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Sanremo: la RAI diffida il Comune dopo la pubblicazione del bando

Nei giorni scorsi il Comune di Sanremo ha pubblicato un bando di gara per l’assegnazione delle prossime edizioni del Festival della Canzone Italiana, in ottemperanza alla sentenza emessa dal TAR della Liguria dello scorso dicembre. La gara riguarda le prossime tre edizioni del festival, dal 2026 al 2028, eventualmente prorogabile fino al 2030, con “obbligo di trasmissione dell’intero evento in diretta integrale e in chiaro, e diritto esclusivo di ripresa e utilizzazione dell’evento in sede televisiva e radiofonica, previa concessione dell’uso dei marchi registrati ‘Festival della Canzone Italiana’ e ‘Festival di Sanremo’, in sede radiotelevisiva, radiofonica e in ogni forma tecnicamente realizzabile”.

Ma la RAI non ci sta e, come si legge sull’Ansa, ha diffidato il Comune di Sanremo per la concessione in licenza dei marchi “Festival di Sanremo” e “Festival della Canzone Italiana” ad altre emittenti. Per l’azienda i marchi sono legati al format creato in questi trent’anni di attività e non possono essere utilizzati da altri, chiunque dovesse usare un format simile negli elementi essenziali ne violerebbe i diritti d’autore. Nel caso il format dell’emittente concorrente dovesse essere sostanzialmente diverso, si configurerebbe un’ipotesi di uso ingannevole dei marchi del Festival.

Lo stop del servizio pubblico arriva il giorno dopo la pubblicazione del bando, in cui è specificato che potranno partecipare solo operatori in chiaro “che possiedano dimostrate capacità di organizzazione di eventi di particolare rilevanza”. Inoltre la nuova emittente sarà scelta in base alla “qualità artistica, la congruità della complessiva proposta artistica rispetto al profilo culturale storicamente assunto dal Festival, la capacità di valorizzare la kermesse e i marchi Festival di Sanremo e Festival della Canzone Italiana”, oltre a dover dare al Comune almeno 6,5 milioni all’anno, oltre all’1% sugli introiti pubblicitari. Tra le clausole si legge che il Comune si riserba di poter interrompere il rapporto di lavoro con il partner “nel caso in cui una o più edizioni ottengano risultati d’ascolto inferiori di 15 punti rispetto alla percentuale media degli ascolti delle precedenti cinque edizioni del Festival”, senza risarcimenti, costi e indennità a proprio carico.

Una vera impresa visto gli ascolti delle ultime edizioni hanno superato il 60% di share, toccando il 67.1% nel 2025.

Anche Fimi si oppone al bando, sottolineando come non viene considerato il ruolo della discografia che, con investimenti e contenuti, consente al festival di prosperare e generare ricavi. “La prossima edizione del festival dovrà prevedere un consistente rimborso economico per le imprese partecipanti. Senza la discografia sul palco di Sanremo ci sarebbero giusto i fiori. Il festival senza la musica è una scatola vuota”, ha sottolineato il Ceo di Fimi Enzo Mazza.

Per ora ancora nessun commento dal Comune di Sanremo.

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