Sean “Diddy” Combs, star della scena hip hop e imprenditore, è stato condannato a quattro anni e due mesi di carcere, oltre a una multa di 500 mila dollari per reati legati alla prostituzione. La sentenza, pronunciata dal giudice Arun Subramanian, chiude una delle più seguite vicende giuridiche che ha messo in discussione la figura di uno dei personaggi più famosi e influenti degli Stati Uniti. Dopo esser stato assolto a luglio dalle accuse di traffico sessuale e associazione a delinquere, ma giudicato colpevole di due capi di imputazione legati alla prostituzione, che prevedevano una pena massima di 10 anni, è stato condannato a quattro anni.
Come ha dichiarato il giudice Subramanian, la pena è “necessaria” per sottolineare la gravità dei reati commessi: “Si tratta di abusi che hanno segnato in maniera irreparabile la vita delle vittime. La condanna deve servire da monito agli autori di violenze e allo stesso tempo come messaggio di ascolto per chi le subisce”. Nelle ore prima della sentenza, il rapper aveva mandato una lettera al giudice, in cui sosteneva di esser cambiato: “Il vecchio me è morto dietro le sbarre, oggi è nato un uomo nuovo. Non cerco più fama o denaro, voglio solo la mia famiglia”. Pentimento che è stato manifestato anche in aula, che però non ha convinto il tribunale.
Il processo si è concluso dopo otto settimane, a due anni dall’arresto del produttore 55enne, che ha rischiato 20 anni di carcere. Diddy si trova in custodia da settembre 2024 e sarà liberato a novembre 2028, visto che ha già scontato 13 mesi di reclusione.
Il legali di Combs hanno già annunciato che presenteranno ricorso in appello e i sostenitori del rapper stanno intensificando le richieste per ottenere la clemenza da parte di Donald Trump, al quale i legali si erano già appellati ad agosto.