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Importanti novità per la terapia contro la FIP che ora fa meno paura

Una nuova era. L’autorizzazione firmata lo scorso 23 ottobre dal Sottosegretario dalla Salute, On. Marcello Gemmato, che dà la possibilità ai Medici Veterinari italiani di prescrivere il GS-441524 per la cura della FIP felina, è un passo importantissimo, per nostri amici a quattro zampe. A dirlo è la dr.ssa Veterinaria Eleonora Amadei, EBVS ® (Specialista Europea in Medicina comportamentale) e Segretario dell’Ordine dei Medici Veterinari della provincia di Modena. Il nuovo atto segue e integra la circolare del Ministero della Salute dello scorso giugno con la quale si autorizzava l’impiego in deroga del Remdesivir, principio attivo del medicinale umano Veklury. Ma partiamo dall’inizio.

Dott.ssa Amadei, che cos’è la FIP e come si manifesta nei gatti?
Si tratta della peritonite infettiva felina, una forma virale che colpisce i gatti soprattutto in presenza di un’alta densità di esemplari ed è a elevata letalità: si pensi che la mortalità arrivava al 96%. È un coronavirus felino endemico in alcune popolazioni feline e che, in alcuni casi o in presenza di determinati fattori, evolve e muta in forma altamente patogena.
I sintomi della malattia sono molto diversi in base alla forma, ad esempio essudativa o secca, e alla sede in cui si manifesta. Solitamente i picchi si collocano in due fasce d’età, nei gatti giovani (entro i 3 anni) e in quelli anziani (oltre i 10-12 anni). Anche i sintomi sono dunque vari, a volte molto specifici in base alla localizzazione del virus, altre volte comuni a molte altre patologie: ad esempio il proprietario del gatto potrebbe notare una minor vitalità, un sensibile calo dell’appetito o il fatto che l’animale tenda a nascondersi. Ed è a questo punto che si rivolge al veterinario il quale, dopo la visita e diverse indagini specifiche, arriva alla diagnosi. Non esiste un unico test, perché la malattia si manifesta in forme diverse”.

Che cosa cambia con la recente autorizzazione del Ministero della Salute all’impiego per uso veterinario del metabolita GS-441524, che le farmacie potranno allestire in preparazioni galeniche?
Quest’autorizzazione da parte del Sottosegretario del Ministero della Salute On. Gemmato è di fondamentale importanza innanzitutto perché viene dato ai Medici Veterinari, e di conseguenza alle famiglie e alle associazioni, uno strumento legale per combattere questa temuta malattia. Prima eravamo in un limbo nel quale purtroppo non potevamo muoverci: per questo diverse persone hanno fatto ricorso a farmaci non autorizzati, mossi dalla disperata speranza di salvare il proprio gatto. Sfortunatamente spesso quei farmaci non sono risultati sicuri. Da approfondite analisi è emerso, infatti, come in alcuni campioni il principio attivo o non era presente o c’era, ma in concentrazioni diverse da quelle indicate, inoltre la soluzione poteva aveva un pH, ovvero un’acidità, non adeguato alle iniezioni, con le conseguenze che tutti possiamo immaginare.
Per poter testare il principio attivo, sotto tutti i punti di vista, occorre una certa tempistica che però, in questo caso, si è scontrata con la necessità di dare una risposta urgente a una vera e propria piaga. Si consideri che l’applicazione del farmaco nei gatti è stata studiata solo recentemente ed è ancora in corso di osservazione, ma ora, grazie all’impegno di diversi gruppi di lavoro e in tempi molti ristretti, abbiamo strumenti assolutamente legali.
Aver autorizzato la preparazione galenica significa aver agito su tre fronti:
quello della sopravvivenza dell’animale poiché offre una maggiore disponibilità ed è un ulteriore strumento che va ad aggiungersi al Remdesivir, quello della sicurezza perché il metabolita è assolutamente legale, così come il Remdesivir, ma rispetto a questo farmaco permette di avere una via di somministrazione non dolorosa per l’animale, e quello della personalizzazione della cura che può variare in relazione sia alla forma della malattia sia alla sua localizzazione. Ad esempio, sappiamo che per combattere la forma neurologica potrebbe essere necessario un dosaggio differente, rispetto ad altre sedi in cui può manifestarsi la malattia. Permette poi anche una personalizzazione in base all’animale, alle sue preferenze o intolleranze: consente ad esempio di poter scegliere tra formulazione in compresse o in pasta e anche i gusti si possono adeguare al soggetto.
Un altro importante vantaggio è che dal momento che i farmaci vengono prescritti dal veterinario con la ricetta elettronica, sarà possibile tracciare le prescrizioni e quindi monitorare sul territorio e nel tempo l’andamento della diffusione della FIP”.

C’è poi il nodo dei costi, altra nota dolente. Questa importante novità va anche nella direzione di contenerli?
Il farmaco attualmente non è economico, ma la preparazione galenica del metabolita GS-441524 ha aperto la strada a cure con prezzi più contenuti ed è prevedibile che in futuro per le leggi del mercato, ci sia un ulteriore abbassamento dei costi. Anche le farmacie dove sarà possibile reperire tali preparazioni galeniche saranno sempre più numerose, rendendo le cure più facilmente accessibili ai proprietari”.

Da Medico Veterinaria, cosa vorrebbe che i proprietari dei gatti sapessero sulla FIP?
Vorrei che sapessero che abbiamo finalmente una speranza contro questa terribile malattia. Oggi abbiamo un’arma efficace che aumenta il tasso di sopravvivenza, permettendo cure personalizzate, in sicurezza. Ciò non significa però che vengano cancellati con un colpo di spugna tutti gli aspetti negativi della peritonite infettiva e quindi non ci si deve illudere che sia una cura miracolosa. Purtroppo, non tutte le forme rispondono nello stesso modo, esistono effetti collaterali così come è possibile che l’animale sviluppi delle resistenze alla terapia. La cosa fondamentale, che ci fa tirare un profondo sospiro di sollievo, è che FIP non è più sinonimo di condanna a morte del nostro micio. Ora è una malattia contro la quale possiamo combattere”.

Federica Boccaletti

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