Gino Paoli, intervistato dal Corriere della Sera, ha raccontato com’è nata “Il cielo in una stanza”, canzone che è entrata nella storia della musica italiana. “Se voleva intervistare un artista politicamente corretto, doveva andare da qualcun altro”, ha voluto specificare.
L’artista ha raccontato della sua famiglia e alcuni aneddoti della sua vita e ha voluto precisare che è il secondo cantautore italiano: “Il primo è stato Domenico Modugno. Vecchio frac ha aperto la strada a un certo tipo di canzone. Prima c’erano i papaveri e le papere. Lui dimostrò che la canzone poteva raccontare una storia”.
Nel ripercorrere la sua carriera, non poteva mancare un pensiero per il suo primo singolo di successo, “La gatta”: “Si chiamava Ciacola. Era furbissima. Siccome si sporgeva dalla finestra vicino al mare, una volta cadde di sotto, e si ferì a una zampa. Guarì subito, ma quando combinava i suoi disastri e mi accadeva di rimproverarla, Ciacola faceva gli occhioni e sollevava la zampa a mezz’aria, come se fosse ancora ferita. Irresistibile”.
Paoli ha poi raccontato com’è nata “Il cielo in una stanza”, dedicata a una prostituta di cui si era innamorato: “Ebbi un amoretto con una puttana… Non ricordo il nome. Ricordo che era molto carina. Mi piaceva proprio tanto, e io piacevo a lei. Andai in quella stanza due, tre, quattro volte. Fino a quando non finii i soldi. Dovevo inventarmi qualcosa per rivederla. Rubai i libri a mio padre. Una vecchia enciclopedia, che rivendetti. Per fortuna non se ne accorse. Con il ricavato ripresi a frequentare la mia amata. Fino all’esaurimento delle possibilità. Così le dissi: questa è l’ultima volta che ci vediamo”.
Ma la loro relazione continuò: “Andavo a prenderla al mattino, quando non lavorava. E giravamo come due fidanzati. Alla fine arrivò il momento della decisione. Lei doveva lasciare Genova. Le puttane non erano fisse in un posto; dopo un mese, a volte solo quindici giorni, partivano. Era una rotazione continua: bolognesi, napoletane, siciliane, baresi… Lei mi chiese di seguirla: ‘Vieni via con me’. Io ci pensai seriamente. Ebbi grossi dubbi. Poi prevalse il senso del dovere: ‘Mi dispiace tantissimo, ma debbo dirti di no’. Non l’ho mai rivista”.
All’inizio la canzone fu rifiutata da tutti, ma il vero successo arrivò quando Mina la incise, accompagnata dai violinisti della Scala.
(foto di Elena Torre da Wikipedia)