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    Dotan

    L’inquilino dell’attico di classifica è tornato: la buona abitudine di Dotan a godersi il panorama mozzafiato che offrono le posizioni da alta classifica fa sì che il nostro prenoti nuovamente la stanza ai piani alti: l’attuale singolo passepartout si intitola Mercy.
    In questo nuovo brano il livello si alza ulteriormente, perché l’ispirazione alla base del pezzo è importante, è come un onda, e anch’essa cresce con l’evolversi stesso della canzone. L’attacco è ormai inconfondibile: un tratto distintivo come l’iconico Rosso Valentino. Gli accordi monolitici di pianoforte, una brevissima cellula tematica di voci che evocano un canto gregoriano fino al finale che sembra dire: suonami ancora.
    È il Dotan style. Una griffe dell’alta moda musicale.

    Mercy è appunto cucita con la medesima seta dei precedenti successi di Dotan: le hit Numb, No Words e There Will Be a Way.
    Questa continuità è ben nota a tutti coloro che riconoscono la mano del compositore/sarto in ogni primo ascolto di un nuovo singolo. La reazione ci accomuna e può essere sintetizzata in una esternazione: “ma questo è Dotan!”.

    Certo, il timbro inconfondibile del cantautore polistrumentista fuga sempre ogni dubbio di appartenenza anche ai più duri d’orecchio, e dopo una strofa disegnata con la consueta sapiente capacità di suscitare la sospensione prima del grande salto, ecco il tuffo nel ritornello. Il verso Mercy viene ripetuto tre volte, ed è il trait d’union con il sacrale incipit della canzone: ancora una volta il tratto distintivo, il Dotan sound.
    Con Mercy, canzone profonda, intensa, melanconica, sacrale, Dotan si conferma, con la stessa sicurezza della squadra primatista capace di consolidare la posizione in classifica in ogni match. Una certezza fatta di timbriche, matrici sonore, andamenti ritmici potenti, gonfi e traboccanti di passione.