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Buon Compleanno Eugenio Finardi

Compi 68 anni oggi, 16 luglio, uno dei più importanti musicisti italiani, che oltre ad essere cantautore e compositore è anche un ottimo polistrumentista. Alla radice ottime basi che già da giovanissimo ha curato e cercato di sviluppare nelle direzioni migliori. Di certo i genitori sono stati un buon bozzolo dove far crescere la sua creatività, infatti il papà di Eugenio era un tecnico del suono e la mamma cantante ed insegnante lirica. Nato a Milano da padre bergamasco e madre statunitense, ha vissuto tra Milano appunto e Boston dove oltre ad aver studiato l’inglese (vero passepartout per qualsiasi attività si voglia intraprendere) ha anche gettato le basi di una passione, quella teatrale che ha solo recentemente sviluppato davvero.

Ma ancor prima di riarrotolare lo ‘spartito’ e arrivare appunto alle origini della sua carriera pluriennale (lunga ormai 44 anni), parliamo subito delle novità che lo riguardano e che sono direttamente proporzionali al periodo difficile che stiamo attraversando.

Il singolo “Milano Chiama”, infatti, è nata in maniera embrionale poco prima del lockdown. A gettare le basi del pezzo, lui Giuvazza Maggiore, il suo arrangiatore e produttore. Poi la pandemia ha congelato tutto e tra una difficoltà e l’altra nel coordinare i lavori e le registrazioni, con l’ormai metodo dell’ “home production”, è nato il brano, uscito su tutte le piattaforme in streaming e digital dowload (visto che terminologia super tecnologica?.. una volta si diceva più semplicemente: lo potete trovare in tutti i negozi di dischi…).

E’ lo stesso Finardi ha raccontare il senso di questa sua nuova creatura

Mai come in questo momento siamo costretti a restare in quiete, ascoltando questo oceano di silenzio, soli. Questo brano è un canto di battaglia e di speranza per ripartire con ancora più forza e lottare perché tutto non sia mai più come prima!”

Che grinta, questo pezzo, proprio com’è nelle sue.. corde.. giocando con le parole, visto anche il suo essere ottimo chitarrista.

Ed ora sì, come back, soprattutto per i più giovani che non conoscono a fondo lo spessore di un artista come lui. “Diamo a Cesare quel che è di Cesare”, tornando ai detti popolari.

Si può dire che la sua carriera ha avuto il suo vero inizio quando ha preso la decisione di non vagabondare più tra l’Italia e gli Stati Uniti, ma rimanendo in pianta stabile in Italia. Questo ha dato dei frutti, perché ne è nata “Dolce Italia

Per lui ha inizio quel periodo passato da tanti, di formare band più o meno interessanti. A lui capitò di muoversi in quella Milano, che non era ancora la ‘Milano da bere’, ma una Milano rock indipendente, con personaggi con un giovane chitarrista italo brasiliano di nome.. Alberto Camerini (che divenne lui stesso un personaggio importante nella musica italiana di quel periodo) e il giovane batterista Walter Calloni. Con loro nacque la rock band Il Pacco.

Il primo 45 giri “Spacey Stacey” uscì nel 1973 dpo aver firmato con l’etichetta discografica di Battisti e Mogol Numero Uno. In questa fase ancora si esprimeva in inglese e forte era l’influenza della scuola americana.

Due anni dopo invece, era il 1975, la decisione di passare alla lingua italiana, anche per dare più spessore e comprensibilità ai suoi testi, mai banali. Questo avvenne con il cambio di casa discografica. Dalla Numero Uno passò alla Cramps e sotto questi colori pubblicò il primo album “Non gettate alcun oggetto dai finestrini” che conteneva la cover di “Saluteremo il Sig. padrone

Ma il primo vero successo arrivò l’anno seguente. Nel 1976 uscì l’LP “Sugo” che conteneva pezzi diventati storici e manifesto di una generazione, indimenticabili. “La Radio” (era proprio il tempo della nascita delle radio libere in FM) e “Musica Ribelle”.

Nel 1978 poi arriva “Blitz” che contiene un altro pezzo rimasto nella storia della musica italiana, “Extraterrestre”

Dopo di che è storia, gli anni ’80 sono anni di grandi collaborazioni e anche della prima partecipazione a Sanremo con “Vorrei Svegliarti”. Era il 1985

Nel 1983, invece, pubblico un album “Dal Blu” che volle dedicare alla figlia Elettra, nata l’anno prima, affetta dalla sindrome di Down. L’album conteneva altri pezzi celebri come “Le ragazze di Osaka” poi reinterpretata con Rossana Casale e “Amore diverso”.

La disabilità della piccola ha inciso anche, naturalmente, sulla vita dell’artista e sulla sua sensibilità tanto da iniziare ad appoggiare le associazioni di volontariato specifiche e scrisse anche la prefazione al libro “Come pinguini nel deserto”, una raccolta di esperienze di genitori di bambini down. Eugenio e la moglie avevano già un figlio, Emanuele.

A metà degli anni ’80 però Eugenio Finardi entrò in contrasto con le tendenze del periodo, quelle commerciali e di conseguenza anche con il business musicale. Questa situazione di stallo gli fece decidere di tornare negli Sati Uniti, almeno per un certo periodo.  Che poi non fu così lungo, solo sei mesi. Al suo ritorno, quasi a voler risostenere la prima tesi, il suo primo rientro in terra italiana, rilavorò sul brano “Dolce Italia” che pubblicò nel 1987.

E poi è ancora..storia.

In apertura ho citato il teatro e la preparazione teatrale che studiò da giovane a Boston. Questa passione probabilmente lo ha riportato a calcare le tavole del palcoscenico non con un concerto vero e proprio, né con una pièce teatrale, ma con un progetto (che oggi viene utilizzato spesso dagli artisti) che porta a una performance fatta di musica, racconti, confessioni, monologhi. La prima di “Suono” andò in scena nel 2008 al Teatro dei Filodrammatici di Milano

Come su detto nel 2016 Eugenio Finardi ha festeggiato alla grande i suoi primi 40 anni di carriera e per far sì che fosse indimenticabile ha costellato l’anno di eventi che ha intitolato i “40 anni di Musica Ribelle”. In breve, come riporto testualmente, “un grande progetto volto a recuperare il senso di un atteggiamento artistico ed esistenziale, nato dal casuale ritrovamento dell’archivio Cramps con i nastri originali dei primi 5 album di Eugenio Finardi ma anche immagini inedite e testimonianze da cui traspare una visione unica del futuro che si riflette in un sound irripetibile. Prendono così vita dall’inizio dell’anno una serie di progetti ispirati alla Musica Ribelle come spirito indomito che ha caratterizzato tutta la carriera di Finardi.”

Concludo con una nota sentimentale. Intanto lo ringrazio perché è stato uno dei rarissimi artisti al mondo ad aver dedicato una canzone al nome di Patrizia. E questo in effetti si è rivelato per lui un fil rouge della sua vita. Il singolo “Patrizia” uscito nel 1981 lo aveva dedicato a quella ragazza conosciuta poco tempo prima e poi diventata sua moglie, oggi un’affermata designer di interni. Con lei ha avuto due figli. Ma la vita ci riserva sempre delle sorprese. Nel tempo a causa di una crisi coniugale non superata la coppia si è separata. Curioso il fatto che Finardi si è legato poi ad un’altra donna che di nome si chiama…Patrizia e che ha sposato nel 2000!

Da lei, nel 1999,  Eugenio Finardi ha avuto una figlia, Francesca.

Patrizia Santini

 

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