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Odissea per 200 ragazzi italiani di Disney World bloccati in Florida

Odissea per 200 ragazzi italiani bloccati in Florida. Lavoravano tutti a Disney World fino a poche settimane fa ma, alla chiusura del parco, la direzione gli ha chiesto di liberare gli alloggi in cui vivono e di lasciare gli Stati Uniti entro un mese.

Come riporta il Corriere della Sera, il parco era stato chiuso il 16 marzo, cosa che non succedeva dall’assassinio di John Kennedy e dagli attacchi terroristici del 2001. I dipendenti erano stati messi in quarantena  e nel mese successivo Disney ha continuato a garantire un minimo di salario per permettere ai lavoratori dello scambio culturale di poter pagare l’affitto. Il 6 aprile, però, tutti i dipendenti dello scambio culturale, tra cui i 200 ragazzi italianim sono stati licenziati con un’email: “Abbiamo preso la difficile decisione di sospendere la Disney Internships & Programs, compreso il Cultural Representative Program, a partire dal 18 aprile: non è stata presa con leggerezza e capiamo il vostro disappunto. Se avete delle domande, parlate direttamente con il vostro datore di lavoro individuale”. I ragazzi, infatti, erano arrivati fino a Orlando grazie a una società francese che gestisce alcuni dei ristoranti all’interno del parco. Il 12 aprile arriva una nuova email dalla Disney, in cui si chiede se i dipendenti hanno programmato il viaggio di ritorno in patria: “A meno che non vi sia stata garantita un’eccezione, la vostra partenza dovrà avvenire entro venerdì 17 aprile: se selezionerete una data successiva, vi contatteremo per discutere dei vostri piani. Se non siete in grado di prenotare un viaggio a causa delle restrizioni, specificate nel form il vostro Paese di destinazione, così da poter valutare”.

La vera odissea per il ritorno inizia ora, in quanto esiste solo una volo al giorno per l’Italia da New York fino al 30 aprile e le nuove regole di distanziamento sociale limita i posti sull’aereo. Se normalmente un volo ha una capacità di 300 persone, ora sono notevolmente diminuiti per mantenere la sicurezza. I ragazzi hanno provato a chiedere ad Alitalia un volo privato, ma il costo si aggira sui 400 mila euro, cifra inaffrontabile per il gruppo.

Ora la Farnesina è in contatto con l’Ambasciata italiana a Washington e ai ragazzi non rimane che attendere di sapere che soluzione troveranno per poter tornare in Italia in tutta sicurezza.

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