Il ruolo dell’epilessia come precursore di malattie degenerative, in particolare l’Alzheimer, è oggetto dello studio promosso e condotto dal Centro Epilessia e il Centro di Neurologia Cognitiva dell’Ospedale di Baggiovara (Modena) e pubblicato sull’ultimo numero della prestigiosa rivista Brain. Lo studio ha dimostrato che l’epilessia del lobo temporale nell’anziano non rappresenta necessariamente un fattore di rischio intrinseco per lo sviluppo di una demenza come la malattia di Alzheimer. Tuttavia, resta fondamentale approfondire ulteriormente la caratterizzazione fenotipica di questa forma di epilessia. L’articolo è stato firmato dalla dottoressa Alice Ballerini, Ricercatrice Postdoc, dai professori Stefano Meletti, Giovanna Zamboni e Anna Elisabetta Vaudano.
Lo studio ha analizzato un gruppo di 52 pazienti con epilessia del lobo temporale ad esordio nell’anziano (LO-TLE). Dopo una rigorosa caratterizzazione clinica, i pazienti sono stati inclusi nella ricerca, che ha approfondito lo studio dei biomarcatori liquorali per la malattia di Alzheimer, il deterioramento cognitivo e l’imaging avanzato tramite risonanza magnetica strutturale cerebrale. Il gruppo di pazienti con LO-TLE è stato confrontato con due popolazioni di controllo: una composta da volontari sani di pari età e l’altra da pazienti con disturbo cognitivo lieve (MCI), seguiti presso la Clinica di Neurologia Cognitiva. I pazienti con MCI sono stati ulteriormente suddivisi in base alla presenza (MCI-AD) o assenza (MCI-noAD) di positività ai biomarcatori liquorali di Alzheimer.
I risultati dello studio sono stati presentati al congresso American Epilepsy Society (dicembre 2024, Los Angeles). L’articolo è stato inoltre oggetto di due commenti scientifici: uno pubblicato su Brain (https://doi.org/10.1093/brain/awae401) e l’altro su Epilepsy Currents.
Considerato l’interesse scientifico e i promettenti risultati preliminari, il Gruppo Epilessia ha recentemente ottenuto un finanziamento dalla Fondazione LICE (Lega Italiana Contro l’Epilessia), sotto la guida della dr.ssa Anna Elisabetta Vaudano, per approfondire e validare i risultati dello studio pubblicato mediante l’analisi longitudinale di un campione più ampio di pazienti.