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    Nato a Londra il 25 marzo 1947, con la musica classica nel cuore, il giovanissimo compositore affiancato dal capace paroliere Bernie Taupin (partnership che, tra alti e bassi, non si scioglierà mai), si stava appena affacciando sulla scena con i singoli “Lady Samantha” e “It’s me that you need” (quest’ultima poi ripresa in Italia da Maurizio Vandelli con il titolo “Era lei”).

    Dotato di una voce irripetibile e spontanea, Reginald imparò a suonare il pianoforte a 3 anni, ad orecchio; ad 11 anni vinse una borsa di studio che gli aprì le porte della prestigiosa Accademia Reale di Musica di Londra. Dopo un periodo di gavetta in una band londinese, i Blueslogy, Reginald decise di adottare il nome d’arte con il quale si sarebbe imposto: da Elton Dean, sassofonista del gruppo, e da “Long” John Baldry, leader della formazione e di tentare una carriera solista.

    Gli anni ’70 furono lastricati da perle in 7 note, quali “Your song”, “Tiny dancer”, “Rocket man” e molte altre ancora; il suo primo insuccesso commerciale si registrò nel 1978 con l’album (pur interessante) “A single man”, ed il tonfo si ripeté l’anno seguente con il rinnegato “Victim of love”.

    I suoi massimi capolavori rimangono: “Elton John” e “Tumbleweed connection” (1970), “Madman across the water” (1971), “Honky chateâu” (1972), “Goodbye Yellow Brick Road” (1973), “Captain Fantastic & The Brown Dirt Cowboy” (1975) e “Blue Moves” (1976).

    Nel 1979, dopo un’interruzione durata due anni, Elton torna in tour diventando la prima rockstar europea a suonare in Unione Sovietica; nel frattempo, Taupin torna a collaborare con lui per l’album 21 AT 33. La metà degli anni ’80 coglie l’artista in evidente fase di stanca, nonostante album discreti come TOO LOW FOR ZERO e BREAKING HEARTS. Dopo un’operazione alla gola per un tumore benigno nel 1987, Elton, ancora non totalmente riabilitato, decide comunque di intraprendere un tour che lo porta a suonare in Australia con la Melbourne Symphony Orchestra. Poi, superato un difficile periodo legato all’eccesso di droghe ritorna con REG STRIKES BACK, un album che lo riporta nelle posizioni alte delle classifiche. Inizia un lungo tour e si impegna a raccogliere fondi per la lotta al virus dell’HIV, costituendo la Elton John AIDS Foundation. Ritornato al lavoro a pieno ritmo, nel 1994 compone in collaborazione con Tim Rice la colonna sonora del fortunato film Disney THE LION KING. L’anno successivo pubblica MADE IN ENGLAND, in bilico tra orchestrazioni e pezzi rock. Nel 1997 canta e incide in memoria dell’amica Lady Diana un vecchio classico rivisto e corretto per l’occasione, “Candle in the wind”.

    Sir Elton riscuote un grande successo con il musical “Billy Elliot”, che nel 2009 conquista ben dieci Tony Awards. Il 2010 è l’anno di THE UNION, firmato a quattro mani con il suo idolo giovanile Leon Russell, da trent’anni assente dalla grande ribalta: al progetto partecipano anche Taupin e, in veste di produttore, T Bone Burnett, luminare della musica americana di matrice “roots”.
    Nel 2011 Elton John firma un contratto per esibirsi a Las Vegas per i successive tre anni; nel frattempo scrive l’autobiografia “Love is the cure” e prepara un altro disco, THE DIVING BOARD, in uscita nel 2013 sempre in collaborazione con il produttore T Bone Burnett.

    Annunciate le date dell’epico tour Farewell Yellow Brick Road nel 2019.

    Sito Ufficiale: www.eltonjohn.com