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La risposta di Spotify dopo la fuga di Neil Young e Joni Mitchell

La decisione di Neil Young di abbandonare la piattaforma di streaming, a causa della presenza del podcast di Joe Rogan, ha causato gravi danni a Spotify. Dopo la sua fuga, seguito da Joni Mitchell, l’azienda svedese ha visto andare in fumo centinaia di milioni di dollari, da qui la scelta del CEO Daniel Ek di cambiare le regole relative ai podcast.

La fuga degli artisti e tutte le polemiche scatenate dall’accaduto, ha costretto la piattaforma di streaming a prendere delle contromisure. Per prima cosa verrà introdotto un avviso che precederà tutti i podcast che trattano di Coronavirus: “Su Spotify ci sono tante individualità e opinioni diverse, tra cui molte con cui non sono per niente d’accordo, ma non possiamo diventare censori dei contenuti”, ha detto il CEO al blog For the Record. I temi toccati da Rogan e da altri content creator sono molto complessi e secondo l’azienda svedese non si possono censurare, quindi da qui l’idea di lasciare all’ascoltatore la piena consapevolezza di ciò che andrà ad ascoltare.

Inoltre, dal 30 gennaio, sono proibiti tutti i contenuti che promuovono false informazioni mediche, come la convinzione che malattie come AIDS e Covid siano una truffa o l’utilizzo di metodi alternativi, come la candeggina, per curarsi.

Dopo l’accaduto Joe Rogan, l’opinionista finito al centro delle polemiche, si è scusato e non immaginava di poter scatenare tutto questo: “I miei podcast sono strani perché sono conversazioni. Spesso non ho idea di quello di cui parlerò, le mie idee non sono così approfondite perché arrivano in tempo reale, ma faccio del mio meglio”. Ha ringraziato Spotify per il supporto e ha voluto specificare che i suoi ospiti sono sempre personaggi con ottime credenziali, anche se hanno idee un po’ controverse. Rogan non si schiera dalla parte dei suoi ospiti e non sa se abbiano ragione, ma crede sia utile sentire anche il loro punto di vista.

(Foto: PxHere)

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