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Due sorelle profughe ucraine, affette da epidermolisi bollosa, curate al Policlinico di Modena

Il Policlinico di Modena – si legge in un comunicato stampa dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena – prende in carico due giovani sorelle ucraine fuggite dalla guerra e affette da epidermolisi bollosa, malattia rara e grave di cui l’Ambulatorio Epidermolisi Bollosa dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria rappresenta un centro d’eccellenza riconosciuto a livello internazionale in quanto fonde diagnosi, ricerca, assistenza e terapie innovative.

Le due giovani, di 32 e 34 anni, sono arrivate a Modena dopo un viaggio di quattro giorni attraverso la Polonia insieme a madre, zia, tre figli e una cugina. La famiglia è stata intercettata dall’associazione modenese di volontari Le Ali di Camilla, che fin dall’invasione dell’Ucraina aveva offerto aiuto attraverso la rete internazionale che riunisce i pazienti affetti da epidermolisi bollosa in tutto il mondo.
L’epidermolisi Bollosa (EB) o “sindrome dei bambini farfalla” è una malattia genetica ereditaria, rara e invalidante, caratterizzata da fragilità della cute e delle mucose, con formazione di bolle e lesioni ulcerate in seguito a traumi anche di lievissima entità. Il riferimento alla farfalla viene dall’aspetto di estrema fragilità della cute dei pazienti, in cui i sintomi possono venire provocati anche solo da una lieve frizione o persino spontaneamente. L’epidermolisi bollosa si manifesta alla nascita in forme di entità varabile da meno gravi a letali sin dalla primissima infanzia.

All’interno dell’AOU di Modena è stato predisposto un percorso apposito gestito dalla professoressa Cristina Magnoni, responsabile dell’Unità di Chirurgia Dermatologica ad indirizzo Oncologico e Rigenerativo dell’AOU di Modena e professore associato di Dermatologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia. L’Ambulatorio di epidermolisi bollosa collabora sia con numerosi professionisti dell’AOU di Modena, sia col team del professor Michele De Luca dell’Università di Modena e Reggio Emilia e dello spin-off universitario Holostem Terapie Avanzate, nato per trasformare i risultati della ricerca in reali terapie per i pazienti. Oltre ciò, il centro si avvale della preziosa collaborazione, tra le altre, delle associazioni Le Ali di Camilla e Aseop per La Casa di Fausta”.

Le due pazienti sono state intercettate e portate fisicamente in Italia grazie all’impegno de Le Ali di Camilla. Come racconta la presidente dell’associazione, Stefania Bettinelli, “alla notizia che sarebbero arrivate insieme ad una parte della famiglia, si è palesato un enorme spiegamento di forze istituzionali e del terzo settore (tra cui CEIS, Croce Rossa Italiana, Porta Aperta), che ha permesso di accoglierle nel miglior modo possibile. La nostra associazione li ha ospitati in albergo per i primi giorni e successivamente, grazie alla collaborazione tra le varie istituzioni del territorio, i profughi sono stati sistemati in un alloggio predisposto per otto persone all’interno del programma di protezione del Ministero dell’Interno. La generosità dei modenesi ci ha travolto con offerte di ogni tipo: cibo, vestiario, mobili e tanto altro”.

Nata nel 2019, l’Associazione Le Ali di Camilla supporta i pazienti che vengono a Modena per le cure e per partecipare alla ricerca sull’epidermolisi bollosa e collabora con altre associazioni italiane volte a realizzare specifici progetti per migliorare la qualità della vita dei bambini farfalla”.

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