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Parma: Covid: “Compagni di Studio”, il progetto del Liceo Bertolucci, nato dagli studenti per gli studenti

“l’aspetto interessante di questo progetto è proprio il fatto che è lo studente che scegli di rimboccarsi le maniche”   Zoe Coccoi

Al via oggi gli esami di maturità per oltre 500mila studenti in Italia. Giovani provati dalle difficoltà dovute alla pandemia, a volte disorientati, ma nella maggior parte dei casi, forti e risoluti, anche se i contraccolpi di restrizioni, divieti, mascherine e distanziamento, vittime, sofferenze, e tutto il resto ormai noto, lascerà segni impegnativi.

E’ in questa cornice che ho incontrato il progetto “Compagni di Studio”. Davanti a me,  una realtà scolastica straordinaria. Prima di dare la parola alla portavoce, la giovanissima Zoe Coccoi che ha ricevuto dalla sua città, all’inizio di questo mese, il Premio “Le Parmigiane” (riconoscimento voluto dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Parma per il 2021 che ha scelto come tema, “L’istruzione durante la pandemia”) e alla professoressa Giovanna Azzoni, referente del corpo docente di questo e altre iniziative, metterei l’accento sulla personalità di colui da cui l’istituto scolastico ha preso il nome, scelto non a caso, Attilio Bertolucci. Riporto testualmente ciò che si legge sfogliando le pagine del sito ufficiale del Liceo:

Attilio Bertolucci non è solo il poeta tanto amato a Parma per le soffuse atmosfere naturalistiche che pervadono le sue poesie, ma è intellettuale poliedrico di riconosciuto spessore artistico e letterario nel panorama culturale del secondo dopoguerra. Dopo essersi dedicato all’insegnamento, stimato dai letterati ed amici Luzi, Sereni, Pasolini, Bertolucci è uscito dai circoli culturali di Parma per aprirsi ad una dimensione nazionale ed internazionale”

Come la stessa Zoe mi ha spiegato “questo liceo ha una filosofia ben precisa, ovvero far sì che gli spazi, gli ambienti scolastici e tutto ciò che ne deriva, vengano visti dagli studenti come una casa. C’è veramente un senso di comunità scolastica, vista perciò come insieme di tutte le persone che la compongono, dal personale ATA, dai genitori, dagli studenti stessi, dai professori,.. etc. La scuola mette da anni a disposizione gli spazi della scuola, anche nei pomeriggi, quindi è frequente vedere nei corridoi, un po’ come in modalità universitaria, gli studenti insieme a studiare dopo scuola, mangiando insieme scaldando le cose nel microonde”

Ma il Liceo Bertolucci, che definirei ‘illuminato’ (spesso tratto di imprenditori ‘illuminati’, qui è il caso di spostare il focus) ha tra le tante attività anche quella dedita al volontariato con un Gruppo specifico.

Il  Gruppo di Volontariato – mi spiega Zoe –  è attivo da tanti anni all’interno del Liceo Bertolucci, guidato dalla prof.ssa Giovanna Azzoni. Il Gruppo si occupa di portare avanti diversi progetti o di prestare servizi di volontariato in più ambiti. Ad esempio si andava all’interno delle Case di Riposo di Parma per fare compagnia e portare ‘vivacità’, oppure siamo legati all’Emporio Solidale della città, abbiamo fatto collette alimentari e promosse all’interno della scuola come merende solidali per raccogliere fondi da destinare appunto all’Emporio. Quindi di attività nell’ambito sociale solidale ce ne sono tante e il gruppo di volontariato è aperto a tutti gli studenti della scuola. E quest’anno è all’interno di questo gruppo che è nato il progetto Compagni di studio, in risposta alla mancanza di un qualcosa, gli spazi di aggregazione

Ora che è chiaro il profilo dell’istituto Bertolucci, si può entrare appieno nel progetto appunto “Compagni di studio” che come Zoe ha anticipato, è nato dal Gruppo di Volontariato:

Compagni di scuola è il frutto della collaborazione di più persone – spiega Zoe – Sicuramente io in questo progetto ho gestito maggiormente la parte organizzativa, un po’ perché sono in 4° superiore poi perché faccio parte del gruppo di volontariato già dalla prima liceo, quindi da quattro anni. Non è un’idea solo mia, ma è un’idea che nasce con più persone e in cui ogni persona di questo gruppo, ha voluto dare un suo contributo, piccolo o grande che sia stato, in base alle competenze che presentava. Un voler prendersi in carico tutti insieme di un medesimo problema. Quello che come gruppo di volontariato avevamo percepito era una difficoltà da parte degli studenti del Bertolucci. Quella cioè di sentire l’assenza di quei momenti di aggregazione propri che il Liceo ci permetteva di vivere e che con il Covid sono stati spazzati via e ci hanno messo in modalità DAD. Ma tutti noi sentivamo il bisogno di qualcosa che potesse sostituire quella possibilità di studio e di socialità, di quei momenti che  arricchivano la scuola di per sé formando relazioni e via dicendo.

Così molto velocemente è nato Compagni di Studio. L’idea è emersa ad inizio anno scolastico però si è concretizzata solamente nel febbraio scorso e nell’arco di un mese abbiamo impostato tutto il progetto da dopo le vacanze di Natale.

Il progetto consiste nel creare una rete tra gli studenti che scelgono di supportarsi reciprocamente nello studio grazie alla presenza di una nuova figura all’interno della scuola, riconosciuta dai docenti, il Tutor. Il Tutor è uno studente che sceglie di mettere al servizio della collettività parte del suo tempo, ma soprattutto parte del suo sapere, della sua competenza scolastica legata ad una o più discipline. Di conseguenza l’aspetto interessante di questo progetto è proprio il fatto che è lo studente che scegli di rimboccarsi le maniche e di prestare un proprio contributo alla scuola. Un altro aspetto interessante è che questo progetto non si pone con l’obbiettivo di voler sostituire uno spazio recuperi per gli studenti, ma è un’ulteriore possibilità che viene data agli studenti. La cosa più bella è che, sì vi è un docente che coordina il progetto, ma è organizzato totalmente dagli studenti, in ogni suo aspetto c’è la nostra mano. C’è un gruppo di persone giovani che vogliono aiutarsi fra di loro e c’è la figura del tutor, riconosciuta come dicevo dai docenti stessi. Se io voglio diventare tutor in matematica, ad esempio, la referente del progetto, la professoressa Giovanna Azzoni  chiede alla mia docente di matematica se ho le competenze scolastiche per farlo, oltre poi a tutte le competenze trasversali che ne derivano perché ovviamente insegnare o riprendere insieme ad un’altra persona cose studiate ha una complessità diversa, quindi è un mettersi molto in gioco.

E per accogliere le candidature abbiamo realizzato una casella di posta elettronica.

Quindi è nata questa rete, sfruttando la tecnologia ( a me piace dire che questo progetto vuole usare la tecnologia come uno strumento che aiuti il prossimo concretamente). Abbiamo creato così una cartella che raccoglie i nomi di tutti i tutor, eil loro indirizzo e-mail e le materie e gli orari in cui danno la loro disponibilità a supportare gli altri. Gli studenti possono entrare in questo strumento e contattare il loro tutor. Da lì in poi il Gruppo di Volontariato lascia spazio agli altri.

Noi poi abbiamo un registro in cui i tutor segnano tutte le presenze e le ore che fanno, sia per un loro riconoscimento, per crediti scolastici o molto, sia semplicemente per lasciare una traccia di ciò che sta succedendo, di quanto questo progetto sta prendendo piede e via dicendo.

 Una preparazione che è stata molto veloce grazie anche e soprattutto al nostro preside, Aluisi Tosolini, dirigente molto connesso e che essendo molto orgoglioso del progetto ha permesso una rapida divulgazione. Oltre ad averne parlato all’interno di un programma su Rai1 è stato anche inserito nella biblioteca Indire (n.d.r.: INDIRE apre alla scuola italiana la Biblioteca dell‘Innovazione, un ambiente online pensato per scoprire e proporre esperienze, idee e risorse funzionali al rinnovamento del modello scolastico. che ha aperto poco tempo fa il Ministero dell’Istruzione) come proposte pioniere per la nuova didattica a distanza.

Naturalmente ho desiderato ascoltare anche la professoressa Giovanna Azzoni, coordinatrice sia del Gruppo di Volontariato che del progetto “Compagni di studio”

“Chiaramente sono molto orgogliosa del progetto e soprattutto del fatto che l’idea è nata all’interno di un gruppo, il gruppo di volontariato. I ragazzi presi dal desiderio di creare questa rete, di rendersi utili agli altri, per fare qualcosa per la comunità del Bertolucci, si sono impegnati e hanno dedicato tanto tempo alla realizzazione di questo progetto.

Mi piace molto l’idea che sia nata in questo momento quando si sentiva questo bisogno di ricreare delle relazioni, di ristabilire un contatto anche con un mezzo che è quello tecnologico e che quest’anno ci ha aiutato veramente tanto a rimanere in contatto. E sono anche orgogliosa perché i ragazzi oltre ad aver gestito  il progetto sono stati in grado di mettersi in gioco e ognuno ha messo a disposizione le capacità, le conoscenze, le competenze che aveva e si sono suddivisi i compiti con grande maturità e senso di responsabilità, quindi, sì, io sono molto contenta”

E’ un esempio questo di quanto il popolo dei giovani sia attento e pronto a rispondere ogni qualvolta sia sollecitato da proposte interessanti e sia chiamato in causa con atteggiamento paritario

 “Assolutamente, e soprattutto l’entusiasmo perché è stato il vero motore, la benzina, il propulsore che è riuscito a mettere in moto tutto, a far partire tutto. L’entusiasmo di creare qualcosa di nuovo, di essere loro i protagonisti, direi al 100% di questo progetto, i ragazzi del gruppo volontariato come ideatori e organizzatori, chiamando però poi altri compagni a fare i tutor. Quindi progetto ideato, gestito e realizzato totalmente dagli studenti, dagli adolescenti, una fascia 14-19 anni”   

Ciò che mi ha colpito molto è che emerge forte dalle vostre attività e, come si diceva, il forte impegno verso il sociale. Una direzione che credo non sia proprio scontata all’interno degli Istituti scolastici.

“L’idea è che la scuola è quel luogo, quell’ambiente in cui i ragazzi crescono nella conoscenza, nelle competenze  e nell’ambito del sociale, perché diventano giovani cittadini responsabili. Quindi la scuola ha questo compito, di far crescere la persona a 360 gradi. E’ chiaro che le conoscenze, le competenze, sono fondamentali, devono assolutamente esserci, ma se vogliamo avere dei cittadini responsabili, dobbiamo anche sensibilizzarli, toccare proprio la loro sensibilità. C’è anche il forte desiderio di  fare qualcosa di concreto. Da sempre il nostro liceo è molto attento all’ambito del sociale, da sempre proponiamo azioni di solidarietà. In particolar modo collaboriamo molto e da più di 10 anni con l’Emporio Solidale, collaboriamo con la Comunità di Sant’Egidio, le feste con gli anziani a Villa Parma. E i ragazzi rispondono, hanno un gran desiderio di donare tempo, nel senso che “il mio donare tempo rende felice qualcun altro e questo rende felice me”.  E’ come una catena che si autoalimenta e che permette anche di cambiare un po’ anche la vita della città”      

Di solito parlo di imprenditori illuminati, in questo caso posso parlare di  istituto scolastico illuminato. Dimostrate di essere una famiglia, una comunità che viaggia sulla stessa lunghezza d’onda anche perché per realizzare certe iniziative ovviamente la maggior parte di voi, corpo docente, in sintonia

“Si si devo dire che c’è una grande sintonia. C’è sicuramente un dirigente che ha impostato, quando è  nato il Bertolucci, che ha dato delle indicazioni, ha tracciato. ..ha proposto.. diciamo così.  E c’è tutta una serie di insegnanti che riconosce in queste proposte, delle proposte valide. Per cui devo dire che tutte le volte che ho chiesto a colleghi collaborazione, disponibilità per questi progetti, questa c’è sempre stata completamente. Quindi c’è veramente la stessa intenzione, perché o si viaggia tutti nella stessa direzione o non si va avanti, si sta fermi lì. E invece per noi no, è una caratteristica dove il termine ‘famiglia’ ha il valore di ‘casa’. Quando ne parliamo, desideriamo che l’ambiente che si respira sia familiare, un luogo in cui si sta bene insieme, si cresce insieme”   

In questo anno e mezzo di pandemia, nel corso della sua attività, c’è stato un momento in cui si è sentita scoraggiata e uno in cui si è emozionata?

No, scoraggiata mai perché siamo sempre stati molto sostenuti dal nostro dirigente e soprattutto ci siamo sostenuti tra docenti. L’anno scorso ad esempio, il 24 febbraio, il primo giorno che eravamo a casa per la pandemia, un’equipe di colleghi ha preparato una circolare in cui  ci venivano date delle indicazioni per come gestire la didattica a distanza, la famosa DAD. Il 24 febbraio era il primo lunedì a casa e noi dal 25 abbiamo iniziato a fare didattica a distanza grazie a colleghi che erano già esperti e che hanno condiviso con tutti gli altri le loro conoscenze affinché nessuno rimanesse indietro e che tutti potessero far leva su stesse indicazioni, modalità, percorso. Poi un dirigente che ci ha appoggiati e sostenuti per tutto l’anno scorso e degli studenti che hanno risposto.

Quest’anno a marzo ho sentito che gli studenti erano stanchi di questa situazione, quindi non scoraggiata io, ma tanto dispiaciuta per loro che sentivo lontani stanchi, veramente.

Commossa, be’ tutte le volte che i ragazzi hanno dimostrato che avevano compreso che avevo lavorato insieme a loro, che ero pronta a stare con loro in questa situazione. Quindi tutte le volte che i ragazzi ti dimostrano affetto vieni toccato nel cuore”  

 

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