Home Music News Vasco Rossi si raccconta a Cesare Cremonini su Vanity Fair: “Se non...

Vasco Rossi si raccconta a Cesare Cremonini su Vanity Fair: “Se non sono un sopravvissuto io…”

Vasco Rossi risponde con affetto alla lettera di Cesare Cremonini, diventato direttore di Vanity Fair per il numero in uscita oggi. L’ex Lunapop ha invitato Vasco a parlare del tema “Vivere”: “Una parola enorme che oggi assume un significato ancora più importante, in tutte le sue declinazioni. Grazie a questa grande opportunità ho potuto intervistare donne e uomini che hanno fatto la storia del mondo dell’arte, della cultura, della scienza, della giustizia, della moda e della musica del nostro Paese”. E ha lasciato una domanda per Vasco: “Caro Vasco, da appassionato della tua musica so, ho avvertito e ho interiorizzato tutta la fragilità e l’umanità che è diventata parte della tua poetica e della tua forza. Per questo vorrei chiederti di scrivere una lettera inedita sulla “sopravvivenza”. Credo che lo sguardo della tua poesia, sorella della follia che appartiene a tutti gli artisti, sia un faro necessario. Vivere e.. sopravvivere, due parole che sulla tua pelle hanno assunto un significato comprensibile per tutti”.

Nella risposta il rocker racconta la sua storia dagli inizi della carriera, elencando tutto ciò a cui è sopravvissuto senza peli sulla lingua, come è solito fare. Racconta il significato che ha la parola “sopravvivere” per lui, dopo aver evitato la morte molte volte.

Vasco si definisce un “supervissuto”, ecco alcuni pezzi della sua lettera su Vanity Fair:

“Sono sopravvissuto alla «noia».
Vivendo a Zocca sapevo che da lì bisognava partire perché se sei in pensione ci stai benissimo, ma a 20 anni non c’è niente da fare”.

“Sono sopravvissuto agli anni ’70.
Quando c’erano gli anni di piombo, le Brigate Rosse, Lotta Continua e Potere Operaio. Io ero un indiano metropolitano, cercavo di migliorare me stesso perché ero l’uomo anarchico e, sinceramente, a me sembravano dei matti quelli che si chiamavano «potere operaio» ed erano studenti, come gli altri che si chiamavano «lotta continua», e poi al pomeriggio tornavano tutti a casa, dai genitori… Perché erano studenti… E la loro lotta continua finiva lì”.

“Ero un vulcano di idee in fase di esplosione. Tra le cantautorali La nostra relazione o Albachiara, e l’ironico Fegato, fegato spappolato e il provocatorio Non siamo mica gli americani, la mia linea artistica tendeva decisamente al rock, con le sue due anime contrapposte: o ballad struggente o chitarra elettrica che innervosisce. Tutta roba che insieme ti dà una bella pacca, allo stomaco prima e poi ti sale e ti smuove dentro fino ad arrivare al cuore.
Ah, sono sopravvissuto alla femminista che mi massacrava di parole, sincerità e dialogo nella coppia innanzitutto, e poi alla mia prima confessione di tradimento mi ha mollato!”.

“Sono poi sopravvissuto agli anni ’80, gli anni «da bere» e dell’edonismo.
Sono sopravvissuto alla droga e agli eccessi di quegli anni.
Ne ho combinate di cazzate, ma le ho anche pagate tutte”.

“Poi, sono sopravvissuto agli anni ’90, quando all’apice di una carriera ho voluto fare una famiglia, avere un figlio. La scelta più trasgressiva che avrebbe potuto fare una rockstar e per di più affermata: costruire una famiglia, uscire dallo Stupido Hotel”.

“Poi sono sopravvissuto al 2000! Al «millennium bug» con una canzone a cui sono molto affezionato: La fine del millennio.
Quando gli amici hanno cominciato a morire intorno, Lolli, Massimo, Marietto… E sono andato in depressione. Ecco, sono sopravvissuto anche a quella depressione lì”.

“Ah, sono anche sopravvissuto a tre malattie mortali, nel 2011, quando sono andato in coma per tre o quattro volte.
Preso per un pelo, eh, sono sopravvissuto anche a questo. Sempre alla ricerca di un senso, sempre un po’ scomodo e pieno di domande alle quali devo ancora trovare risposte, tra «vivere o niente» le mie scelte le ho fatte e sono riuscito ad arrivare fino a qui, fino al 2020, quando è scoppiata questa catastrofe mondiale che si chiama Covid.
Questo Covid del cazzo.
Ecco, io penso che sopravvivrò anche a questo…
O forse, però, sai cosa c’è?
C’è che morirò di noia per il lockdown…”

Il Komandante termina confermando l’uscita del suo nuovo singolo, una canzone d’amore, il 1° gennaio 2021 e di un nuovo disco previsto per il prossimo anno.

Foto: pagina Instagram di Vasco Rossi

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here