Home Cronaca Ansiolitici nel cappuccino della collega: dipendente condannata in primo grado

Ansiolitici nel cappuccino della collega: dipendente condannata in primo grado

Voleva conservare il suo posto di lavoro e così avrebbe, ogni mattina per nove mesi, versato ansiolitici nel cappuccino di una sua collega. A raccontare la vicenda l’edizione torinese de La Repubblica.

E’ l’accusa nei confronti della dipendente di una compagnia assicurativa di Bra, nel Cuneese, condannata a quattro anni per lesioni personali aggravate in primo grado, dal Tribunale di Asti. La compagnia stava attraversando un momento difficile, tanto che si erano diffuse voci di possibili tagli al personale e così la donna, che ogni mattina andava a prendere caffè e cappuccini per i colleghi, avrebbe aggiunto alla bevanda della collega le gocce di benzodiazepine, un tipo di ansiolitici che in grandi quantità possono provocare sonnolenza e riflessi rallentati, sperando in questo modo che la collega sarebbe potuta incorrere in errori.

La donna ha iniziato ad accusare forti malesseri, tra cui sonnolenza e riflessi rallentati, a fasi alterne dall’ottobre 2017 al giugno 2018 e in alcuni momenti è stata costretta anche ad assentarsi dal lavoro, notando che tali disturbi miglioravano quando non si recava in ufficio. I Carabinieri, che hanno condotto le indagini, hanno poi seguito la sospettata al bar notando che prima di portare il vassoio in ufficio aggiungeva qualcosa in una delle tazzine. In alcune di queste occasioni la dipendente è stata anche filmata dagli investigatori anche se la prova principale portata dall’accusa è l’esame su un campione di cappuccino che la vittima aveva fatto analizzare quando aveva iniziato a sospettare che quella fosse la causa dei suoi mali. La bevanda esaminata conteneva quantità elevatissime di benzodiazepine.

Come riporta l’edizione locale de Il Corriere della Sera, i legali della donna, che respinge ogni accusa, sostenendo di non avere mai fatto una cosa del genere, hanno annunciato l’intenzione di ricorrere in appello contro la sentenza di primo grado pronunciata dal tribunale di Asti. (fotografia di repertorio da unsplash.com – Firdaus Roslan)

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