Arbitro: Sig. Marco Di Bello di Brindisi (Pressato-Pascarella | IV Uff.le Luongo – VAR Baroni/Prenna)
Marcatori: 23′ st 33 Oliveri (P), 26′ st 33 Oliveri (P), 35′ st 7 Meazzi (P), 47′ st 10 Merola (P).
Note: Angoli Pescara 6 Empoli 5. Ammoniti: al 23′ 2 Curto (E); al 15′ st 2 Capellini (P), al 20′ st 34 Guarino (E). Espulsi: -. Recupero: 1′ pt – 3′ st. Spettatori: 8.985 (137 da Empoli).
È un Empoli versione “film-horror” quello che è sceso in campo all’Adriatico di Pescara: davanti a quasi novemila spettatori, di cui 137 da Empoli, gli azzurri hanno offerto una prestazione orribile: probabilmente una delle partite più raccapriccianti dell’ultimo trentennio di storia calcistica empolese; una pagina bruttissima. Una squadra apparsa senz’anima, senza spina dorsale, senza carattere: in una parola inaccettabile.
La squadra di Pagliuca, che alla vigilia aveva chiesto un impatto con la gara diverso rispetto alle uscite precedenti, ha avuto un avvio quantomeno accettabile, certo non eccelso ma almeno l’Empoli è sembrato aver dato una parvenza di organizzazione (occasione per Shpendi su cross di Ceesay all’11’ e per Popov su invito di Curto al 13′, ndr), ma poi dal minuto 23 qualcosa si è improvvisamente inceppato. Il Pescara si era affacciato timidamente al 14′ con un colpo di testa di Olzer, che Fulignati aveva neutralizzato senza particolari problemi: normale amministrazione insomma.
Il solco che separa un Empoli accettabile, con predominio territoriale e di possesso palla, da un Empoli mediocre viene scavato, appunto, al minuto 23: è una palla stupidamente persa a centrocampo da Shpendi, con l’albanese che non riesce nemmeno a ostacolare l’avversario, che scatena una veloce ripartenza del Pescara con Valzania, su cui Curto deve intervenire con una vistosa trattenuta per la maglia, e dovendo così spendere il cartellino giallo.
Dopo oltre un minuto di perdite di tempo è Olzer, dentro al minuto 25, a calciare la punizione da quasi trenta metri e costringendo Fulignati ad una parata difficilissima, con il pallone chiaramente indirizzato sotto l’incrocio dei pali deviato dall’estremo difensore in angolo.
Ora è decisamente un’altra partita, un po’ più equilibrata, nonostante l’indubbio maggior tasso tecnico dell’Empoli: al 34′ Ignacchiti ruba palla a Brosco al limite ma calcia centrale, e Desplanches para.
Un minuto dopo, invece, è di nuovo Olzer a creare pericoli dalle parti di Fulignati: il suo tiro questa volta va sopra la traversa, ma la difesa azzurra si fa clamorosamente sorprendere direttamente da una rimessa laterale.
Da ora in poi è solo Pescara, l’Empoli esce praticamente di scena. Al 39′ Dagasso con un tiro da fuori area costringe Fulignati ad una difficile respinta, quindi al 44′ è Tsadjout con due occasioni nello stesso minuto ad impegnare prima Fulignati e poi costringere Ignacchiti ad un difficile recupero.
L’Empoli si vede solo con un contropiede di Shpendi al 42′ che, dopo aver bruciato Brosco in velocità, va al tiro deviato in angolo.
SECONDO TEMPO – Negli spogliatoi il tecnico dei toscani prova a cambiare qualcosa. Fuori Ebuehi, con fascia di capitano che passa a Ignacchiti, e Curto e dentro Ilie e Guarino. L’Empoli va completamente in bambola dopo un equilibrio apparente che viene rotto al 14′ quando Valzania impegna ancora una volta Fulignati sul primo palo in una difficile deviazione in angolo.
L’Empoli si vede solo al 19′ con Elia che scalda i guanti di Desplanches, ma è solo un fuoco di paglia perché il crollo verticale è imminente.
Se al 23′ del primo tempo era stato scavato il solco tra un Empoli accettabile ed un Empoli mediocre, il minuto 23 della ripresa è quello che scava il solco tra un Empoli mediocre ed un Empoli inguardabile. È l’esatto minuto in cui da una rimessa laterale il Pescara costruisce il gol che spacca la partita: Valzania crea la voragine e Oliveri con una conclusione potente e precisa dal limite spacca la porta di Fulignati. L’Adriatico è una bolgia, l’Empoli invece va al tappeto per la seconda volta dopo appena tre minuti: doppietta personale per Oliveri, 2-0 e partita quasi compromessa. E pensare che pochi minuti prima, e con il punteggio sullo 0-0, il tecnico empolese era stato pizzicato dalle telecamere con un rosario tra le mani.
Vivarini inserisce Merola e Meozzi, al posto di Valzania e Olzer, Pagliuca invece tenta la carta Konate al posto di Ignacchiti, con relativa fascia di capitano che ora va al braccio di Lovato. Ma è un cambio che si rivela privo di logica, un cambio che fa saltare completamente l’equilibrio di tutta la squadra, ora davvero incapace di reggere il confronto con un Pescara scatenato e che dà l’impressione di poter dilagare; il delfino, infatti, sfiora più volte il tris, l’Empoli resta aggrappato alla partita solo grazie ad almeno tre interventi prodigiosi di Fulignati, il quale poi però deve capitolare sulla conclusione di Meazzi a dieci minuti dal termine. Nonostante il gol che virtualmente chiude la partita il Pescara non si accontenta e crea ancora pericoli alla disgraziata difesa azzurra lasciata priva di filtro a centrocampo e costantemente impegnata in degli uno contro uno massacranti. L’epilogo della partita non poteva che essere il seguente: Elia che si vede negare il gol della bandiera al 45′, e sul capovolgimento di fronte il Pescara che segna il poker proprio con l’ex Merola, anche lui subentrato insieme a Meazzi.
È decisamente notte fonda per l’Empoli, che in poco più di ventiquattro ore subisce due pesantissime sconfitte: sabato era toccato alla Primavera di Filippeschi, battuta 3-1 nel derby con il Pisa in Primavera2. Quello appena trascorso è un fine settimana amarissimo per tutto l’ambiente azzurro, che assume i connotati di un dejavu di breve memoria: la sconfitta interna con l’Hellas Verona dell’ex Zanetti a condannare alla Serie B l’Empoli, e quarantotto ore dopo la Primavera che perdendo a Bologna retrocesse in Primavera 2, era solo maggio. Un bel bagno di umiltà farà bene a tutto l’ambiente, insieme a qualche riflessione tecnica e pure dirigenziale, perché aldilà di qualche risultato storto è tutto l’ambiente a dare l’impressione di non riuscire più a rendere come una volta.