Home Blog Pagina 203

Emanuela Grimalda al Duse con “Dio è una signora di mezza età”

Prende il via al Teatro Duse di Bologna DUSEracconti – storie di donne, il ciclo dedicato alle grandi interpreti e autrici femminili. A dare il via al percorso, giovedì 24 ottobre alle ore 21, sarà Emanuela Grimalda con il suo spettacolo “Dio è una signora di mezza età”, diretto da Massimo Navone e prodotto da La Contrada Teatro Stabile di Trieste.

Le sue parole, al microfono di Alessio Aymone:

Scontro camion-furgone: due operai morti e uno ferito

Un grave incidente stradale è accaduto all’alba di oggi, giovedì 24 ottobre, sull’autostrada A1 fra gli svincoli di Orvieto e Attigliano, in direzione sud, in provincia di Terni.

Il bilancio è di due operai morti e uno ferito in modo lieve. Secondo una prima ricostruzione della Polizia Stradale, come riportato dalla stampa locale, un camion condotto da un 55enne avrebbe tamponato un furgone di una ditta della provincia di Latina, fermo in sosta lungo la corsia di emergenza, causando il decesso sul colpo di due operai che erano scesi dal mezzo.
Le vittime sono un 52enne della provincia di Potenza e un 35enne di origini pachistane. Un terzo operaio, di origini bengalesi, è rimasto ferito.

Sul posto è giunto il personale sanitario del 118 ma per i due operai non c’è stato purtroppo nulla da fare. Soccorso invece il terzo operaio. Sul posto anche Polizia Stradale, Vigili del Fuoco e personale di Autostrade per l’Italia. Da ricostruire l’esatta dinamica del sinistro. (fotografia di repertorio)

Chiusi fuori casa dal loro gatto, devono chiamare i Vigili del Fuoco

Chi vive con i gatti lo sa bene, sono esseri tanto adorabili quanto imprevedibili, sempre pronti a stupirci. E’ quanto accaduto a una famiglia di Torino, che ha raccontato la propria “disavventura” a LaStampa.it.

Quando la coppia è tornata nel suo appartamento di piazza Bengasi, dopo un’intensa giornata di lavoro, nonostante avesse le chiavi, non è riuscita a entrare nella propria abitazione, dal momento che la porta non si apriva completamente. Qualcuno dall’interno doveva avere chiuso il chiavistello. E quel qualcuno era il micio di casa, Saganaki, un bel felino di 7 mesi di colore rosso che da dentro li osservava. Uno dei due proprietari ha spiegato ai cronisti de La Stampa che avevano appeso un fiocco al gancio di sicurezza, ma trovandosi molto in alto, il gatto non era mai arrivato sin lì. Tranne stavolta. Sanagaki è riuscito a saltare per giocare con il fiocco e facendolo ha spostato il chiavistello.

Dopo averle provate tutte, intorno alle 23.00, i due hanno dovuto richiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco che hanno aperto la porta, consentendo loro di poter rientrare in casa e ricongiungersi al loro Saganaki. (fotografia di repertorio, generica di gatto rosso, di Elizabeth su Unsplash)

F.B.

Domenico Fucigna, futurologo, presenta “Cibo | Verso il 2030”

Intervista a Domenico Fucigna, futurologo e autore del libro “CIBO | VERSO IL 2030”. Docente all’Università di Padova, Domenico Fucigna è anche fondatore di Managerzen Progetti e TEA Trends, collabora con Olab&Partners.

Al microfono di Alessia Angellotti:

 

Emanuela Corradini presenta il metodo BeFOODIE

Elicia Baresi, di Radio Bruno, ha intervistato Emanuela Corradini di Olab&Partners, si occupa di marketing e comunicazione. Una professionista che ha ideato il metodo BeFOODIE, finanziato dai fondi del PNRR a favore delle imprese che si occupano di cibo.

Ci ha parlato anche dell’evoluzione dei consumi, come ciò ricade nel futuro delle imprese e della ristorazione.

Vasto incendio distrugge un casale

Un vasto incendio è scoppiato in un casale nella serata di ieri, mercoledì 23 ottobre, poco prima delle 23.00, in località Castel Dell’Alpi, nel Comune di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna.

Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco dei distaccamenti di Monzuno, Castiglione, Monghidoro e Pianoro. Fortunatamente nessuna persona è rimasta coinvolta nel rogo: non si registrano infatti né feriti né intossicati.

Da accertare che cosa abbia fatto sprigionare le fiamme. Sul luogo dell’incendio sono giunti anche i Carabinieri a cui sono affidate le indagini.

Angelina Mango cancella il tour per motivi di salute

Con un post scritto a mano, Angelina Mango annuncia la cancellazione del tour italiano e di quello europeo. La cantante, che ha vinto l’ultima edizione del Festival di Sanremo con “La noia“, era stata costretta a interrompere il tour nei club dopo poche date per un fastidioso problema di salute. E ora arriva lo stop definitivo.

“Ho cominciato questo tour con le migliori intenzioni, ero felicissima di tornare a suonare dal vivo con voi e i concerti di Roma e Napoli mi hanno riempito il cuore. Gli ultimi giorni sono stata costretta a posticipare le prossime date per via della mia voce che non sono ancora riuscita a recuperare e ora è il momento di ascoltarmi. Devo fermarmi perché voglio prendermi cura di me mettendo la salute al primo posto e perché voglio essere non solo la mia voce, ma anche quella di tutti voi. Per questo insieme al mio team ho deciso che per ora non posso continuare i miei live. Vi amo tantissimo e vi ringrazio già per l’affetto che so che riceverò in questi giorni”, ha scritto sui social.

Per le date in Italia, le richieste di rimborso dei biglietti dovranno essere inoltrate entro e non oltre il 20 dicembre 2024 al sistema di biglietteria presso il quale si è effettuato l’acquisto (Ticketone, Ticketmaster o Vivaticket), seguendo le modalità riportate sui rispettivi siti internet. Per le date in Europa, verranno inviate comunicazioni più dettagliate dal sistema di biglietteria presso il quale si è effettuato l’acquisto (Ticketmaster o altre piattaforme).

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Angelina Mango (@angelinamango_)

Due giovani lavoratori le vittime della tragica esplosione di ieri a Bologna

Era previsto proprio oggi, giovedì 24 ottobre, uno sciopero per la sicurezza allo stabilimento Toyota Material Handling di Borgo Panigale a Bologna, dove nel pomeriggio di ieri, mercoledì 23 ottobre, un’esplosione ha ucciso due persone, due giovani lavoratori 30enni, e ne ha ferite altre undici.

L’esplosione, probabilmente innescata da un compressore, che ha fatto crollare una parte di un capannone e ha provocato la morte dei due lavoratori, si è verificata nel tardo pomeriggio, intorno alle 17.20. Le vittime erano due giovani: Lorenzo Cubello, di 37 anni, e Fabio Tosi, 34 anni, entrambi nati a Bologna. Altri 11 dipendenti sono rimasti feriti: uno sarebbe in gravi condizioni, mentre gli altri dieci in condizioni più lievi.

L’azienda, che si trova nella zona di Borgo Panigale, alla periferia della città, è una delle più importanti del distretto meccanico bolognese, produce carrelli elevatori e occupa circa 850 persone. (fotografia di repertorio)

“Per evitare che l’acqua distrugga a valle, è necessario trattenerla a monte”

“Siamo dinanzi a un disastro idro-cementizio e la strada giusta è la rinaturalizzazione del territorio”. A parlare è l’ingegnere idraulico Federico Preti, presidente nazionale dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica, nonché docente dell’Università di Firenze.

“Per evitare che l’acqua distrugga a valle, è necessario trattenerla a monte”. A parlare è l’ingegnere idraulico Federico Preti, presidente nazionale dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica, nonché docente dell’Università di Firenze, che continua, “siamo dinanzi a un disastro idro-cementizio e la strada giusta è la rinaturalizzazione del territorio”.

Professor Preti cosa intende per disastro idro – cementizio?

“Credo sia importante innanzitutto distinguere tra dissesto e rischio idrogeologico, il primo è legato a fenomeni naturali come le frane, l’erosione, le esondazioni di fiumi… processi che nel corso del tempo hanno modellato il territorio; solo qualora tali fenomeni creino danni alle infrastrutture o alle persone si parla di rischio idrogeologico. Rischio sostanzialmente legato a tre fattori: alla pericolosità di certi eventi, alla vulnerabilità dei beni a essi esposti e al valore economico di quanto subisce il danno. Una pericolosità acuita anche dal cambiamento climatico: ad aumentare non è tanto l’entità del fenomeno bensì la sua frequenza in un lasso di tempo sempre più ristretto come è accaduto in Emilia Romagna. Una regione con un enorme consumo di suolo e un alto rischio idro-geologico: l’urbanizzazione è elevata e questo significa che in caso di una forte ondata di maltempo sono principalmente le zone residenziali e industriali a essere colpite. Inoltre se un territorio è densamente antropizzato è maggiormente impermeabile e l’acqua non viene assorbita né trattenuta”.

Quali interventi è necessario mettere in atto?

“La chiave è la rinaturalizzazione del territorio, reso vulnerabile dall’aumento dell’urbanizzazione in pianura e dall’abbandono dell’entroterra. Un tempo nelle zone collinari e montuose, contadini e boscaioli, per la loro stessa sopravvivenza e la salvaguardia dei propri beni, intervenivano puntualmente nella gestione dei boschi e delle aree agricole. La costante manutenzione del reticolo idraulico minore, le cosiddette scoline, e i terrazzamenti erano in grado di trattenere e rallentare una grande quantità di acqua, lo stesso quantitativo che ora dovremo allocare nelle casse di espansione a difesa dei centri abitati. Prima esisteva una laminazione diffusa a monte che oggi, al contrario, è acqua non regimata che arriva a valle, velocemente e in quantità.

Aver arginato i corsi d’acqua salvaguarda i centri abitati ma ha di fatto aumentato il rischio: sentendosi sicuri grazie alla presenza degli argini, infatti, si è costruito di più in prossimità delle aste fluviali e ora se un argine cede o viene tracimato da un evento superiore a quello per cui l’argine è stato progettato succede un disastro. Per quanto alti e robusti possiamo fare gli argini, questi saranno sempre a rischio di essere superati soprattutto in un contesto di cambiamento climatico. Se quell’acqua venisse laminata prima grazie all’agricoltura e al presidio del territorio e se al fiume venisse dato modo di allagare aree non antropizzate a monte, magari ricche di vegetazione ripariale, a valle arriverebbe meno acqua e in un lasso di tempo maggiore.

Ora il rischio legato all’onda di piena è stato traferito a valle e questo non è accettabile. Per ridurre al massimo il rischio di frane e inondazioni, dovremmo delocalizzare edifici e infrastrutture nelle zone a rischio, operazione costosa e non sempre fattibile, pertanto se vogliamo cercare di rendere il sistema più resiliente, lo ribadisco ancora una volta, è necessario lavorare a monte e adeguare o realizzare opere che trattengano e rallentino l’acqua. Nei centri urbani poi la parola d’ordine dev’essere deimpermeabilizzare, quindi eliminare asfalto e cemento e aggiungere vegetazione affinché porzioni di terra sempre maggiori possano assorbire le precipitazioni”.

Vi è un tema che scalda sempre gli animi: sì o no alla presenza di alberi nei corsi d’acqua e nelle aree golenali? Come dovrebbe essere fatta una corretta e puntuale manutenzione?

“La manutenzione deve essere fatta in modo capillare lungo tutto il tratto fluviale, cercando di salvaguardare quanto più possibile la vegetazione ripariale. E’ corretto parlare quindi di una manutenzione gentile ovvero di tagli e interventi selettivi su piante a rischio crollo ad esempio, perchè non dimentichiamo che gli alberi contribuiscono a rallentare la corrente dell’acqua. Non è corretto considerare sicuro un fiume dove tutta la vegetazione presente nell’alveo è stata eliminata. Vorrei poi spendere due parole relativamente ai detriti legnosi che spesso vediamo procedere lungo i corsi dei fiumi verso valle e che creano delle vere e proprie ostruzioni soprattutto in prossimità dei ponti: non è vero che lasciare la vegetazione negli alvei comporta il rischio di una maggiore presenza di tali detriti perché di fatto le piante vive fungono da filtri e li trattengono. La cura dei corsi d’acqua è costosa e impegnativa ma imprescindibile”.

Nel nostro fragilissimo Paese, di dissesto idro geologico si parla solo in caso di emergenza. E’ troppo tardi per intervenire e penso soprattutto alle zone appenniniche?

“Questo è il tema. Occorre fare i conti col fatto che abbiamo urbanizzato molto lungo i corsi d’acqua e le zone di pianura e, contestualmente, abbiamo abbandonato i territori interni. Si dovrebbe spingere sulla difesa del suolo, possibile attraverso una gestione dell’agricoltura e al presidio dei boschi simili a quelli del passato, incentivando, ad esempio, la nascita di cooperative di giovani affinché restino – o tornino – in montagna. E’ l’unica strada percorribile: il territorio va gestito e presidiato. Possono essere realizzate opere di ingegneria naturalistica che utilizzano tecniche a basso impatto ambientale in grado di accelerare il miglioramento strutturale del suolo e quello ambientale.

Opere costruite con materiali naturali e reperibili in loco, come legname, pietrame o piante vive, che compensano ciò che il territorio non è più in grado di fare. Ricordiamoci che in un bosco che non conosce la mano dall’uomo, e dunque privo di scoline o terrazzamenti, non avviene la regimazione della acque. E allora, ad esempio, per contrastare i numerosi movimenti franosi presenti in Emilia Romagna, si potrebbero impiegare le piante vive come una sorta di materiale da costruzione per stabilizzare e consolidare il terreno, in abbinamento a materiali biodegradabili. Le tecniche esistono e, laddove sono state impiegate, penso ad esempio all’Alta Versilia, gli studi dimostrano che il versante è diventato più stabile e, al contempo, si è registrato un raddoppio in termini di biodiversità presente.

Oggi dobbiamo mitigare l’aumento di rischio idrogeologico, compensando gli effetti del consumo di suolo e del cambio climatico con la prevenzione tramite soluzioni basate sulla natura, ovvero realizzando interventi di Ingegneria Naturalistica con investimenti economici 10 volte inferiori a quelli necessari per la ricostruzione in emergenza post eventi catastrofici e dando opportunità di lavoro a tecnici, professionisti e giovani disoccupati. La strada è rinaturalizzare il territorio quanto prima e pianificare interventi strutturali e non strutturali (anche delocalizzazioni di edifici) a medio e lungo termine recuperando risorse economiche da altri settori non così prioritari rispetto al disastro idrogeocementizio” .

Jessica Bianchi

Il Livorno vince ancora rifilando quattro gol al Montevarchi

In avvio di gara i rossoblù, scesi in campo con personalità, spaventano in un paio di occasioni gli amaranto con Zhupa, che ci prova prima di destro all’8′ e poi di testa al 13′ (palla fuori di un niente). Con il passare dei minuti, però, il Livorno prende le misure ed alza il proprio baricentro: i tentativi di Malva (29′) e Siniega (30′) sono il preludio del gol, che arriva al 31′ con il perfetto stacco di testa di Risaliti sugli sviluppi di un corner. Cinque minuti più tardi gli uomini di Indiani trovano anche il raddoppio con Bellini, il cui destro dal limite, complice una deviazione, beffa Conti. Al 40′ ci prova anche Regoli, sulla cui conclusione risponde presente l’estremo difensore rossoblù.

La gioia personale, per l’ex Gavorrano, è rimandata soltanto ad inizio ripresa, quando, dopo appena pochi secondi dal calcio d’inizio, cala il tris con un preciso destro dal limite dell’area. Il Montevarchi, a quel punto, smette di crederci e gli amaranto colpiscono ancora al 63′ con il destro di Dionisi. Utile soltanto per le statistiche, al 76′, il gran gol direttamente da calcio di punizione di Borgia.

Emanuela Grimalda al Duse con “Dio è una signora di mezza età”

Prende il via al Teatro Duse di Bologna DUSEracconti – storie di donne, il ciclo dedicato alle grandi interpreti e autrici femminili. A dare il via al percorso, giovedì 24 ottobre alle ore 21, sarà Emanuela Grimalda con il suo spettacolo “Dio è una signora di mezza età”, diretto da Massimo Navone e prodotto da La Contrada Teatro Stabile di Trieste.

Le sue parole, al microfono di Alessio Aymone:

Scontro camion-furgone: due operai morti e uno ferito

Un grave incidente stradale è accaduto all’alba di oggi, giovedì 24 ottobre, sull’autostrada A1 fra gli svincoli di Orvieto e Attigliano, in direzione sud, in provincia di Terni.

Il bilancio è di due operai morti e uno ferito in modo lieve. Secondo una prima ricostruzione della Polizia Stradale, come riportato dalla stampa locale, un camion condotto da un 55enne avrebbe tamponato un furgone di una ditta della provincia di Latina, fermo in sosta lungo la corsia di emergenza, causando il decesso sul colpo di due operai che erano scesi dal mezzo.
Le vittime sono un 52enne della provincia di Potenza e un 35enne di origini pachistane. Un terzo operaio, di origini bengalesi, è rimasto ferito.

Sul posto è giunto il personale sanitario del 118 ma per i due operai non c’è stato purtroppo nulla da fare. Soccorso invece il terzo operaio. Sul posto anche Polizia Stradale, Vigili del Fuoco e personale di Autostrade per l’Italia. Da ricostruire l’esatta dinamica del sinistro. (fotografia di repertorio)

Chiusi fuori casa dal loro gatto, devono chiamare i Vigili del Fuoco

Chi vive con i gatti lo sa bene, sono esseri tanto adorabili quanto imprevedibili, sempre pronti a stupirci. E’ quanto accaduto a una famiglia di Torino, che ha raccontato la propria “disavventura” a LaStampa.it.

Quando la coppia è tornata nel suo appartamento di piazza Bengasi, dopo un’intensa giornata di lavoro, nonostante avesse le chiavi, non è riuscita a entrare nella propria abitazione, dal momento che la porta non si apriva completamente. Qualcuno dall’interno doveva avere chiuso il chiavistello. E quel qualcuno era il micio di casa, Saganaki, un bel felino di 7 mesi di colore rosso che da dentro li osservava. Uno dei due proprietari ha spiegato ai cronisti de La Stampa che avevano appeso un fiocco al gancio di sicurezza, ma trovandosi molto in alto, il gatto non era mai arrivato sin lì. Tranne stavolta. Sanagaki è riuscito a saltare per giocare con il fiocco e facendolo ha spostato il chiavistello.

Dopo averle provate tutte, intorno alle 23.00, i due hanno dovuto richiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco che hanno aperto la porta, consentendo loro di poter rientrare in casa e ricongiungersi al loro Saganaki. (fotografia di repertorio, generica di gatto rosso, di Elizabeth su Unsplash)

F.B.

Domenico Fucigna, futurologo, presenta “Cibo | Verso il 2030”

Intervista a Domenico Fucigna, futurologo e autore del libro “CIBO | VERSO IL 2030”. Docente all’Università di Padova, Domenico Fucigna è anche fondatore di Managerzen Progetti e TEA Trends, collabora con Olab&Partners.

Al microfono di Alessia Angellotti:

 

Emanuela Corradini presenta il metodo BeFOODIE

Elicia Baresi, di Radio Bruno, ha intervistato Emanuela Corradini di Olab&Partners, si occupa di marketing e comunicazione. Una professionista che ha ideato il metodo BeFOODIE, finanziato dai fondi del PNRR a favore delle imprese che si occupano di cibo.

Ci ha parlato anche dell’evoluzione dei consumi, come ciò ricade nel futuro delle imprese e della ristorazione.

Vasto incendio distrugge un casale

Un vasto incendio è scoppiato in un casale nella serata di ieri, mercoledì 23 ottobre, poco prima delle 23.00, in località Castel Dell’Alpi, nel Comune di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna.

Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco dei distaccamenti di Monzuno, Castiglione, Monghidoro e Pianoro. Fortunatamente nessuna persona è rimasta coinvolta nel rogo: non si registrano infatti né feriti né intossicati.

Da accertare che cosa abbia fatto sprigionare le fiamme. Sul luogo dell’incendio sono giunti anche i Carabinieri a cui sono affidate le indagini.

Angelina Mango cancella il tour per motivi di salute

Con un post scritto a mano, Angelina Mango annuncia la cancellazione del tour italiano e di quello europeo. La cantante, che ha vinto l’ultima edizione del Festival di Sanremo con “La noia“, era stata costretta a interrompere il tour nei club dopo poche date per un fastidioso problema di salute. E ora arriva lo stop definitivo.

“Ho cominciato questo tour con le migliori intenzioni, ero felicissima di tornare a suonare dal vivo con voi e i concerti di Roma e Napoli mi hanno riempito il cuore. Gli ultimi giorni sono stata costretta a posticipare le prossime date per via della mia voce che non sono ancora riuscita a recuperare e ora è il momento di ascoltarmi. Devo fermarmi perché voglio prendermi cura di me mettendo la salute al primo posto e perché voglio essere non solo la mia voce, ma anche quella di tutti voi. Per questo insieme al mio team ho deciso che per ora non posso continuare i miei live. Vi amo tantissimo e vi ringrazio già per l’affetto che so che riceverò in questi giorni”, ha scritto sui social.

Per le date in Italia, le richieste di rimborso dei biglietti dovranno essere inoltrate entro e non oltre il 20 dicembre 2024 al sistema di biglietteria presso il quale si è effettuato l’acquisto (Ticketone, Ticketmaster o Vivaticket), seguendo le modalità riportate sui rispettivi siti internet. Per le date in Europa, verranno inviate comunicazioni più dettagliate dal sistema di biglietteria presso il quale si è effettuato l’acquisto (Ticketmaster o altre piattaforme).

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Angelina Mango (@angelinamango_)

Due giovani lavoratori le vittime della tragica esplosione di ieri a Bologna

Era previsto proprio oggi, giovedì 24 ottobre, uno sciopero per la sicurezza allo stabilimento Toyota Material Handling di Borgo Panigale a Bologna, dove nel pomeriggio di ieri, mercoledì 23 ottobre, un’esplosione ha ucciso due persone, due giovani lavoratori 30enni, e ne ha ferite altre undici.

L’esplosione, probabilmente innescata da un compressore, che ha fatto crollare una parte di un capannone e ha provocato la morte dei due lavoratori, si è verificata nel tardo pomeriggio, intorno alle 17.20. Le vittime erano due giovani: Lorenzo Cubello, di 37 anni, e Fabio Tosi, 34 anni, entrambi nati a Bologna. Altri 11 dipendenti sono rimasti feriti: uno sarebbe in gravi condizioni, mentre gli altri dieci in condizioni più lievi.

L’azienda, che si trova nella zona di Borgo Panigale, alla periferia della città, è una delle più importanti del distretto meccanico bolognese, produce carrelli elevatori e occupa circa 850 persone. (fotografia di repertorio)

“Per evitare che l’acqua distrugga a valle, è necessario trattenerla a monte”

“Siamo dinanzi a un disastro idro-cementizio e la strada giusta è la rinaturalizzazione del territorio”. A parlare è l’ingegnere idraulico Federico Preti, presidente nazionale dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica, nonché docente dell’Università di Firenze.

“Per evitare che l’acqua distrugga a valle, è necessario trattenerla a monte”. A parlare è l’ingegnere idraulico Federico Preti, presidente nazionale dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica, nonché docente dell’Università di Firenze, che continua, “siamo dinanzi a un disastro idro-cementizio e la strada giusta è la rinaturalizzazione del territorio”.

Professor Preti cosa intende per disastro idro – cementizio?

“Credo sia importante innanzitutto distinguere tra dissesto e rischio idrogeologico, il primo è legato a fenomeni naturali come le frane, l’erosione, le esondazioni di fiumi… processi che nel corso del tempo hanno modellato il territorio; solo qualora tali fenomeni creino danni alle infrastrutture o alle persone si parla di rischio idrogeologico. Rischio sostanzialmente legato a tre fattori: alla pericolosità di certi eventi, alla vulnerabilità dei beni a essi esposti e al valore economico di quanto subisce il danno. Una pericolosità acuita anche dal cambiamento climatico: ad aumentare non è tanto l’entità del fenomeno bensì la sua frequenza in un lasso di tempo sempre più ristretto come è accaduto in Emilia Romagna. Una regione con un enorme consumo di suolo e un alto rischio idro-geologico: l’urbanizzazione è elevata e questo significa che in caso di una forte ondata di maltempo sono principalmente le zone residenziali e industriali a essere colpite. Inoltre se un territorio è densamente antropizzato è maggiormente impermeabile e l’acqua non viene assorbita né trattenuta”.

Quali interventi è necessario mettere in atto?

“La chiave è la rinaturalizzazione del territorio, reso vulnerabile dall’aumento dell’urbanizzazione in pianura e dall’abbandono dell’entroterra. Un tempo nelle zone collinari e montuose, contadini e boscaioli, per la loro stessa sopravvivenza e la salvaguardia dei propri beni, intervenivano puntualmente nella gestione dei boschi e delle aree agricole. La costante manutenzione del reticolo idraulico minore, le cosiddette scoline, e i terrazzamenti erano in grado di trattenere e rallentare una grande quantità di acqua, lo stesso quantitativo che ora dovremo allocare nelle casse di espansione a difesa dei centri abitati. Prima esisteva una laminazione diffusa a monte che oggi, al contrario, è acqua non regimata che arriva a valle, velocemente e in quantità.

Aver arginato i corsi d’acqua salvaguarda i centri abitati ma ha di fatto aumentato il rischio: sentendosi sicuri grazie alla presenza degli argini, infatti, si è costruito di più in prossimità delle aste fluviali e ora se un argine cede o viene tracimato da un evento superiore a quello per cui l’argine è stato progettato succede un disastro. Per quanto alti e robusti possiamo fare gli argini, questi saranno sempre a rischio di essere superati soprattutto in un contesto di cambiamento climatico. Se quell’acqua venisse laminata prima grazie all’agricoltura e al presidio del territorio e se al fiume venisse dato modo di allagare aree non antropizzate a monte, magari ricche di vegetazione ripariale, a valle arriverebbe meno acqua e in un lasso di tempo maggiore.

Ora il rischio legato all’onda di piena è stato traferito a valle e questo non è accettabile. Per ridurre al massimo il rischio di frane e inondazioni, dovremmo delocalizzare edifici e infrastrutture nelle zone a rischio, operazione costosa e non sempre fattibile, pertanto se vogliamo cercare di rendere il sistema più resiliente, lo ribadisco ancora una volta, è necessario lavorare a monte e adeguare o realizzare opere che trattengano e rallentino l’acqua. Nei centri urbani poi la parola d’ordine dev’essere deimpermeabilizzare, quindi eliminare asfalto e cemento e aggiungere vegetazione affinché porzioni di terra sempre maggiori possano assorbire le precipitazioni”.

Vi è un tema che scalda sempre gli animi: sì o no alla presenza di alberi nei corsi d’acqua e nelle aree golenali? Come dovrebbe essere fatta una corretta e puntuale manutenzione?

“La manutenzione deve essere fatta in modo capillare lungo tutto il tratto fluviale, cercando di salvaguardare quanto più possibile la vegetazione ripariale. E’ corretto parlare quindi di una manutenzione gentile ovvero di tagli e interventi selettivi su piante a rischio crollo ad esempio, perchè non dimentichiamo che gli alberi contribuiscono a rallentare la corrente dell’acqua. Non è corretto considerare sicuro un fiume dove tutta la vegetazione presente nell’alveo è stata eliminata. Vorrei poi spendere due parole relativamente ai detriti legnosi che spesso vediamo procedere lungo i corsi dei fiumi verso valle e che creano delle vere e proprie ostruzioni soprattutto in prossimità dei ponti: non è vero che lasciare la vegetazione negli alvei comporta il rischio di una maggiore presenza di tali detriti perché di fatto le piante vive fungono da filtri e li trattengono. La cura dei corsi d’acqua è costosa e impegnativa ma imprescindibile”.

Nel nostro fragilissimo Paese, di dissesto idro geologico si parla solo in caso di emergenza. E’ troppo tardi per intervenire e penso soprattutto alle zone appenniniche?

“Questo è il tema. Occorre fare i conti col fatto che abbiamo urbanizzato molto lungo i corsi d’acqua e le zone di pianura e, contestualmente, abbiamo abbandonato i territori interni. Si dovrebbe spingere sulla difesa del suolo, possibile attraverso una gestione dell’agricoltura e al presidio dei boschi simili a quelli del passato, incentivando, ad esempio, la nascita di cooperative di giovani affinché restino – o tornino – in montagna. E’ l’unica strada percorribile: il territorio va gestito e presidiato. Possono essere realizzate opere di ingegneria naturalistica che utilizzano tecniche a basso impatto ambientale in grado di accelerare il miglioramento strutturale del suolo e quello ambientale.

Opere costruite con materiali naturali e reperibili in loco, come legname, pietrame o piante vive, che compensano ciò che il territorio non è più in grado di fare. Ricordiamoci che in un bosco che non conosce la mano dall’uomo, e dunque privo di scoline o terrazzamenti, non avviene la regimazione della acque. E allora, ad esempio, per contrastare i numerosi movimenti franosi presenti in Emilia Romagna, si potrebbero impiegare le piante vive come una sorta di materiale da costruzione per stabilizzare e consolidare il terreno, in abbinamento a materiali biodegradabili. Le tecniche esistono e, laddove sono state impiegate, penso ad esempio all’Alta Versilia, gli studi dimostrano che il versante è diventato più stabile e, al contempo, si è registrato un raddoppio in termini di biodiversità presente.

Oggi dobbiamo mitigare l’aumento di rischio idrogeologico, compensando gli effetti del consumo di suolo e del cambio climatico con la prevenzione tramite soluzioni basate sulla natura, ovvero realizzando interventi di Ingegneria Naturalistica con investimenti economici 10 volte inferiori a quelli necessari per la ricostruzione in emergenza post eventi catastrofici e dando opportunità di lavoro a tecnici, professionisti e giovani disoccupati. La strada è rinaturalizzare il territorio quanto prima e pianificare interventi strutturali e non strutturali (anche delocalizzazioni di edifici) a medio e lungo termine recuperando risorse economiche da altri settori non così prioritari rispetto al disastro idrogeocementizio” .

Jessica Bianchi

Il Livorno vince ancora rifilando quattro gol al Montevarchi

In avvio di gara i rossoblù, scesi in campo con personalità, spaventano in un paio di occasioni gli amaranto con Zhupa, che ci prova prima di destro all’8′ e poi di testa al 13′ (palla fuori di un niente). Con il passare dei minuti, però, il Livorno prende le misure ed alza il proprio baricentro: i tentativi di Malva (29′) e Siniega (30′) sono il preludio del gol, che arriva al 31′ con il perfetto stacco di testa di Risaliti sugli sviluppi di un corner. Cinque minuti più tardi gli uomini di Indiani trovano anche il raddoppio con Bellini, il cui destro dal limite, complice una deviazione, beffa Conti. Al 40′ ci prova anche Regoli, sulla cui conclusione risponde presente l’estremo difensore rossoblù.

La gioia personale, per l’ex Gavorrano, è rimandata soltanto ad inizio ripresa, quando, dopo appena pochi secondi dal calcio d’inizio, cala il tris con un preciso destro dal limite dell’area. Il Montevarchi, a quel punto, smette di crederci e gli amaranto colpiscono ancora al 63′ con il destro di Dionisi. Utile soltanto per le statistiche, al 76′, il gran gol direttamente da calcio di punizione di Borgia.

Cadono in una cisterna: muoiono due giovani operai

Un tragico incidente sul lavoro è accaduto nella mattinata di oggi, lunedì 4 agosto, a Santa Maria di Sala, città metropolitana di Venezia. Due...