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Nek si racconta: “Laura non c’è è una canzone autobiografica”

A quasi 28 anni dal primo ascolto di “Laura non c’è” al Festival di Sanremo, Nek svela alcuni aneddoti sulla sua carriera e su una delle sue canzoni più iconiche, entrata nella storia della musica italiana. L’artista, che presto vedremo in veste di presentatore tv su Rai1 con “Dalla strada al palco”, si è raccontato in un’intervista al Corriere della Sera, svelando che “Laura non c’è” è una storia vera.

“È una canzone autobiografica, con un riferimento molto personale. Tutti abbiamo incontrato una Laura nella nostra vita, è un’esperienza vissuta da tanti, il suo successo probabilmente arriva da lì. Laura ha fatto parte della mia vita e quando si è staccata da me mi è dispiaciuto: mi è rimasto l’amaro in bocca – ha raccontato Nek – Non l’ho più rivista”.

Nonostante la delusione amorosa, Nek ha trovato la felicità e dal 2006 è sposato con Patrizia Vacondio, relazione da cui è nata Beatrice nel 2011. Nella famiglia c’è anche Martina Imarisio Neviani, nata dalla precedente relazione di Patrizia, ma legatissima al cantante, tanto da avere il suo cognome e da avergli chiesto di portarla all’altare insieme al suo padre biologico il giorno del suo matrimonio.

Nek ha sempre trovando grandissima ispirazione nella felicità: “Per quanto mi riguarda la felicità è un motore più forte, ma capisco che scrivere canzoni in un momento di dolore possa essere una grande valvola di sfogo, fortunato chi ci riesce. Ma anche manifestare la gioia può portare a grandi risultati”.

Prima dell’esordio a Sanremo la fortuna non ha sempre sorriso al cantante, il suo primo concerto fu un disastro: “Era il 1992, all’epoca del mio primo disco. Mi esibivo davanti a 15 persone, tutti miei amici, a Sassuolo, il paese dove sono nato. Suonavo con le basi ma il registratore si mangiò il nastro e la mia performance finì miseramente dopo 30 secondi. Del resto non si è mai profeti in patria”.

Ma poi il successo è arrivato, tanto da fargli perdere la testa, come ha raccontato al Corriere: “Nel nostro mondo c’è tanta pressione: viaggi tanto, fai un lavoro molto stressante, tutti si aspettano tanto da te. E soprattutto quando si è giovani può succedere anche di perdere il senso della misura. Ricordo che una volta dovevo essere ricevuto dal Papa per un concerto di Natale, arrivavo dagli Stati Uniti ed ero in forte ritardo, il Papa stava cominciando l’udienza generale e io — in un delirio di onnipotenza — dissi al mio discografico: chiedete al Papa di aspettarmi. Ecco, lì ho un filino esagerato”.

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