Home Magazine Giorni di vinile 9 settembre 1998, muore Lucio Battisti

9 settembre 1998, muore Lucio Battisti

Dopo il primo ricovero ospedaliero di cui la stampa è a conoscenza, tra il 29 e il 30 agosto dello stesso anno, Lucio Battisti muore ad appena 55 anni nell’ospedale San Paolo di Milano. La famiglia prima non permise alcuna diffusione di bollettini medici come anche le cause della morte non sono mai state comunicate ufficialmente.

Anche i funerali di quello che ancora oggi è considerato uno dei musicisti italiani più influenti di tutti i tempi, furono celebrati in forma riservatissima. Presenti solo 20 persone tra cui Mogol.

E proprio a Mogol, è dato ampio spazio, nel docufilm “Io tu noi…Lucio” curato da Giorgio Verdelli è che andrà in onda su Rai2 giovedì prossimo 10 settembre, in prima serata. All’interno di questo cortometraggio sono presenti amici, colleghi, musicisti, collaboratori, tutti, tanti per ricordare parole e musica che hanno non solo stravolto il panorama musicale di allora, ma lo hanno travolto per arrivare intatte ai giorni nostri.

Come tutti ricorderanno, Battisti. Mogol fu una delle coppie musicali di maggiore fascino negli anni ’60 e ’70. Un binomio che riuscì a scrivere e interpretare brani che sono riusciti a scavalcare gli anni senza colpo ferire, rimanendo intatti nell’animo, nelle emozioni evocate e nell’attualità dei temi trattati. Un sodalizio che si ruppe amaramente

«Il nostro rapporto è il rapporto di due persone di questo tempo che dopo tanti anni di lavoro assieme […] improvvisamente, per divergenze di interessi, si sono messi ognuno su una sua rotaia, su una sua strada, per cui adesso da quattro o cinque anni a questa parte ci vediamo al massimo un mese all’anno. […] È l’esperienza di due persone che stanno diventando completamente diverse.» Lucio Battisti, 18 maggio 1979
Come è nota la politica protezionista che ha messo in atto la vedova dell’indimenticato Lucio, Grazia Letizia Veronese, che non permise pubblicazioni di album e video e altre autorizzazioni all’utilizzo delle immagini del musicista. Decisioni che non videro mai un cambio di rotta e che sollevarono un vespaio di polemiche nel mondo dei suoi milioni di fan. Leggo e riporto anche questo ulteriore fatto “Il 6 settembre 2013, pochi giorni dopo la sentenza della Corte di Appello di Milano  che ha dato ragione al comune di Molteno, condannando gli eredi dell’artista a versare al comune brianzolo circa 50.000 euro, la salma viene traslata dal cimitero del piccolo comune lecchese per essere trasferita a quello di San Benedetto del Tronto (residenza della vedova) dove, il 9 settembre 2013, quindici anni esatti dalla morte, viene cremata e le ceneri conservate dalla famiglia. Nel comune brianzolo rimane la villa di famiglia e la cappella, oramai vuota.

A dimostrazione di quanto l’arte di Lucio Battisti fosse penetrata nella vita quotidiana degli italiani, il 27 febbraio 1997 (un anno prima della sua morte) fu dato il suo nome ad un asteroide appena scoperto “9115 Battisti”

9115 Battisti è un asteroide della fascia principale. Scoperto nel 1997, presenta un’orbita caratterizzata da un semiasse maggiore pari a 2,3957976 UA e da un’eccentricità di 0,0892050, inclinata di 5,16428° rispetto all’eclittica

Lo scorso anno (2018) invece, il 14 settembre, per celebrare i vent’anni dalla scomparsa, la Sony Music ha pubblicato per la prima volta tutti gli album originali, in edizione limitata numerata, in formato vinyl replica,  rimasterizzati dai nastri originali.

La buona notizia è che il prossimo 25 settembre uscirà “Lucio Battisti-Rarities” un cofanetto contenente tanti pezzi dell’indimenticato musicista e che, come ‘canta’ il sottotitolo, sono piccole rarità, come alcune versioni alternative di pezzi famosi, side B e altro ancora. Il cofanetto sarà disponibile sia in versione CD che in formato vinile, in LP. Ognu di queste versioni vedrà un commento ad ogni pezzo.

Lucio Battisti era nato a Poggio Bustone in provincia di Rieti, il 5 marzo 1943. Non fu semplice per lui convincere la famiglia a lasciargli tentare la strada della musica, ma insieme giunsero ad una sorta di compromesso. Lucio si impegnava a terminare gli studi, quindi a diplomarsi a patto che il padre poi firmasse l’esenzione al servizio militare e gli concedesse i due anni previsti per provare a farcela. Patto accettato.

Forse invece non tutti sanno come è avvenuto l’incontro con Mogol e chi lo ha facilitato. Era il giorno di San Valentino, il 14 febbraio del 1965 quando riuscì ad incontrare il discografico Franco Crepax. Presente al provino anche l’editrice musicale di origine francese Christine Leorux, una cacciatrice di talenti che in Lucio percepì subito il talento. Fu lei a metterlo in contatto con Giulio Rapetti, più noto con lo pseudonimo, Mogol. Anche se non fu subito ‘amore a prima vista’ tra i due, già dall’anno seguente si aprirono le porte alla lunga e prolifica collaborazione. Anzi f lo stesso Mogol a spingere Battisti ad interpretare le proprie canzoni, anziché passarle ad altri cantanti.

Come per esempio accadde per “Adesso sì” che portò al successo Sergio Endrigo, oppure “Dolce di giorno” dai Dik Dik e “Per una lira” dai Ribelli

Insieme firmarono canzoni indimenticabili, come “29 settembre” e “Nel cuore nell’anima” per l’Equipe 84. Il suo primo vero successo personale invece arriva con “Balla Linda” che portò nello stesso anno (1968) al Cantagiro e che fu dalla critica già considerata di stampo sperimentale

Una delle caratteristiche proprio di Battisti infatti è stata la sperimentazione, la voglia di provare altre strade, conoscere ritmi e sonorità, proprio i motivi che crearono la frattura tra lui e Mogol.

Un talento, quello di Battisti, che fu riconosciuto nientemeno che dai produttori dei Beatles che lo avvicinarono in occasione di un suo viaggio a Londra. Erano pronti ad investire un cifra considerevole su di lui per poterlo lanciare sul mercato americano, ma Battisti li spiazzò rinunciando. Secondo lui, la percentuale sugli introiti che i produttori avrebbero tenuto per sé, il 25%, era troppo elevata.

Curiosamente, una questione del genere interessò anche il rapporto tra lui e Mogol. Infatti forse la causa occasionale che fece precipitare una situazione già silenziosamente in essere, fu una questione di percentuali.

Era il 1980, all’alba della pubblicazione dell’album “Una giornata uggiosa”, l’ultimo del sodalizio. Alla radice della questione, i diritti di autore. Leggo e riporto “Gli introiti infatti andavano per un quarto a Battisti e un quarto a Mogol mentre il rimanente spettava alla società editoriale, la edizioni Acqua azzurra; all’interno di essa, però, Battisti aveva una quota del 40% mentre Mogol controllava appena il 10%. Mogol non era d’accordo con tale ripartizione (più che per questioni economiche, per questione di principio) e voleva cambiare le quote azionarie della società, ma da Battisti ricevette solo il silenzio”

Peccato, perché l’album contenente anche “Con il nastro rosa” fu il 5° album più venduto in quel 1980.

 

Anche il suo ritiro dalle scene è cosa pubblica, ma sulla data ci sono alcune discrepanze. C’è chi fissa questa decisione, molto sofferta da parte del pubblico al febbraio 1980, chi addirittura due anni dopo.

Da allora, siamo a metà degli anni ’80, parlerà solo attraverso la sua musica mentre ha inizio una nuova collaborazione. Prima con la moglie, Grazia Letizia Veronese, poi con il poeta Pasquale Panella.

Sei gli album che questa fase produsse, ma che hanno fortemente diviso pubblico e critica in egual maniera. Sotto accusa la svolta sperimentale impressa da Battisti, molto lontana da quelle tanto amate radici che avevano fatto di lui un genio da tutti riconosciuto nel panorama musicale italiano e non solo.

E anche oggi, in effetti, Lucio Battisti rimane nel ricordo universale soprattutto e unitamente a tutti i successi precedenti alla sua ultima fase creativa, spezzata, interrotta da una morte precoce.

E lo è così fortemente che ispira sempre qualche artista a ricordarlo. In questo caso è un gruppo di 20 giovani artisti di Velletri (colline romane) che all’interno del progetto “A distanza di una nota” e in tempi di lockdown, hanno desiderato omaggiarlo producendo in collettivo uno dei suoi più amati successi, “I Giardini di Marzo”. Il video clip è stato girato in parte anche all’interno della Casa delle Cultura e della Musica.

Vorrei chiudere l’onda dei ricordi, descrivendo un Lucio Battisti molto più privato nei suoi interessi, sempre artista quando impugna un pennello per dipingere, o più fisico quando si presta alle sue abilità di giardiniere e idraulico. Da elettrotecnico qual’era di formazione scolastica, amava anche smontare vecchie radio. Inoltre amava molto il cinema e adorava Totò, Franco e Ciccio. A raccontare un curioso aneddoto fu un ingegnere del suono, Gaetano Ria. Insieme erano al lavoro in studio quando Battisti gli chiese di fermare le registrazioni per andare insieme a vedere una rassegna dei primi film di Totò.

Patrizia Santini

 

 

 

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