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INCIDENTI SUL LAVORO, 3a parte: Intervista all’ex Magistrato Bruno Giordano attuale Direttore dell’ispettorato Nazionale del Lavoro

di Patrizia Santini

Nella sicurezza del lavoro chissà perché si pensa innanzitutto a colpevolizzare la vittima e poi a ragionare sulle causeBruno Giordano

“C’è intesa”, questo il sentimento unanime emerso a fine incontro ieri a palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pier Paolo Bombardieri sulla sicurezza sul lavoro. I punti principali trattati sono stati “Prevenzione e Formazione, una banca dati unica per gli infortuni e sanzioni (ma anche sospensione dell’attività) per chi non rispetta le norme

Intanto solo in questi ultimi giorni due sono gli incidenti avvenuti sul lavoro, uno dei quali mortale, l’altro con esito molto grave. A perdere la vita nel leccese un operaio edile 68 enne caduto accidentalmente da una scala, precipitando da un’altezza di circa 6 metri. La scorsa settimana, sempre nel Salento, era morto a Palmariggi un operaio 39 enne.

Sempre il 27 settembre scorso un operaio di 45 anni che stava lavorando alla Cmp di Marano, nel modenese, ha riportato un trauma toracico-addominale. Il 16 settembre, andando a ritroso, a Marano, ma in questo caso nel napoletano è morto un operaio 59enne caduto da un’impalcatura. Era in nero. Il giorno prima il 15 settembre a Genova un operaio di 54 anni ha perso la vita cadendo da un’impalcatura. Il 4 settembre invece  vittima di una ennesima morte bianca, un camionista 47enne che è deceduto asfissiato dentro l’autocisterna che guidava

E si potrebbe purtroppo continuare così, con il calendario in mano e le pagine di cronaca sotto gli occhi. Una vera ecatombe.

Nella mia ricerca di risposte, il prossimo incontro è con Bruno Giordano, una vita professionale dedicata all’ambito del Lavoro,  Magistrato fuori ruolo autorizzato dal Consiglio Superiore della Magistratura ad essere dallo scorso anno al timone dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, un ruolo che è una sorta di prolungamento della sua attività come Magistrato

Si, io mi sono sempre occupato di lavoro e di sicurezza del lavoro e di ambiente, nella mia attività sia giudiziaria sia scientifica. Mi sono insediato nei primi giorni di agosto e quindi siamo operativi con la nuova gestione e con una nuova politica ispettiva, solo da qualche settimana. Abbiamo preso le mosse innanzitutto da più di un’emergenza, che non è soltanto quella delle morti sul lavoro, ma anche quella della prevenzione. Innanzitutto nella materia del caporalato in agricoltura che si presta nel periodo estivo ad un  aumento esponenziale.  Sono stati eseguiti centinaia e centinaia di blitz in aziende agricole, che hanno portato a verificare enormi irregolarità, notevoli ipotesi di sfruttamento del lavoro. E poi in edilizia. La campagna ispettiva straordinaria è partita il 30 agosto, con la ripresa dei cantieri dopo la lunga pausa estiva e ciò nonostante, i controlli non sono sufficienti a fare prevenzione. La presenza dello Stato nella prevenzione è imprescindibile, ma la vera prevenzione è un obbligo delle imprese”

Tra l’altro il 22 luglio scorso al Senato, presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento, appunto, e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati, lei ha illustrato tutto questo. Come di è dimostrata la platea? Interessata? Molto interessata?

“Confesso che ho trovato un’altissima sensibilità istituzionale, non solo in sede parlamentare, specificamente nella Commissione di inchiesta in tutti i suoi componenti. Da quel momento è iniziata una collaborazione doverosa, istituzionale, tra l’Ispettorato Nazionale del Lavoro e la Commissione di inchiesta, perché l’interesse è comune ad approfondire, a studiare e anche ad intervenire sui casi più importanti e sulle strategie di prevenzione. Però devo dirle che ho trovato, e la cosa non mi sorprende perché la trovo importante e doverosa, anche una sensibilità, un’attenzione, la massima collaborazione istituzionale da parte di tutte le istituzioni con cui mi sto quotidianamente rapportando. Non credo che si sia mai abbassata l’attenzione delle istituzioni su questo tema. Certo, il numero dei morti è gravissimo, lo è ancora di più la tipologia di questi incidenti”

Proprio dove volevo arrivare. Quali sono ad oggi le cause principali degli incidenti sul lavoro?

Le cause principali attengono purtroppo al mondo delle piccole e medie imprese. La maggior parte di questi incidenti di una certa gravità, se non addirittura mortali, si verificano appunto in questa tipologia di aziende. Se proviamo semplicemente a fare una lettura della cronaca, ci accorgiamo che questi incidenti mortali, anche quelli delle ultime settimane, sono avvenuti tutti in piccole e medie imprese. Questo non vuol dire in piccoli cantieri, perché possiamo avere anche un grande cantiere dove attraverso l’appalto e il sub appalto intervengono delle piccole o medie imprese. Questo porta ad una riflessione netta, oggettiva, indiscutibile e cioè che nelle piccole e medie imprese si fa molta meno prevenzione che in altre attività. E per ovvie ragioni, perché il piccolo imprenditore è portato a risparmiare sulla sicurezza, ad avere rapporti più personali, più confidenziali con i lavoratori, i quali quindi non se la sentono di piantare grane per avere più sicurezza e tutto si riduce ad una minore attenzione. Ma soprattutto ad una minore formazione, perché la formazione, che ha ancora costi importanti, è la prima azione che porta ad alzare la curva dell’attenzione nell’attività lavorativa, ovviamente ad iniziare dallo stesso lavoratore perché se il lavoratore è ben formato, è istruito, è il primo soggetto ad essere attento alle dinamiche, alle macchine, alle manovre, ai movimenti, alle procedure che riguardano la sua incolumità”

A questo proposito, quando si parla di responsabilità, quanto è un concorso di colpa?

Quello di trasformare la vittima in un corresponsabile è un meccanismo che guarda caso avviene solo nella sicurezza del lavoro. Se noi pensiamo ad esempio alla sicurezza stradale, altro mondo di omicidi e lesioni colpose, quasi mai ci viene in mente di dire che il colpevole è il pedone travolto da un’auto che viaggia ad una velocità molto elevata. Nella sicurezza del lavoro chissà perché si pensa innanzitutto a colpevolizzare la vittima e poi a ragionare sulle cause. La storia ci insegna che le norme sulla sicurezza sono a vantaggio di tutti i soggetti, le norme sono di interesse pubblico perché riguardano molti soggetti

Secondo lei manca la cultura sulla sicurezza del lavoro, sulla formazione?

Non credo che ci sia un’assenza di cultura, c’è al contrario un’assenza di attenzione, di sensibilità, perché se si vuole conoscere cosa e come fare in materia di sicurezza oltre che l’obbligo di conoscere, previsto dalla legge ormai da 70 anni, basta navigare nel web dove si possono trovare tutte le informazioni. Ma dall’acquisizione di queste, poi è necessario passare all’applicazione di tali norme, i principi vanno calati nelle procedure lavorative, bisogna curare l’attenzione nel momento esecutivo, non semplicemente nel momento ideativo. Quindi non è che manchi la cura della sicurezza che è fin troppo a buon mercato in alcune attività. Forse c’è fin troppa teoria e fin troppe carte, fin troppa burocrazia attorno all’idea di sicurezza.  Noi assistiamo ormai da anni a consulenti che producono carte che vendono ai datori di lavoro che le mettono in un cassetto al fine di provare di aver fatto un’attività in caso di controlli. Tutto questo deve diventare realtà operativa, pratica, vigilanza interna, procedura, dinamiche, ammodernamento delle macchine, protezione delle persone, cura anche delle individualità soggettive dei lavoratori.

I nostri principi sono fondati su una sicurezza soggettiva, cioè si parte dalla persona che lavora, che opera e dalle sue condizioni psicofisiche, biologiche, anagrafiche, di esperienza, dalle sue qualifiche mansionali, dalla posizione organizzativa, gerarchica, per potervi adattare sopra il lavoro. E’ il lavoro che si adatta alla persona

Proprio a proposito di regole, di leggi e decreti, nel 2008 l’On. Damiano ha firmato il Decreto 81, il Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul lavoro. Oltre ad essere soggetto ad aggiornamenti continui rimane tutt’ora un faro, un punto di riferimento nell’ambito della sicurezza sul lavoro.

Sì, è possibile modificare delle cose al suo interno, ma non è un testo da considerarsi vecchio, nonostante i suoi 13 anni. Io non penso che sia un testo da ristrutturare, da modificare. Però mancano tanti profili da applicare, da innovare. Ci sono degli spazi di miglioramento. Intanto però quelle norme applichiamole, perché noi, le norme, ce l’abbiamo!”

Gli ispettori del lavoro proprio per far sì che i controlli siano più numerosi e serrati, dovrebbero aumentare di ben 2.100 unità. In Europa sotto questo punto di vista l’Italia che posizione occupa?

“Il numero degli Ispettori aumenterà, si ipotizza anche entro l’anno. In questi mesi si stanno espletando i concorsi straordinari voluti dal Ministro Orlando per le nuove assunzioni. Noi pensiamo che appunto per la fine dell’anno possa arrivare questa dose massiccia di nuove energie. Rispetto all’Europa noi non abbiamo un problema di quantità, cioè di numeri di ispettori, ora che andremo quasi a pieno regime. Abbiamo invece un  problema di coordinamento delle forze ispettive perché abbiamo troppe energie disperse in vari organi di vigilanza. Ricordiamoci che in materia di sicurezza, le competenze generali spettano alle ASL, quindi alle Regioni. In Italia abbiamo più di 20 politiche regionali e oltre un centinaio di ASL. Comprendiamo tutti che un sistema così frammentario, sebbene distribuito sul territorio, non risponde più ad una politica ispettiva, preventiva, mirata, precisa e con un’unica regia. Oggi fare sicurezza vuol dire occuparsi di microeconomia, di organizzazione delle imprese, non soltanto di attività preventiva sanitaria, come possono fare le ASL. Vuol dire occuparsi di teoria organizzativa dl lavoro. Oggi le nostre preoccupazioni non sono soltanto nel lavoro tradizionale, in cantieri edili, in agricoltura, manifattura, nel settore terziario, della logistica. Oggi ci occupiamo anche dei lavoratori delle piattaforme digitali, dei lavoratori che vengono organizzati da un algoritmo, dei call center, delle condizioni lavorative in smart working. Le frontiere del lavoro oggi sono ben lontane da quelle che conosceva il legislatore della Riforma Sanitaria del 1978 (Francesco De Lorenzo, n.d.r.) che, appunto, diede  le competenze alle ASL.”

Siamo in un iter sempre in evoluzione!

“Direi che bisognerebbe stare un passo avanti a queste evoluzioni. La prevenzione è tale perché viene prima che si verifichi qualcosa. Dobbiamo quindi avere idee, lungimiranza, stare davanti agli altri di un passo per poter prevenire, altrimenti continueremo ad inseguire i tragici numeri di cui si è parlato all’inizio”

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