Home Magazine Giorni di vinile Modena, 6 settembre 2007. Si è spento Luciano Pavarotti

Modena, 6 settembre 2007. Si è spento Luciano Pavarotti

“Nella vita ho avuto tutto, davvero tutto. Se mi venisse tolto tutto, con Dio siamo pari e patta” Luciano Pavarotti

Nato a Modena il 12 ottobre 1935, se ne è andato sempre nella sua cara città, a 72 anni, dopo aver lottato a lungo contro il tumore al pancreas per il quale era stato operato nel 2006. Accanto a lui le persone che più amava, la seconda moglie, Nicoletta Mantovani e la piccola Alice, Lorenza, Cristina e Giuliana, avute invece dalla prima moglie Adua Veroni.

E proprio la sua città natale, che lo ha sempre amato ed acclamato, onorata di averlo fra i suoi cittadini, ha in programma un nutrito calendario di manifestazioni per celebrare il suo ricordo a 13 anni dalla sua scomparsa. Una serie di appuntamenti, il primo dei quali ieri sera 5 settembre presso il Teatro Comunale a lui dedicato dove è stata eseguita la Messa di Requiem di Gaetano Donizzetti.

Oggi, giorno della sua scomparsa, sarà la volta di “Pavarotti & Friends-Jam Session 2020” serata promossa dalla Fondazione Luciano Pavarotti, alla Casa Museo del celebre Maestro. Si esibiranno Arisa, Giovanni Caccamo e Lorenzo Licitra oltre a giovani promesse del bel canto. Tra i numerosi eventi (il calendario si chiuderà a fine ottobre), una serata si svolgerà nel giorno della nascita del tenore, il 12 ottobre, e un appuntamento ormai fisso al Teatro Comunale il 14-16 e 18 ottobre con una nuova produzione de La Traviata di Verdi per proseguire con il progetto che propone le opere interpretate da Luciano Pavarotti in ordine di debutto. Questo è il terzo titolo in programma.

Senza dimenticare il notevole successo (negli Stati Uniti è stato il secondo documentario più visto degli ultimi 5 anni) del docufilm “Pavarotti”, sulla figura del Maestro, firmato dal regista Ron Howard. Il primo teaser trailer del film viene diffuso il 10 febbraio dello scorso anno (2019) durante la 61esima edizione dei Grammy Awards

https://www.badtaste.it/video/pavarotti-ecco-il-trailer-e-il-poster-del-documentario-sul-tenore-italiano-diretto-da-ron-howard/366383/

Il documentario è stato distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi a partire dal 7 giugno 2019; in Italia nelle sale fu proiettato nei soli giorni 28, 29 e 30 ottobre 2019.

Luciano Pavarotti riuscì a far diventare Modena l’ombelico del mondo musicale dal 1992 al 2003 attraverso il mega evento ‘Pavarotti & Friends’. Ogni anno nella città della Ghirlandina, è infatti convogliato il gotha della musica. Come quando ad infiammare la platea fu James Brown il 28 maggio 2002

Quando i medici gli diagnosticarono la scoperta di una massa maligna, il tenore che si trovava nella sua casa di New York, si stava preparando a riprendere, dalla Gran Bretagna, il suo tour mondiale di addio alle scene, il “World Wide Farewell Tour” che era partito nel 2004 dal Giappone.

Non è semplice scrivere di un mito, ancor più se il suo ricordo in tutti noi è ancora così vivo.  Un mito dalla vita intensa, piena di passioni, di grandi successi, di viaggi intorno al mondo.

Un aspetto della sua vita mi ha colpito particolarmente e cioè il fatto di non aver prefissato fin da giovanissimo questo percorso. Sì, è vero,  sin da giovane ha mostrato di amare il bel canto, introdotto alla musica operistica dal padre che cantava in una piccola associazione di coristi non professionisti, ma non fu subito l’obbiettivo della sua vita, tanto che non frequentò il Conservatorio, ma si diplomò istruttore di educazione fisica e per due anni insegno alle scuole elementari. Per alcuni anni praticò entrambe le strade, quella dell’insegnamento e quella del canto fino a che, la scelta fu inevitabile.

Il primo riconoscimento personale l’ha ottenuto nel 1961 nel Concorso Internazionale Achille Peri, ed è sempre nello stesso anno che ottiene la sua consacrazione artistica interpretando un ruolo in un’opera che nel corso della sua vita professionale divenne un caposaldo, Rodolfo ne ‘La Bohème’ di Puccini, tanto che anche la svolta internazionale è stata accompagnata appunto dallo stesso ruolo e dalla stessa opera.

Ma Luciano Pavarotti divenne ‘leggenda’ grazie ad una esecuzione in particolare, quella dei “nove do” di Tonio ne “La Fille du Régiment” di Donizzetti. Era il 17 febbraio 1972 alla Metropolitan Opera House di New York

I famosi  ‘nove do’ di cui si parla, si riferiscono agli acuti, difficilissimi da emettere a piena voce, nell’aria di Tonio “Ah, mes amis” che gli regalarono una standing ovation senza precedenti. Fu richiamato ben 17 volte.

Tra i grandi palchi che Pavarotti calcò ci fu naturalmente l’Arena di Verona. L’esordio avvenne nel 1972 con il “Ballo in maschera” di Verdi, mentre nel 1990 lì si esibì per l’ultima volta. L’occasione fu una fastosa “Messa da Requiem” di Verdi alla quale partecipò il World Festival Choir composto da ben 2.500 coristi di tutto il mondo

Proprio nel 1990 ha inizio la collaborazione con gli spagnoli Placido Domingo e José Carreras sotto il nome di Tre Tenori, la cui energia, il cui carisma, la cui totale gioia di lavorare uno a fianco dell’altro, emerge pienamente già nel loro primo concerto. Si svolse a Roma, alle Terme di Caracalla, alla vigilia della finale dei Campionati di Calcio, Italia ’90. Era il 7 luglio, a dirigerli uno straordinario Zubin Meta, come potrete vedere da questo video

Nel corso della sua straordinaria carriera attraversò svariati ambiti, grazie alla sua voglia di portare il bel canto alla portata di tutti. Tra questi anche l’interpretazione di alcune famose ‘arie’ inserite nelle colonne sonore di noti film, come, nel 2000,  per “The Family Man” interpretato da Nicolas Cage, in cui eseguì “La donna è mobile

Elencare ogni suo successo, interpretazione, collaborazione,… sarebbe una fatica improba, pesante, data la mole di dati che riguardano la carriera del Maestro Pavarotti, mentre sono convinta che siano le immagini a parlare di lui, ad imprimere dentro chi legge un’emozione, grande o piccola. Soprattutto perché il Maestro Luciano non è stato mai avaro nell’esporsi sotto questo punto di vista. Da emiliano puro, ha sempre espresso la sua solarità, la sua giovialità, il desiderio di arrivare capillarmente a tutti. Certamente è stato un grande comunicatore che, come certa critica musicale riporta, si divertì ad eseguire alcune opere in ‘modo gagliardo e personale’

A proposito di esibizioni, la sua ultima fu durante la cerimonia di apertura dei XXesimi Giochi Olimpici invernali a Torino il 10 febbraio 2006, mentre l’addio all’opera lo scandì due anni prima, nel 2004 al Metropolitan Opera House ne “La Tosca” . 35 minuti di applausi.

Un altro elemento fortemente legato al tenore modenese, di cui ne sottolinea la valenza il docu film di Ron Howard, è l’impegno nel sociale che ha impresso anche attraverso la sua Fondazione e con l’evento come il già citato ‘Pavarotti & Friends”. I fondi raccolti in quelle occasioni erano destinati al sostegno e allo sviluppo delle zone povere del mondo, soprattutto in favore dei bambini.

Nel 1986 con un concerto a Torino raccolse oltre un miliardo di lire che ha devoluto alla lotta contro il cancro, ma Pavarotti finanziò anche una scuola in Guatemala, il ‘Centro Educativo Pavarotti’

Ecco come la critica musicale spiega le caratteristiche ella voce del tenore: “Dotato di voce autenticamente tenorile, assai chiara e, soprattutto nella prima parte della carriera, estesa all’acuto in modo rilevante, fino al pieno possesso del doe del re4, nonostante la sua nota più acuta fosse il mi bemolle, non lo incise mai perché non affrontò melodrammi che lo avessero, per cui la nota più acuta intonata è il re4. Incise però il fa4 in falsettone dei “Puritani” di Bellini, pur non eseguendolo mai dal vivo. Nel registro grave la nota più bassa posseduta da Pavarotti era un la grave, mai però intonato dal tenore a causa del suo ruolo nell’opera, per il quale non sono mai state scritte, se non in rari casi, note così basse”

A volte la critica musicale si è posta in maniera diversa nei riguardi della capacità del Maestro Pavarotti di attraversare vari ambiti per arrivare anche alle celebri collaborazioni con i big della musica pop e rock. Se da un lato si è dimostrata contraria a questa inclinazione del tenore, per altri invece è stata un ‘plus valore’; leggo e riporto testualmente: “Grande l’ importanza del lavoro “broadcast” di Pavarotti, che ha riportato all’attenzione popolare e universale la lirica. La dimensione del personaggio non ha offuscato il valore professionale dell’artista; inoltre la sua particolare capacità di attrarre l’interesse del più vasto pubblico ha contribuito a mediare verso l’alto il gusto musicale. La naturale morbidezza di alcuni suoni in mezzoforte (splendidi ancora in tarda età), la tecnica vocale in origine solida e più raffinata che nella media dei tenori di cartello, tale da garantirgli un registro acuto saldo e luminoso, e perfino, a onta delle dimensioni fisiche, una certa scioltezza sul palcoscenico, ne hanno fatto uno dei tenori più importanti del Ventesimo Secolo”

E’ nel 2007, l’anno della sua scomparsa, che il tenore si ritira nella sua villa modenese, dove, nonostante sia stato costretto su una sedia a rotelle e notevolmente dimagrito, ha continuato con grande forza di volontà a condurre la sua lotta alla malattia.

L’ultima apparizione pubblica, non come tenore, ma in qualità di ‘guest star’, di ospite, è avvenuta il 16 gennaio in una puntata del programma condotto da Bruno Vespa ‘Porta a porta’

Morì il 6 settembre. Ai funerali, celebrati nel Duomo di Modena, parteciparono 50mila persone, tra cui tantissimi artisti

Per sua volontà fu sepolto nel cimitero di Montale Rangone nella tomba di famiglia, accanto ai genitori che perse nel 2002 (in gennaio la mamma Adele, IN MAGGIO IL PADRE Fernando) e al neonato Francesco, il figlio che nacque nel parto gemellare con Alice, da Nicoletta Mantovani, ma che non riuscì a sopravvivere.

Vorrei concludere questo viaggio (che tantissimo altro avrebbe da raccontare) con una delle esibizioni, diciamo ‘popolari’, più intense. Dal ‘Pavarotti & Friends’ del 1995, “Miss Sarajevo” che sarà l’unico singolo estratto dall’album ‘1995 Original Soundtracks 1’ degli U2 e Brian Eno, con lo pseudonimo ‘Passangers’

 Patrizia Santini

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