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Vasco: “Il virus ha fermato i miei concerti, ma non fermerà mai le mie canzoni”

Il rinvio dei concerti al prossimo anno ha colpito anche Vasco Rossi, uno degli artisti più attesi di questa estate con il suo “Non Stop Live Festival”. La pandemia ha stravolto i piani di tutti, fan e artisti compresi, perché come il rocker di Zocca ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera: “L’impossibilità di avere contatti fisici creava la condizione per cui non si potevano fare concerti nemmeno a giugno. A quel punto mi è crollato il mondo addosso: è da un anno che seguiamo questo progetto, ci avevamo già lavorato, già fatto tutti gli arrangiamenti, io ero già pronto per partire…”.

Per Vasco i concerti sono un motivo per cui svegliarsi al mattino, qualcosa di veramente benefico e terapeutico per la sua persona. Dopo aver visto sfumare l’ipotesi di poter rimandare tutto a settembre, ha deciso di prendere la situazione di petto e di prepararsi per il prossimo anno, cercando di rimanere in salute.

Uno dei primi pensieri del Blasco è andato alle persone che lavorano nel mondo dello spettacolo: “hanno difficoltà molto più grandi delle mie dal punto di vista economico. Io posso stare un anno fermo”. Così, durante l’intervista, ha raccontato di voler istituire un fondo di solidarietà, in cui gli artisti avrebbero depositato fondi per poter aiutare i lavoratori. Anche Jovanotti e Laura Pausini si sono uniti al progetto e da cui è nata la lettera aperta della cantante di Solarolo, appoggiata da tutti gli artisti: “voglio pensare che sia stato anche grazie a noi artisti, dopo questa lettera che è stata firmata da tutti. Poi ci siamo detti: perché non costituire un fondo di sostegno per i lavoratori dello spettacolo? Ma il problema è a chi affidarlo: non c’era un’organizzazione, è una cosa abbastanza complicata”. Vasco conferma che ogni artista sta pensando a proteggere la propria squadra, per essere certi che tutto vada a buon fine.

Vasco racconta anche come nascono le sue canzoni e il modo in cui scrive durante il giorno. E’ sempre stato convinto che dalle grandi sofferenze si peschi il meglio per poter scrivere canzoni, ma non in questo periodo di lockdown, in cui c’è solo sofferenza: “Io soffro e basta, non è che scrivo una canzone. Magari dopo, quando è passato, ricordo quel momento e magari finisce in una canzone tutta l’intensità di quel momento lì. Però adesso sono troppo attonito, frastornato, allibito e incantato da questa situazione così pazzesca, da queste città vuote”.

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