Il rover Curiosity della Nasa ha misurato su Marte la più grande quantità mai rilevata di metano, più che doppia rispetto a quella individuata 14 anni fa.
Un elemento che non può essere sottovalutato: il gas sulla Terra viene infatti prodotto dai processi biologici delle creature viventi e dunque potrebbe rilevare la presenza di vita. Il metano potrebbe però derivare anche da fonti inorganiche, cioè da reazioni che avvengono nel sottosuolo tra l’acqua e le rocce. Un aspetto che rimane ancora avvolto dal mistero poiché Curiosity non ha a bordo gli strumenti per potere individuare l’origine del metano.
L’unico modo per andare a fondo nella questione è quello di cercare eventuali forme di vita su Marte e questo sarà l’obiettivo della missione ExoMars 2020, organizzata dall’Esa e dall’agenzia spaziale russa Roscosmos.
Si scaverà nel Pianeta Rosso fino a due metri di profondità grazie alla trivella italiana costruita dal gruppo Leonardo. “Se la missione dovesse trovare tracce di batteri, potrebbero essere questi la fonte del metano” – ha detto Enrico Flamini, docente di Esplorazione del Sistema Solare dell’Università “Gabriele D’Annunzio” di Pescara ed ex coordinatore scientifico dell’Asi.