriggio, si appostò anche sotto l’appartamento in cui risiedeva la famiglia Lennon (il musicista, la moglie e il loro figlio Sean di 5 anni) e addirittura si dice che abbia avvicinato il piccolo con una scusa qualsiasi.
Prima di recarsi a cena al ristorante, Lennon e Yoko Ono avevano voluto passare da casa, al Dakota Building appunto, per dare la buonanotte al piccolo e Chapman era lì sotto ad attenderli. Quando intorno alle 22.50 la coppia rientrò, il 26enne era lì ad attenderli ed è allora che esplose i 5 colpi di pistola.
L’esplosione del dolore, della sorpresa e della devastazione collettiva che ha seguito la morte di Lennon ha avuto la stessa risonanza ed intensità della reazione all’uccisione di una figura di statura mondiale: un politico audace e popolare come John o Robert Kennedy, o un leader spirituale, come Martin Luther King. Ma Lennon era una creatura di poetica metafora politica, e la sua coscienza spirituale era diretta verso l’interno, come un modo per nutrire ed ampliare la propria forza creativa. Ecco cosa ha creato sconcerto, e fatto la differenza, lo shock della perdita della sua immaginazione, delle tracce penetranti e pervasive del suo genio, ed è stata proprio la perdita di tutto ciò, in modo così brusco e terribile, che è stata pianta la scorsa settimana in tutto il mondo” Jay Cocks, Time, 22 dicembre 1980

Dopo il tragico evento “Double Fantasy” balzò al primo posto in classifica sia negli Stati Uniti e in Inghilterra e tornarono in voga molti dei dischi precedenti. A seguire uno dei successi inclusi nell’album


A questo proposito, a 38 anni dalla morte dell’indimenticabile artista, proprio questo album, “Double fantasy” autografato da John Lennon a Mark David Chapman, è in vendita per 1,35 milioni di dollari (circa 1,27 milioni di euro) presso la casa d’aste californiana Moments in Time (come avevamo già scritto tempo fa).

Il corpo di John Lennon fu cremato e le sue ceneri consegnate alla moglie. Innumerevoli gli attestati di stima da parte di istituzioni e ammiratori in ogni parte del mondo. Tra queste, nel 1985 New York gli dedicò una zona di Central Park, quella direttamente davanti al Dakota dove risiedeva l’artista e dove fu colpito a morte, intitolandola “Strawberry Fields Memorial”. Ancora oggi i suoi fan si recano in questa zona per portare candele o fiori.
Chiudo con un altro omaggio, quello che gli riservarono i Queen. La band, esattamente la sera della sua morte si stavano esibendo alla Wembley Arena di Londra, quando li raggiunse la tragica notizia. Omaggiarono John Lennon, nell’esibizione del giorno dopo, con una versione della sua “Image”

Patrizia Santini

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