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Oggi alle 15.00 i funerali di Stato di Silvio Berlusconi

Giornata di lutto nazionale e bandiere a mezz’asta: per i funerali di Stato di Silvio Berlusconi che saranno celebrati oggi pomeriggio alle 15.00 nel Duomo di Milano sono attese circa 1800 personalità politiche tra italiane ed estere. A queste si aggiungono esponenti del mondo dello spettacolo, dell’imprenditoria e dello sport.

Da questa mattina è iniziato il montaggio delle 15mila transenne che delimiteranno i passaggi e le vie di fuga in piazza Duomo. Sono attesi migliaia di cittadini che potranno assistere alle esequie da due maxischermi, montati per l’occasione. Per la gestione della piazza il Comune di Milano ha proposto il modello che si utilizza per i grandi eventi, con varchi di ingresso per i controlli, accesso libero ma, in questo caso, contingentato fino a un massimo di circa 10mila persone.

Il Duomo di Milano chiuderà le porte al normale flusso di fedeli e turisti oggi a mezzogiorno, per riaprirle alle 13:30. A quell’ora potranno iniziare a entrare i partecipanti ai funerali dell’ex presidente del Consiglio. (fotografia da Facebook)

Maltempo, nuova bomba d’acqua nel reggiano: allagamenti e sfollati

Nuova ondata di maltempo nel modenese e nel reggiano: nel pomeriggio di ieri su queste zone, già in difficoltà dalle recenti alluvioni, si è abbattuta l’ennesima bomba d’acqua che ha provocato danni e paura per i residenti anche se, fortunatamente, non si segnalano  feriti.

Ancora una volta, le zone maggiormente colpite sono state quelle dell’Appennino emiliano, specialmente in provincia di Reggio Emilia, zone caratterizzate da frane e dissesti non ancora completamente risolti.

Il violento nubifragio questa volta si è abbattuto sul comprensorio ceramico reggiano, dove si sono registrati allagamenti e quattro persone sfollate. A Ligonchio, nel comune di Ventasso, l’acqua ha eroso il terreno sotto il manto stradale di via La Loggia che è stata chiusa al traffico a causa di una voragine che si è formata in strada. Nel comune di Casalgrande (Reggio Emilia) è esondato il Canale Secchia nella frazione di Villalunga. L’acqua ha invaso le strade entrando anche in alcune abitazioni. A Sant’Antonino di Casalgrande un furgone con a bordo una persona è rimasto quasi completamente sommerso dall’acqua, ma il conducente è riuscito a uscire illeso.

Serie C, finale andata playoff: Lecco espugna Foggia

Il Lecco espugna Foggia per 2-1 nella finale di andata dei playoff di Serie C. Gara decisa dalla punizione capolavoro di Lepore al minuto 87 dopo il botta e risposta tra Leo (7′) e Pinzauti (29′) nel corso del primo tempo.

Ora si attende il ritorno allo stadio “Rigamonti-Ceppi” di Lecco di domenica 18 giugno alle ore 17,30 dove la squadra lombarda avrà a disposizione due risultati su tre per centrare la promozione in Serie B

Esciua: “Cerchiamo profili da Serie C mentre per Protti le porte sono aperte”

Nessun annuncio ufficiale, se non quello relativo a Gianni Palumbo, che sarà il nuovo team manager. Nella conferenza stampa indetta nel pomeriggio di oggi, martedì 13 giugno, il presidente in pectore del Livorno Joel Esciua, che diventerà proprietario del club a tutti gli effetti dal prossimo 1 luglio, ha fatto il punto della situazione per delineare come la società si muoverà in questi giorni in vista della stagione 2023/2024, che vedrà gli amaranto ancora in serie D. Con l’obiettivo, come sottolineato dallo stesso finanziere anglobrasiliano lo scorso 12 aprile, di riportare subito il club nel calcio professionistico.

“Vogliamo lasciarci dietro di noi il più velocemente la serie D e, per uscire da questa categoria, dobbiamo fare le cose per bene – ha sottolineato -. Quando sono arrivato ho trovato una scatola abbastanza vuota e adesso stiamo gettando delle basi. Per quanto riguarda la parte contabile e finanziaria, a breve ufficializzeremo per Massimiliano Casali un ruolo più importante. Nella comunicazione ci sarà Gianni Tacchi, che ha avuto in tutti questi mesi un lavoro straordinario. Avremo poi un nuovo team manager: Gianni Palumbo, che da molti anni è nel mondo del calcio. Adesso torna a casa e sono felicissimo di poterlo annunciare. Fondamentale, per me, sarà inoltre il settore giovanile: la Juniores nella passata stagione ha fatto benissimo e sono convinto che il prossimo anno farà ancora meglio: stiamo costruendo un ambiente al top per far sì che i nostri giocatori siano delle eccellenze per la categoria cosicché anche la prima squadra possa attingere dal nostro settore giovanile”.  

“Abbiamo già iniziato a programmare la stagione – ha proseguito Esciua -. Dal 30 luglio al 13 agosto la squadrà sarà in ritiro a Pievepelago, ma già qualche giorno prima ci sarà probabilmente la possibilità di allenarci allo stadio. Da inizio settembre ci sposteremo poi al Coni di Tirrenia, ma esiste anche una seconda possibilità: allenarci in parte allo stadio, dove disponiamo di una palestra, ed in parte su un campo che presenta tutte le infrastrutture necessarie ma del quale ancora non svelo i dettagli. La presentazione della squadra, invece, si terrà il 23 luglio”.

“Allenatore e direttore sportivo sono le due figure più importanti, ma che, ad oggi, non abbiamo ancora ufficializzato. Siamo al 13 giugno e abbiamo ancora più di tre mesi prima dell’inizio del campionato e non vogliamo sbagliare le scelte. Se avessi voluto andare su dei nomi di serie D, come hanno fatto altro società, la lista delle persone che avrei potuto presentare già oggi sarebbe lunghissima, ma noi siamo ambiziosi e cerchiamo profili di C. Non dobbiamo farci prendere dall’ansia e non cadrò nella trappola di affrettare i tempi lasciandoci sfuggire le persone che vogliamo. Dobbiamo convincere profili che hanno richieste anche in C convincendoli a fare un passo indietro oggi per farne due in avanti domani. Nei prossimi giorni, in ogni caso, sia allenatore che direttore sportivo saranno presentati”.

Inevitabile, poi un passaggio su Igor Protti: “È una delle figure con cui ho parlato di più in questi giorni. È stato nominato dg lo scorso anno dopo i disastri della scorsa stagione, chi c’era prima di me gli ha offerto questo ruolo. Il vero dramma è stato che lui non è mai stato un direttore generale nella maniera in cui lo concepisco io. Lui non era coinvolto in nessun aspetto non sportivo, se non in alcune vicende saltuarie, e non aveva un ruolo ben definito. Io gli offerto due cammini importanti ma diversi: uno a livello sportivo e uno a livello societario. Quello a livello sportivo gliel’ho offerto più volte, ma lui non ha accettato non per capriccio, ma perché non crede che in quella carica potrebbe fare il meglio per il Livorno per il futuro. In ogni caso aspetto ancora una sua risposta, per lui le porte sono aperte”.

Baby K torna con il singolo dell’estate “M’ama non M’ama”

L’estate può finalmente iniziare! Baby K annuncia oggi l’uscita del suo nuovo singolo, “M’ama non M’ama”, in arrivo venerdì 16 giugno e già disponibile in pre-save e pre-add.

Una continua evoluzione, quella che la regina della bella stagione porta con sé con il suo nuovo singolo: un nuovo look passionale anticipa il mood esplosivo di “M’ama non m’ama”, brano – prodotto da Davide Simonetta e scelto per la nuova campagna Fonzies – pronto a farci ballare e a prendere la vita con leggerezza.

“Sono finalmente tornata nel quartiere, – commenta Baby K – tornando alle mie radici fra un sound che mescola l’hip hop classico al calore della dancehall. M’ama non M’ama è un racconto divertente che ci ricorda che non si trova l’amore né marito nel club: ‘mamma diceva che no, non si fa m’ama non m’ama dentro una dancehall’”.

Con “Easy” e “Bolero” feat. Mika, Baby K ha dimostrato che non vuole precludersi nessuna strada nel suo futuro: il suo è un percorso di continua trasformazione, all’insegna della sperimentazione e dell’autoaffermazione della sua identità artistica.

 

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I Pooh aggiungono cinque nuove date a settembre

Dopo il tutto esaurito a San Siro, gli ultimi biglietti disponibili per lo Stadio Olimpico di Roma (sabato 15 luglio), e il sold out dei due concerti del 29 e 30 settembre all’Arena di Verona, per i Pooh si aggiungono ora 5 nuovi appuntamenti al sud a settembre: due date al Teatro Antico di Taormina (16 e 17 settembre), e a seguire live al Teatro Valle dei Templi di Agrigento (19 settembre), all’Arena Flegrea di Napoli (21 settembre) e a Villa Manin di Codroipo – UD (24 settembre).

A luglio i Pooh saranno protagonisti di 2 imperdibili eventi live negli stadi, il 6 luglio allo Stadio G. Meazza di Milano e il 15 luglio allo Stadio Olimpico di Roma e Il Volo saranno loro ospiti straordinari per i due concerti.
Dopo essere stati ospiti del concerto all’Arena di Verona del trio, i Pooh hanno personalmente invitato Piero Barone, Gianluca Ginoble e Ignazio Boschetto ad unirsi a loro in queste due incredibili occasioni, come ospiti dei due live negli stadi di “Pooh – Amici X Sempre”.

Dopo gli stadi, i Pooh torneranno live da settembre con 5 nuovi imperdibili appuntamenti, tre serate all’Arena di Verona e in quattro concerti nei principali palasport nel mese di ottobre.

Queste tutte le date:
6 LUGLIO – STADIO G. MEAZZA – MILANO – SOLD OUT
15 LUGLIO – STADIO OLIMPICO – ROMA
16 SETTEMBRE – TEATRO ANTICO – TAORMINA – NUOVA DATA
17 SETTEMBRE – TEATRO ANTICO – TAORMINA – NUOVA DATA
19 SETTEMBRE – TEATRO VALLE DEI TEMPLI – AGRIGENTO – NUOVA DATA
21 SETTEMBRE – ARENA FLEGREA – NAPOLI – NUOVA DATA
24 SETTEMBRE – VILLA MANIN – CODROIPO (UD) – NUOVA DATA
29 SETTEMBRE – ARENA DI VERONA – SOLD OUT
30 SETTEMBRE – ARENA DI VERONA – SOLD OUT
1 OTTOBRE – ARENA DI VERONA
6 OTTOBRE – MEDIOLANUM FORUM – MILANO
7 OTTOBRE – UNIPOL ARENA – BOLOGNA
13 OTTOBRE – PALA ALPITOUR – TORINO
14 OTTOBRE – NELSON MANDELA FORUM – FIRENZE

I biglietti per le nuove date sono disponibili in prevendita dalle ore 12.30 di giovedì 15 giugno su Ticketone e punti vendita e prevendite abituali.

Vasco Rossi arriva su Netflix: esce la docuserie “Il Supervissuto”

Dopo tutti i film documentari nelle sale italiane, ora Vasco Rossi sbarca su Netflix! Il rocker di Zocca ha deciso di raccontarsi ai suoi fan con una docuserie  dal titolo “Vasco Rossi – Il Supervissuto”, girata durante la pandemia dal suo braccio destro Pepsy Romanoff, che da anni cura video e documentari del Blasco.

Ad annunciare la serie è stato lo stesso Vasco durante i concerti a Bologna, proiettando la pubblicità sui maxischermi al Dall’Ara. Il Komandante si racconterà in modo intimo, ripercorrendo la sua carriera, riprendendo interviste e dichiarazioni rilasciate negli anni: “Sono sopravvissuto agli Anni ’70. Quando c’erano gli anni di piombo, le Brigate Rosse, Lotta Continua, Potere Operaio: io ero un indiano metropolitano, cercavo di migliorare me stesso perché ero un uomo anarchico. Poi sono sopravvissuto agli Anni ’80, gli anni da bere, gli anni più stupidi del secolo ma anche i più belli e divertenti. Io però sono sopravvissuto facendo del rock”, comincia così il trailer.

“Ho cominciato a fare rock in italiano, ho scritto pezzi generazionali, canzoni provocatorie”, prosegue il rocker. Vasco racconta la sua vita senza tralasciare i periodi più bui: “Sono sopravvissuto agli Anni ’90, quando ho voluto costruire una famiglia: la scelta più trasgressiva che potesse fare una rockstar. Sono sopravvissuto ai Duemila, quando gli amici intorno cominciarono a morire e io andai in depressione. Sono sopravvissuto a tre malattie mortali. Nel 2011 andai in coma tre o quattro volte, preso per un pelo. Se ci penso non solo sopravvisutto, ma un supervissuto”.

I fan dovranno attendere ancora un po’ prima di potersi gustare tutta d’un fiato questa nuova serie, ancora non è stata annunciata la data d’uscita.

 

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Liliana Resinovich: il gip rigetta la richiesta di archiviazione, si continua a indagare

Morte di Liliana Resinovich: il gip del Tribunale di Trieste, Luigi Dainotti, ha disposto in 25 punti nuove indagini, approfondimenti e consulenze in merito al caso della donna scomparsa da casa il 14 dicembre 2021 e il cui corpo senza vita è stato ritrovato poco distante da casa, nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico cittadino, il 5 gennaio successivo.

Le indagini proseguiranno con l’ipotesi di omicidio volontario.
Liliana Resinovich è stata rivenuta con la testa avvolta in due sacchetti di plastica e il corpo chiuso in due sacchi, infilati uno dall’alto e l’altro basso.

La Procura aveva avanzato la richiesta di archiviazione alla quale i familiari della donna si erano opposti, chiedendo il proseguimento delle indagini. (fotografia da Facebook)

Operaio al lavoro in autostrada viene travolto e ucciso da un camion

Tragedia sul lavoro nella mattinata di oggi, martedì 13 giugno, intorno alle 10.30.

Un operaio di 60 anni, che stava lavorando in un cantiere dove si stavano effettuando opere di asfaltatura, è deceduto dopo essere stato travolto da un camion: come riportato dalla stampa locale, è accaduto sull’autostrada A4, Venezia-Milano, tra Brescia e Desenzano del Garda, all’altezza del cantiere Tav di Lonato.

Per il 60enne, residente nel Padovano, non c’è stato nulla da fare, l’uomo è morto sul colpo: il personale sanitario giunto sul posto con ambulanza, automedica ed elicottero, non ha potuto far altro che constatarne il decesso. Sul luogo del tragico incidente sono intervenuti anche i Vigili del Fuoco e gli Agenti della Polizia Stradale che dovranno ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. (fotografia di repertorio)

“Che senso ha costruire una casa salda in un panorama di frane?”

Sul migliaio di frane innescatesi in Romagna interviene Paride Antolini, presidente dell’Ordine Geologi dell’Emilia Romagna. E sulle mancata cura del territorio è lapidario: “il pubblico ha le sue colpe perchè in questi anni ha dormito ma il privato deve assumersi le proprie: ambedue sono colpevoli di una non sempre corretta gestione del territorio. Io non assolvo nessuno, categorie professionali incluse. In questi anni tutti avremmo dovuto essere maggiormente vigili e attenti”.

Un migliaio. E’ questo il numero, perlomeno quello ufficiale e registrato sul sito della Regione Emilia Romagna, delle frane provocate dalla straordinaria ondata di maltempo che si è abbattuta sulla Romagna ma in realtà spiega Paride Antolini, presidente dell’Ordine Geologi dell’Emilia Romagna, “sono molte di più. Ve ne sono di certo altre che non sono state censite perché non ancora individuate e altre che non lo saranno mai poiché innescatesi in zone particolarmente impervie e dunque lontane da strade e centri abitati”.

Per Antolini, il disastro in termini di dissesto che si è creato, esige risposte “celeri, perché è in estate che occorre approntare i lavori e far fronte all’emergenza poiché con l’arrivo dell’autunno e delle piogge non sarà più possibile farlo. Le decisioni devono essere prese ora. Non c’è tempo da perdere. E’ inaccettabile che non sia ancora stato individuato un commissario per la ricostruzione e si vada tanto a rilento. Io sono molto preoccupato: ci sono collegamenti stradali distrutti, gente di montagna, spesso di una certa età, fuori casa, che deve confrontarsi con spese potenzialmente enormi e alle prese col più grande dei dilemmi, ovvero se restare o andarsene. Serve il coraggio, a livello istituzionale, di dire se alcune situazioni sono recuperabili o se il loro ripristino è troppo costoso. Sono tanti i lavori da fare prima di settembre e il rischio è che nel frattempo, quando splende il sole e si va tutti in vacanza, la Romagna passi in secondo piano e si cominci a dimenticare quanto accaduto”.

Dottor Antolini, quali sono le cause che concorrono maggiormente alla formazione di movimenti franosi? E quanto incide la mano dell’uomo?
“Le frane si innescano sempre per la presenza di acqua ecco perchè in montagna per prevenire i movimenti franosi si devono fare fossi che regimano le acque, nelle aree agricole così come nelle stradine di campagna. Allontanare le acque dai versanti è la prima azione da compiere ma queste operazioni, soprattuto in ambito agricolo, negli ultimi anni sono state decisamente trascurate.
Inoltre, per impiantare un frutteto o una vigna in collina o in montagna, ad esempio, si scava in profondità per creare un terreno idoneo alla piantumazione ma è chiaro che, attività di questo tipo, eseguite su un pendio, predispongono alle frane. Non dimentichiamo poi che il nostro Appennino è giovane: da una parte vi sono i terremoti che tendono a innalzarlo, a creare rilievi naturali e dall’altro vi sono agenti atmosferici, come le erosioni e le stesse frane, che tendono a demolirlo. Le frane rientrano tra gli elementi di un processo naturale che però, alle volte, è facilitato dall’uomo. Ogni cosa che l’uomo costruisce comporta infatti un disequilibrio: questo non significa che non si debba realizzare alcunché in montagna ma occorre farlo con metodo scientifico e consci dei rischi a cui si può andare incontro. Se alla fragilità intrinseca del nostro Appennino aggiungiamo il fatto che la quantità di pioggia caduta in Romagna, in modo così diffuso, è stata del tutto eccezionale, allora il disastro è assicurato, d’altronde basta molto meno per farci andare in emergenza”.

Le frane si possono arrestare?
“Dipende, tra le discriminanti vi è certamente la loro dimensione, ma esistono interventi tesi a stabilizzarle. Alcune invece sono talmente grandi che possono solo essere rallentate, mitigate. In Emilia ad esempio, sull’Appennino, ci sono grosse frane che in passato si muovevano di qualche decimetro all’anno e ora, dopo vari interventi, di qualche centimetro: in questo modo il paese e le strade che vi sorgono sopra riescono a coesistere perché il movimento è molto lento. Diciamo che si interviene quando un movimento franoso investe un campo agricolo o qualora minacci delle abitazioni o la rete viaria; se si innesca in mezzo a un monte senza arrecare danni, non si fa nulla”.

Il nostro è un paese fragile dal punto di vista idrogeologico e la nostra regione non fa certo eccezione. Scontiamo errori dal passato?
“Certo, sarebbe servita una maggiore attenzione al territorio, a partire dalla cura dei fossi in montagna, per cercare di portare via l’acqua. Purtroppo nel nostro Paese quando non succede nulla, si tende a sottovalutare i rischi, a dimenticarsene. Se una strada a mezzacosta su una scarpata ha qualche problemino, spesso non si interviene, si rimanda… fino a quando la strada va giù. In campagna fare i fossi e manutenerli costa, comporta tempo e allora anche in quel caso fino a quando va tutto bene, si fa finta di nulla e non si agisce”.

Oltre a correre ai ripari di fronte alle emergenze, cosa dovrebbero fare le istituzioni per cercare sistematicamente di tenere in sicurezza le zone pre appenniniche e appenniniche attraverso una manutenzione costante?
“Le faccio un esempio a mio parere emblematico: nel cesenate, dove è stato approntato un regolamento per la gestione e la cura dei terreni agricoli in montagna, la sua applicazione ha sempre incontrato enormi resistenze e difficoltà. Laddove venivano riscontrate delle mancanze si aprivano infatti contenziosi su contenziosi tra pubblico e privato. E, ancora, quando si annuncia di voler realizzare delle casse di espansione, arrivano le associazioni o i comitati a protestare…
Insomma il pubblico ha le sue colpe perchè in questi anni ha dormito ma il privato deve assumersi le proprie: ambedue sono colpevoli di una non sempre corretta gestione del territorio. Io non assolvo nessuno, categorie professionali incluse. In questi anni tutti avremmo dovuto essere maggiormente vigili e attenti”.

E’ troppo tardi o qualcosa si può ancora fare per evitare lo spopolamento dei piccoli borghi montani?
“Ci sono singole abitazioni rimaste completamente isolate a causa del crollo delle strade per il cui ripristino occorrerebbe una quantità insostenibile di denaro. In caso di frazioni e borghi invece uno sforzo deve essere compiuto magari trovando delle alternative per variare la viabilità. La tecnologia corre in nostro aiuto ma ad oggi non abbiamo ancora idea di quanto costerà rimettere in sicurezza la Romagna. Non vorrei che tra dieci anni fossimo ancora qui a discutere dei fondi da destinare… Ciò che è accaduto è molto peggio di un terremoto: a fronte di una casa crollata quantificare il danno è semplice, con le frane non funziona così. A breve capiremo cosa dobbiamo fare per l’emergenza poi però sul piatto c’è tutto il resto. La ricostruzione durerà anni”.

C’è una Regione a cui guarda con ammirazione in fatto di gestione del territorio?
“Non ne salvo nessuna, nemmeno Trentino e Val d’Aosta: noi edifichiamo le nostre colline di argilla ma loro stanno aggredendo le vette più alte con impianti sciistici e costruzioni in calcestruzzo”.

Costruire una casa in montagna comporta dei rischi…
“Oggi la tecnologia consente di edificare una casa salda, ma una volta impiantata occorre spendere denaro per consolidare il contesto e purtroppo questo non sempre avviene. E allora mi domando che senso ha investire in una casa di per sé sicura ma issata su un terreno in movimento? Che senso ha una casa salda in un panorama di frane? L’uomo fa bene a ricordare ciò che può accadere. I rischi”.

Tanti hanno abbandonato la montagna nel corso del tempo, questo è un bene dal punto di vista ambientale?
“L’abbandono delle montagne e la dismissione di tante aree coltivate ha favorito lo sviluppo dei boschi. La mancata cura dei terreni agricoli comporta alcune criticità nelle fasi iniziali ma poi la natura si riprende il suo spazio e questo è assolutamente positivo. Il bosco trattiene le acque così come i cespugli in prossimità dei fossi… tutta quell’acqua trattenuta infatti evita di scendere a valle creando i problemi che oggi sono sotto agli occhi di tutti”.

Jessica Bianchi

Oggi alle 15.00 i funerali di Stato di Silvio Berlusconi

Giornata di lutto nazionale e bandiere a mezz’asta: per i funerali di Stato di Silvio Berlusconi che saranno celebrati oggi pomeriggio alle 15.00 nel Duomo di Milano sono attese circa 1800 personalità politiche tra italiane ed estere. A queste si aggiungono esponenti del mondo dello spettacolo, dell’imprenditoria e dello sport.

Da questa mattina è iniziato il montaggio delle 15mila transenne che delimiteranno i passaggi e le vie di fuga in piazza Duomo. Sono attesi migliaia di cittadini che potranno assistere alle esequie da due maxischermi, montati per l’occasione. Per la gestione della piazza il Comune di Milano ha proposto il modello che si utilizza per i grandi eventi, con varchi di ingresso per i controlli, accesso libero ma, in questo caso, contingentato fino a un massimo di circa 10mila persone.

Il Duomo di Milano chiuderà le porte al normale flusso di fedeli e turisti oggi a mezzogiorno, per riaprirle alle 13:30. A quell’ora potranno iniziare a entrare i partecipanti ai funerali dell’ex presidente del Consiglio. (fotografia da Facebook)

Maltempo, nuova bomba d’acqua nel reggiano: allagamenti e sfollati

Nuova ondata di maltempo nel modenese e nel reggiano: nel pomeriggio di ieri su queste zone, già in difficoltà dalle recenti alluvioni, si è abbattuta l’ennesima bomba d’acqua che ha provocato danni e paura per i residenti anche se, fortunatamente, non si segnalano  feriti.

Ancora una volta, le zone maggiormente colpite sono state quelle dell’Appennino emiliano, specialmente in provincia di Reggio Emilia, zone caratterizzate da frane e dissesti non ancora completamente risolti.

Il violento nubifragio questa volta si è abbattuto sul comprensorio ceramico reggiano, dove si sono registrati allagamenti e quattro persone sfollate. A Ligonchio, nel comune di Ventasso, l’acqua ha eroso il terreno sotto il manto stradale di via La Loggia che è stata chiusa al traffico a causa di una voragine che si è formata in strada. Nel comune di Casalgrande (Reggio Emilia) è esondato il Canale Secchia nella frazione di Villalunga. L’acqua ha invaso le strade entrando anche in alcune abitazioni. A Sant’Antonino di Casalgrande un furgone con a bordo una persona è rimasto quasi completamente sommerso dall’acqua, ma il conducente è riuscito a uscire illeso.

Serie C, finale andata playoff: Lecco espugna Foggia

Il Lecco espugna Foggia per 2-1 nella finale di andata dei playoff di Serie C. Gara decisa dalla punizione capolavoro di Lepore al minuto 87 dopo il botta e risposta tra Leo (7′) e Pinzauti (29′) nel corso del primo tempo.

Ora si attende il ritorno allo stadio “Rigamonti-Ceppi” di Lecco di domenica 18 giugno alle ore 17,30 dove la squadra lombarda avrà a disposizione due risultati su tre per centrare la promozione in Serie B

Esciua: “Cerchiamo profili da Serie C mentre per Protti le porte sono aperte”

Nessun annuncio ufficiale, se non quello relativo a Gianni Palumbo, che sarà il nuovo team manager. Nella conferenza stampa indetta nel pomeriggio di oggi, martedì 13 giugno, il presidente in pectore del Livorno Joel Esciua, che diventerà proprietario del club a tutti gli effetti dal prossimo 1 luglio, ha fatto il punto della situazione per delineare come la società si muoverà in questi giorni in vista della stagione 2023/2024, che vedrà gli amaranto ancora in serie D. Con l’obiettivo, come sottolineato dallo stesso finanziere anglobrasiliano lo scorso 12 aprile, di riportare subito il club nel calcio professionistico.

“Vogliamo lasciarci dietro di noi il più velocemente la serie D e, per uscire da questa categoria, dobbiamo fare le cose per bene – ha sottolineato -. Quando sono arrivato ho trovato una scatola abbastanza vuota e adesso stiamo gettando delle basi. Per quanto riguarda la parte contabile e finanziaria, a breve ufficializzeremo per Massimiliano Casali un ruolo più importante. Nella comunicazione ci sarà Gianni Tacchi, che ha avuto in tutti questi mesi un lavoro straordinario. Avremo poi un nuovo team manager: Gianni Palumbo, che da molti anni è nel mondo del calcio. Adesso torna a casa e sono felicissimo di poterlo annunciare. Fondamentale, per me, sarà inoltre il settore giovanile: la Juniores nella passata stagione ha fatto benissimo e sono convinto che il prossimo anno farà ancora meglio: stiamo costruendo un ambiente al top per far sì che i nostri giocatori siano delle eccellenze per la categoria cosicché anche la prima squadra possa attingere dal nostro settore giovanile”.  

“Abbiamo già iniziato a programmare la stagione – ha proseguito Esciua -. Dal 30 luglio al 13 agosto la squadrà sarà in ritiro a Pievepelago, ma già qualche giorno prima ci sarà probabilmente la possibilità di allenarci allo stadio. Da inizio settembre ci sposteremo poi al Coni di Tirrenia, ma esiste anche una seconda possibilità: allenarci in parte allo stadio, dove disponiamo di una palestra, ed in parte su un campo che presenta tutte le infrastrutture necessarie ma del quale ancora non svelo i dettagli. La presentazione della squadra, invece, si terrà il 23 luglio”.

“Allenatore e direttore sportivo sono le due figure più importanti, ma che, ad oggi, non abbiamo ancora ufficializzato. Siamo al 13 giugno e abbiamo ancora più di tre mesi prima dell’inizio del campionato e non vogliamo sbagliare le scelte. Se avessi voluto andare su dei nomi di serie D, come hanno fatto altro società, la lista delle persone che avrei potuto presentare già oggi sarebbe lunghissima, ma noi siamo ambiziosi e cerchiamo profili di C. Non dobbiamo farci prendere dall’ansia e non cadrò nella trappola di affrettare i tempi lasciandoci sfuggire le persone che vogliamo. Dobbiamo convincere profili che hanno richieste anche in C convincendoli a fare un passo indietro oggi per farne due in avanti domani. Nei prossimi giorni, in ogni caso, sia allenatore che direttore sportivo saranno presentati”.

Inevitabile, poi un passaggio su Igor Protti: “È una delle figure con cui ho parlato di più in questi giorni. È stato nominato dg lo scorso anno dopo i disastri della scorsa stagione, chi c’era prima di me gli ha offerto questo ruolo. Il vero dramma è stato che lui non è mai stato un direttore generale nella maniera in cui lo concepisco io. Lui non era coinvolto in nessun aspetto non sportivo, se non in alcune vicende saltuarie, e non aveva un ruolo ben definito. Io gli offerto due cammini importanti ma diversi: uno a livello sportivo e uno a livello societario. Quello a livello sportivo gliel’ho offerto più volte, ma lui non ha accettato non per capriccio, ma perché non crede che in quella carica potrebbe fare il meglio per il Livorno per il futuro. In ogni caso aspetto ancora una sua risposta, per lui le porte sono aperte”.

Baby K torna con il singolo dell’estate “M’ama non M’ama”

L’estate può finalmente iniziare! Baby K annuncia oggi l’uscita del suo nuovo singolo, “M’ama non M’ama”, in arrivo venerdì 16 giugno e già disponibile in pre-save e pre-add.

Una continua evoluzione, quella che la regina della bella stagione porta con sé con il suo nuovo singolo: un nuovo look passionale anticipa il mood esplosivo di “M’ama non m’ama”, brano – prodotto da Davide Simonetta e scelto per la nuova campagna Fonzies – pronto a farci ballare e a prendere la vita con leggerezza.

“Sono finalmente tornata nel quartiere, – commenta Baby K – tornando alle mie radici fra un sound che mescola l’hip hop classico al calore della dancehall. M’ama non M’ama è un racconto divertente che ci ricorda che non si trova l’amore né marito nel club: ‘mamma diceva che no, non si fa m’ama non m’ama dentro una dancehall’”.

Con “Easy” e “Bolero” feat. Mika, Baby K ha dimostrato che non vuole precludersi nessuna strada nel suo futuro: il suo è un percorso di continua trasformazione, all’insegna della sperimentazione e dell’autoaffermazione della sua identità artistica.

 

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I Pooh aggiungono cinque nuove date a settembre

Dopo il tutto esaurito a San Siro, gli ultimi biglietti disponibili per lo Stadio Olimpico di Roma (sabato 15 luglio), e il sold out dei due concerti del 29 e 30 settembre all’Arena di Verona, per i Pooh si aggiungono ora 5 nuovi appuntamenti al sud a settembre: due date al Teatro Antico di Taormina (16 e 17 settembre), e a seguire live al Teatro Valle dei Templi di Agrigento (19 settembre), all’Arena Flegrea di Napoli (21 settembre) e a Villa Manin di Codroipo – UD (24 settembre).

A luglio i Pooh saranno protagonisti di 2 imperdibili eventi live negli stadi, il 6 luglio allo Stadio G. Meazza di Milano e il 15 luglio allo Stadio Olimpico di Roma e Il Volo saranno loro ospiti straordinari per i due concerti.
Dopo essere stati ospiti del concerto all’Arena di Verona del trio, i Pooh hanno personalmente invitato Piero Barone, Gianluca Ginoble e Ignazio Boschetto ad unirsi a loro in queste due incredibili occasioni, come ospiti dei due live negli stadi di “Pooh – Amici X Sempre”.

Dopo gli stadi, i Pooh torneranno live da settembre con 5 nuovi imperdibili appuntamenti, tre serate all’Arena di Verona e in quattro concerti nei principali palasport nel mese di ottobre.

Queste tutte le date:
6 LUGLIO – STADIO G. MEAZZA – MILANO – SOLD OUT
15 LUGLIO – STADIO OLIMPICO – ROMA
16 SETTEMBRE – TEATRO ANTICO – TAORMINA – NUOVA DATA
17 SETTEMBRE – TEATRO ANTICO – TAORMINA – NUOVA DATA
19 SETTEMBRE – TEATRO VALLE DEI TEMPLI – AGRIGENTO – NUOVA DATA
21 SETTEMBRE – ARENA FLEGREA – NAPOLI – NUOVA DATA
24 SETTEMBRE – VILLA MANIN – CODROIPO (UD) – NUOVA DATA
29 SETTEMBRE – ARENA DI VERONA – SOLD OUT
30 SETTEMBRE – ARENA DI VERONA – SOLD OUT
1 OTTOBRE – ARENA DI VERONA
6 OTTOBRE – MEDIOLANUM FORUM – MILANO
7 OTTOBRE – UNIPOL ARENA – BOLOGNA
13 OTTOBRE – PALA ALPITOUR – TORINO
14 OTTOBRE – NELSON MANDELA FORUM – FIRENZE

I biglietti per le nuove date sono disponibili in prevendita dalle ore 12.30 di giovedì 15 giugno su Ticketone e punti vendita e prevendite abituali.

Vasco Rossi arriva su Netflix: esce la docuserie “Il Supervissuto”

Dopo tutti i film documentari nelle sale italiane, ora Vasco Rossi sbarca su Netflix! Il rocker di Zocca ha deciso di raccontarsi ai suoi fan con una docuserie  dal titolo “Vasco Rossi – Il Supervissuto”, girata durante la pandemia dal suo braccio destro Pepsy Romanoff, che da anni cura video e documentari del Blasco.

Ad annunciare la serie è stato lo stesso Vasco durante i concerti a Bologna, proiettando la pubblicità sui maxischermi al Dall’Ara. Il Komandante si racconterà in modo intimo, ripercorrendo la sua carriera, riprendendo interviste e dichiarazioni rilasciate negli anni: “Sono sopravvissuto agli Anni ’70. Quando c’erano gli anni di piombo, le Brigate Rosse, Lotta Continua, Potere Operaio: io ero un indiano metropolitano, cercavo di migliorare me stesso perché ero un uomo anarchico. Poi sono sopravvissuto agli Anni ’80, gli anni da bere, gli anni più stupidi del secolo ma anche i più belli e divertenti. Io però sono sopravvissuto facendo del rock”, comincia così il trailer.

“Ho cominciato a fare rock in italiano, ho scritto pezzi generazionali, canzoni provocatorie”, prosegue il rocker. Vasco racconta la sua vita senza tralasciare i periodi più bui: “Sono sopravvissuto agli Anni ’90, quando ho voluto costruire una famiglia: la scelta più trasgressiva che potesse fare una rockstar. Sono sopravvissuto ai Duemila, quando gli amici intorno cominciarono a morire e io andai in depressione. Sono sopravvissuto a tre malattie mortali. Nel 2011 andai in coma tre o quattro volte, preso per un pelo. Se ci penso non solo sopravvisutto, ma un supervissuto”.

I fan dovranno attendere ancora un po’ prima di potersi gustare tutta d’un fiato questa nuova serie, ancora non è stata annunciata la data d’uscita.

 

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Liliana Resinovich: il gip rigetta la richiesta di archiviazione, si continua a indagare

Morte di Liliana Resinovich: il gip del Tribunale di Trieste, Luigi Dainotti, ha disposto in 25 punti nuove indagini, approfondimenti e consulenze in merito al caso della donna scomparsa da casa il 14 dicembre 2021 e il cui corpo senza vita è stato ritrovato poco distante da casa, nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico cittadino, il 5 gennaio successivo.

Le indagini proseguiranno con l’ipotesi di omicidio volontario.
Liliana Resinovich è stata rivenuta con la testa avvolta in due sacchetti di plastica e il corpo chiuso in due sacchi, infilati uno dall’alto e l’altro basso.

La Procura aveva avanzato la richiesta di archiviazione alla quale i familiari della donna si erano opposti, chiedendo il proseguimento delle indagini. (fotografia da Facebook)

Operaio al lavoro in autostrada viene travolto e ucciso da un camion

Tragedia sul lavoro nella mattinata di oggi, martedì 13 giugno, intorno alle 10.30.

Un operaio di 60 anni, che stava lavorando in un cantiere dove si stavano effettuando opere di asfaltatura, è deceduto dopo essere stato travolto da un camion: come riportato dalla stampa locale, è accaduto sull’autostrada A4, Venezia-Milano, tra Brescia e Desenzano del Garda, all’altezza del cantiere Tav di Lonato.

Per il 60enne, residente nel Padovano, non c’è stato nulla da fare, l’uomo è morto sul colpo: il personale sanitario giunto sul posto con ambulanza, automedica ed elicottero, non ha potuto far altro che constatarne il decesso. Sul luogo del tragico incidente sono intervenuti anche i Vigili del Fuoco e gli Agenti della Polizia Stradale che dovranno ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. (fotografia di repertorio)

“Che senso ha costruire una casa salda in un panorama di frane?”

Sul migliaio di frane innescatesi in Romagna interviene Paride Antolini, presidente dell’Ordine Geologi dell’Emilia Romagna. E sulle mancata cura del territorio è lapidario: “il pubblico ha le sue colpe perchè in questi anni ha dormito ma il privato deve assumersi le proprie: ambedue sono colpevoli di una non sempre corretta gestione del territorio. Io non assolvo nessuno, categorie professionali incluse. In questi anni tutti avremmo dovuto essere maggiormente vigili e attenti”.

Un migliaio. E’ questo il numero, perlomeno quello ufficiale e registrato sul sito della Regione Emilia Romagna, delle frane provocate dalla straordinaria ondata di maltempo che si è abbattuta sulla Romagna ma in realtà spiega Paride Antolini, presidente dell’Ordine Geologi dell’Emilia Romagna, “sono molte di più. Ve ne sono di certo altre che non sono state censite perché non ancora individuate e altre che non lo saranno mai poiché innescatesi in zone particolarmente impervie e dunque lontane da strade e centri abitati”.

Per Antolini, il disastro in termini di dissesto che si è creato, esige risposte “celeri, perché è in estate che occorre approntare i lavori e far fronte all’emergenza poiché con l’arrivo dell’autunno e delle piogge non sarà più possibile farlo. Le decisioni devono essere prese ora. Non c’è tempo da perdere. E’ inaccettabile che non sia ancora stato individuato un commissario per la ricostruzione e si vada tanto a rilento. Io sono molto preoccupato: ci sono collegamenti stradali distrutti, gente di montagna, spesso di una certa età, fuori casa, che deve confrontarsi con spese potenzialmente enormi e alle prese col più grande dei dilemmi, ovvero se restare o andarsene. Serve il coraggio, a livello istituzionale, di dire se alcune situazioni sono recuperabili o se il loro ripristino è troppo costoso. Sono tanti i lavori da fare prima di settembre e il rischio è che nel frattempo, quando splende il sole e si va tutti in vacanza, la Romagna passi in secondo piano e si cominci a dimenticare quanto accaduto”.

Dottor Antolini, quali sono le cause che concorrono maggiormente alla formazione di movimenti franosi? E quanto incide la mano dell’uomo?
“Le frane si innescano sempre per la presenza di acqua ecco perchè in montagna per prevenire i movimenti franosi si devono fare fossi che regimano le acque, nelle aree agricole così come nelle stradine di campagna. Allontanare le acque dai versanti è la prima azione da compiere ma queste operazioni, soprattuto in ambito agricolo, negli ultimi anni sono state decisamente trascurate.
Inoltre, per impiantare un frutteto o una vigna in collina o in montagna, ad esempio, si scava in profondità per creare un terreno idoneo alla piantumazione ma è chiaro che, attività di questo tipo, eseguite su un pendio, predispongono alle frane. Non dimentichiamo poi che il nostro Appennino è giovane: da una parte vi sono i terremoti che tendono a innalzarlo, a creare rilievi naturali e dall’altro vi sono agenti atmosferici, come le erosioni e le stesse frane, che tendono a demolirlo. Le frane rientrano tra gli elementi di un processo naturale che però, alle volte, è facilitato dall’uomo. Ogni cosa che l’uomo costruisce comporta infatti un disequilibrio: questo non significa che non si debba realizzare alcunché in montagna ma occorre farlo con metodo scientifico e consci dei rischi a cui si può andare incontro. Se alla fragilità intrinseca del nostro Appennino aggiungiamo il fatto che la quantità di pioggia caduta in Romagna, in modo così diffuso, è stata del tutto eccezionale, allora il disastro è assicurato, d’altronde basta molto meno per farci andare in emergenza”.

Le frane si possono arrestare?
“Dipende, tra le discriminanti vi è certamente la loro dimensione, ma esistono interventi tesi a stabilizzarle. Alcune invece sono talmente grandi che possono solo essere rallentate, mitigate. In Emilia ad esempio, sull’Appennino, ci sono grosse frane che in passato si muovevano di qualche decimetro all’anno e ora, dopo vari interventi, di qualche centimetro: in questo modo il paese e le strade che vi sorgono sopra riescono a coesistere perché il movimento è molto lento. Diciamo che si interviene quando un movimento franoso investe un campo agricolo o qualora minacci delle abitazioni o la rete viaria; se si innesca in mezzo a un monte senza arrecare danni, non si fa nulla”.

Il nostro è un paese fragile dal punto di vista idrogeologico e la nostra regione non fa certo eccezione. Scontiamo errori dal passato?
“Certo, sarebbe servita una maggiore attenzione al territorio, a partire dalla cura dei fossi in montagna, per cercare di portare via l’acqua. Purtroppo nel nostro Paese quando non succede nulla, si tende a sottovalutare i rischi, a dimenticarsene. Se una strada a mezzacosta su una scarpata ha qualche problemino, spesso non si interviene, si rimanda… fino a quando la strada va giù. In campagna fare i fossi e manutenerli costa, comporta tempo e allora anche in quel caso fino a quando va tutto bene, si fa finta di nulla e non si agisce”.

Oltre a correre ai ripari di fronte alle emergenze, cosa dovrebbero fare le istituzioni per cercare sistematicamente di tenere in sicurezza le zone pre appenniniche e appenniniche attraverso una manutenzione costante?
“Le faccio un esempio a mio parere emblematico: nel cesenate, dove è stato approntato un regolamento per la gestione e la cura dei terreni agricoli in montagna, la sua applicazione ha sempre incontrato enormi resistenze e difficoltà. Laddove venivano riscontrate delle mancanze si aprivano infatti contenziosi su contenziosi tra pubblico e privato. E, ancora, quando si annuncia di voler realizzare delle casse di espansione, arrivano le associazioni o i comitati a protestare…
Insomma il pubblico ha le sue colpe perchè in questi anni ha dormito ma il privato deve assumersi le proprie: ambedue sono colpevoli di una non sempre corretta gestione del territorio. Io non assolvo nessuno, categorie professionali incluse. In questi anni tutti avremmo dovuto essere maggiormente vigili e attenti”.

E’ troppo tardi o qualcosa si può ancora fare per evitare lo spopolamento dei piccoli borghi montani?
“Ci sono singole abitazioni rimaste completamente isolate a causa del crollo delle strade per il cui ripristino occorrerebbe una quantità insostenibile di denaro. In caso di frazioni e borghi invece uno sforzo deve essere compiuto magari trovando delle alternative per variare la viabilità. La tecnologia corre in nostro aiuto ma ad oggi non abbiamo ancora idea di quanto costerà rimettere in sicurezza la Romagna. Non vorrei che tra dieci anni fossimo ancora qui a discutere dei fondi da destinare… Ciò che è accaduto è molto peggio di un terremoto: a fronte di una casa crollata quantificare il danno è semplice, con le frane non funziona così. A breve capiremo cosa dobbiamo fare per l’emergenza poi però sul piatto c’è tutto il resto. La ricostruzione durerà anni”.

C’è una Regione a cui guarda con ammirazione in fatto di gestione del territorio?
“Non ne salvo nessuna, nemmeno Trentino e Val d’Aosta: noi edifichiamo le nostre colline di argilla ma loro stanno aggredendo le vette più alte con impianti sciistici e costruzioni in calcestruzzo”.

Costruire una casa in montagna comporta dei rischi…
“Oggi la tecnologia consente di edificare una casa salda, ma una volta impiantata occorre spendere denaro per consolidare il contesto e purtroppo questo non sempre avviene. E allora mi domando che senso ha investire in una casa di per sé sicura ma issata su un terreno in movimento? Che senso ha una casa salda in un panorama di frane? L’uomo fa bene a ricordare ciò che può accadere. I rischi”.

Tanti hanno abbandonato la montagna nel corso del tempo, questo è un bene dal punto di vista ambientale?
“L’abbandono delle montagne e la dismissione di tante aree coltivate ha favorito lo sviluppo dei boschi. La mancata cura dei terreni agricoli comporta alcune criticità nelle fasi iniziali ma poi la natura si riprende il suo spazio e questo è assolutamente positivo. Il bosco trattiene le acque così come i cespugli in prossimità dei fossi… tutta quell’acqua trattenuta infatti evita di scendere a valle creando i problemi che oggi sono sotto agli occhi di tutti”.

Jessica Bianchi

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