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Sanità, infarto: nei pazienti seguiti da infermieri esperti si riduce del 30% il rischio di recidiva

Per chi ha già avuto un infarto il rischio di recidiva si riduce del 30% se è seguito da un infermiere esperto. È il risultato del progetto “Allepre”, condotto in sette centri cardiologici dell’Emilia-Romagna, che ha valutato l’efficacia di un programma di prevenzione secondaria completamente gestito da infermieri esperti insieme ai medici, per ridurre nel tempo il rischio di eventi cardiovascolari, come infarto e ictus, e di abbassare la mortalità.
Un’importante ricerca a livello internazionale per numero di partecipanti, con oltre duemila persone seguite da infermieri per un periodo continuativo di cinque anni, che ha coinvolto sette centri cardiologici emiliano-romagnoli: Cardiologia Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma (capofila), Cardiologia Ospedale di Vaio Fidenza, Cardiologia Ospedale Guglielmo da Saliceto Piacenza, Cardiologia Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, Cardiologia Castelnovo Monti (RE), Cardiologia Ospedale di Carpi (MO), Cardiologia Nuovo Ospedale Civile S. Agostino-Estense di Baggiovara (MO).

I risultati dello studio, presentati recentemente al congresso internazionale di cardiologia American College of Cardiology a Chicago, evidenziano come l’infermiere sia un elemento cruciale nel percorso di cura: da un lato è il primo punto di contatto con pazienti e famiglie in un momento di particolare vulnerabilità, dall’altro contribuisce a instaurare un rapporto di fiducia per adottare comportamenti più salutari e prevenire le recidive. Circa il 20-30% dei pazienti che hanno subito un infarto, infatti, rischia di affrontarne un secondo entro due anni. Nonostante l’adozione di uno stile di vita sano e il controllo dei fattori di rischio siano strategie efficaci contro le recidive, dopo un anno un paziente su quattro interrompe le terapie prescritte.

La metodologia
La ricerca ha coinvolto soprattutto uomini di circa 64 anni ricoverati per condizioni cardiache gravi quali infarto miocardico acuto o angina instabile. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi, uno seguito da infermieri esperti insieme ai medici, attraverso un programma strutturato, e l’altro curato con l’assistenza standard.
Nel gruppo di intervento, i pazienti hanno partecipato a nove sessioni educazionali individuali durante le quali gli infermieri hanno valutato complessivamente il rischio cardiovascolare, offrendo consulenze mirate per modificare lo stile di vita e favorire l’adesione alle terapie. Un team multidisciplinare composto da diabetologi, nutrizionisti, specialisti antifumo e psicologi ha fornito supporto aggiuntivo in base alle necessità individuali.

Il gruppo di ricerca
Il progetto, nato a cura del prof. Diego Ardissino, già primario del reparto di Cardiologia dell’Ospedale Maggiore di Parma, si è sviluppato con la collaborazione della direttrice delle attività didattiche professionalizzanti del corso di laurea in infermieristica Rachele La Sala e dell’infermiere Giuseppe De Stefano, del Direttore della struttura di Cardiologia prof. Giampaolo Niccoli insieme alla ricercatrice Giulia Magnani. Hanno contribuito alla realizzazione dello studio Caterina Caminiti, direttrice della struttura Ricerca clinica ed Epidemiologica e il biostatistico Giuseppe Maglietta.

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