DALLA RUBRICA “LA COLAZIONE DEL LUNEDI’ DI GABRIELE GUASTELLA” – Ormai lo sapete, amo i numeri, amo le statistiche, ma amo particolarmente fare attenzione ai particolari; il calcio da sempre è un clamoroso incrocio di emozioni, un via vai di storie che spesso si divertono a prendersi gioco dei calendari, e inspiegabilmente anche a distanza di anni sembra quasi che a volte voglia giocare con i “dejavu”. Sul perché lo scoprirete tra qualche riga.
Intanto da venerdì si ricomincia, si fa sul serio. L’Empoli è chiamato a scendere in campo per onorare al meglio la Coppa Italia al debutto: e sugli azzurri quest’anno in Coppa Italia c’è una particolare attenzione anche da parte dei media nazionali, visto che parliamo pur sempre di una delle quattro semifinaliste della passata edizione, battuta da quel Bologna capace poi di alzare il trofeo nella finale dell’Olimpico contro il Milan.
Quella di venerdì 15 Agosto, ferragosto per l’appunto, non è solo una sfida alla Reggiana che vale l’accesso al Secondo Turno, è il debutto di un nuovo ciclo, con sulla panchina il volto nuovo quanto atteso Guido Pagliuca, e arriva in un momento in cui l’Empoli continua ad essere un cantiere aperto. Il calciomercato, infatti, nelle prossime ore potrà continuare a rubare la scena al calcio giocato, nonostante l’imminenza del via della stagione.
Ma veniamo ai dejavu: Empoli-Reggiana è una ripetizione di un debutto di Coppa Italia come avvenne qualche anno fa, curiosamente sulla panchina degli emiliani allora vi era un certo Paolo Zanetti, a quel tempo solo ex calciatore azzurro, ed oggi anche un ex mister. Ma il vero dejavu risale all’estate 1996.
L’Empoli di Luciano Spalletti si avviava all’esordio in Coppa Italia indossando una maglia con cucita sul petto la coccarda per la conquista della Coppa Italia di Serie C, ottenuta ai danni del Monza nel maggio precedente. Il 24 agosto di quell’anno gli azzurri ospitavano la Reggina, si insomma il passo tra Reggina e Reggiana è breve, appena una vocale in meno, in rappresentanza delle due città che di nome portano “Reggio”. La partita fu decisa da una magia di Cappellini su punizione, ad un minuto dallo scadere, e regalò agli azzurri un doppio confronto di coppa con il Milan nel turno successivo. La materializzazione del dejavu è però rappresentata dal debutto in campionato. Allora come quest’anno, dopo una squadra di “Reggio”, contro il Padova. Ventinove anni fa, era l’8 settembre, giocavamo in casa dei veneti: giocammo una partita gagliarda, ma perdemmo 1-0 con un gol di Van Utrech al 90′. Noi eravamo neopromossi in B, loro erano appena retrocessi dalla Serie A.
Quest’anno, a parti clamorosamente invertite quanto diametralmente opposte, giocheremo noi in casa. Alla fine di quella Serie B di ventinove anni fa l’Empoli fu promosso come seconda alle spalle del Brescia, insieme alle pugliesi Lecce e Bari, mentre il Padova chiuse a metà classifica.
Ecco qua l’ennesima conferma di come il calcio possa risultare una storia ingarbugliata fatta di corsi e ricorsi, e di come sia importante saper leggere, talvolta, in profondità ben oltre i classici numeri e le statistiche. E poi cosa penso? Penso esattamente quello che scrissi appena dieci giorni dopo la retrocessione, già oltre due mesi fa; penso che sia necessario avere lo stesso entusiasmo di una neopromossa, far finta che questa Serie B sia un’eccezionale riscoperta, viverla con la voglia di sorprendere e sorprendersi, di divertirsi, esattamente come ventinove anni fa…
Fonte: gabrieleguastella.it
