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Buon Compleanno Bob Geldof

All’anagrafe Sir Robert Frederick Zenon Geldof, irlandese, oggi festeggia i suoi 68 anni e una vita alle spalle dedicata alla musica, ancor più alle cause umanitarie. Geldof infatti pur essendo cantante e attore, viene collegato maggiormente al suo attivismo come anche alle vicende dolorose che lo hanno coinvolto molto da vicino.  La prima fu la morte della ex moglie, la giornalista Paula Yates che avvenne nel 2000 a soli 41 anni a causa di una overdose e il 7 aprile 2014 la stessa sorte accompagnò la figlia Peaches. Fu trovata senza vita nella sua villa del Kent.

Ma un’altra tragedia si insinuò comunque nella vita dell’artista irlandese, seppur indirettamente. Paula Yates dopo la separazione dall’artista siglata nel ’96, l’anno seguente divenne la compagna del leader della rock band australiana INXS, Michael Hutchence che morì suicida nel novembre dello stesso anno.

Per tornare a seguire le orme musicali di Bob Geldof ricordo che è stato il fondatore del gruppo punk rock Boomtown Rats la cui produzione scalò spesso le classifiche inglesi.

Ma la vera attività alla quale il nostro Bob è maggiormente legato e oggi riconosciuto è, come detto sopra, quella umanitaria. Fu lui a dare vita alle prime opere musicali corali a supporto di situazioni fortemente critiche nel mondo. Nel 1984 insieme al cantautore scozzese Midge Ure scrisse la celebre “Do They Know It’s Christmas” che fu interpretata dai maggiori artisti del momento uniti in un gruppo denominato ‘Band Aid’. Il brano esplose in tutto il mondo e l’intero incasso delle vendite andò in aiuto alle popolazioni colpite dalla carestia.

E questo fu l’inizio di una nuova era musicale ‘attivista’, se posso definirla tale.

Geldof ha poi continuato a creare con gli stessi obbiettivi altri eventi mondiali. Dopo il successo di “We are the world” prodotta da Quincy Jones che si dedicò alla carestia in Etiopia, Geldof dedicò anima e corpo all’organizzazione di altri Live Aid, tutti memorabili.

Nel novembre 2004 venne pubblicata una nuova versione del brano, stavolta eseguito da un gruppo denominato “Band Aid 20”. Ma la fortunata canzone è stata prodotta nuovamente con un nuovo super gruppo “Band Aid 30” presentato il 10 novembre 2014 e che ha visto la partecipazione tra gli altri di Ed Sheeran, Sam Smith, Rita Ora, Bono, Chris Martin, Paloma Faith, Ellie Goulding, Emeli Sande, Olly Murs, One Direction, Jessie Ware, Clean Bandit, Bastille, Sinead O’Connor, Elbow e Roger Taylor. Tutti gli artisti (compresa l’autrice dell’artwork Tracey Emin) hanno donato il loro tempo e la loro professionalità gratuitamente per sostenere la lotta all’Ebola nell’Africa occidentale e in tutto il mondo. Il video musicale ufficiale per Band Aid 30 è stato mostrato per la prima volta nello show di X FACTOR il 16 novembre 2014,

Nonostante questo, tre anni dopo, nel 2017, nel corso di un evento in Italia, Geldof dichiarò “Non vorrei fare una nuova Band Aid. Il mondo è cambiato ormai. Se dovessi fare qualcosa penserei ad una attività di crowdsourcing online e non attraverso un disco” concludendo il suo intervento con considerazioni sulla società attuale e sul ruolo della società civile.

Un’anima da attivista che non si è mai spenta e che sembra essere a lui connaturata. Nel novembre 2015 ad esempio in Thainlandia ad una conferenza dedicata ai giovani ebbe dure parole per la nuova generazione. Più positiva e costruttiva la conclusione della sua dissertazione “Anche noi abbiamo sentito degli uomini anziani dirci che eravamo il futuro. Ora non possiamo fare molto. Parliamo di voi perché speriamo in questo modo di porre rimedio ai nostri fallimenti. Basta con i credi e con le bandiere. Quello che è necessario ora è la tolleranza. Abbiamo bisogno di amore e comprensione, abbiamo bisogno di empatia. Ed in questo momento la vostra generazione sta fallendo”

Recente è la sua presenza su territorio italiano. L’11 aprile scorso (2019) è stato ospite della Keats-Shelley House di Piazza di Spagna a Roma all’interno di un reading dedicato alle opere del grande poeta inglese John Keats.

Una chicca riguarda anche il territorio modenese e reggiano insieme. Infatti nel 1994 Geldof parteciperà alla realizzazione del brano “Il bicchiere dell’addio” dei Modena City Ramblers che venne inserito nella ristampa del loro primo album “Riportando tutto a casa” in cui la band modenese rivendicava la loro identità meticcia, fatta di storie, ritmi e suoni irlandesi ed emiliani, dei racconti sulla resistenza e sugli anni ’70 fatti di viaggi e di lotte.

Come studio di registrazione scelsero l’Esagono di Rubiera, in cui lavorava Kaba, che sarebbe diventato poi un membro stabile dei Modena City Ramblers

Patrizia Santini

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